La fantascienza è un genere quasi morto; colpa di un tipo di cinema pieno di effetti speciali, ma povero di contenuti. Per fortuna i Giapponesi rappresentano un’eccezzione in questo senso. Hanno saputo prendere il meglio della cultura occidentale apportando la loro narrazione pacata e riflessiva, e ne sono usciti capolavori quali Ghost in the Shell e Akira.
Psycho-Pass ci porta in un futuro non lontano, in una città dove lo stato emotivo delle persone viene costanttemente monitorato da un super computer chiamato Sybill System e i criminali “latenti” danno la caccia ai delinquenzi.
22 episodi all’insegna della sobrietà, con dei punti fermi precisi: il controllo delle masse e la sperimentazione genetica; il transumanesimo che ritorna a tema centrale della fantascienza.
Molto buona la regia generale, che raggiunge picchi di dinamismo nelle sequenza d’azione. Curatissime, al solito, le animazioni della Production I.G, con un gusto evidente per le infrastrutture visive.
Un ottimo anime, uno dei pochi ancora capaci di costruire una storia di spessore.