“Rafforzare i controlli della Pubblica amministrazione su tutte le fasi del contratto”. È l’auspicio ribadito da Paolo Sestito, capo servizio della struttura economica della Banca d’Italia, che in audizione in commissione Ambiente a Montecitorio si è soffermato sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, il miglior rapporto qualità-prezzo.
“Nel 2013 l’Italia ha speso meno del 35 per cento dei fondi strutturali europei per i quali aveva già assunto un impegno di spesa” ha ricordato Sestito. Ad esempio l’Anas al 31 agosto 2013 aveva completato poco più del 65 per cento degli ampliamenti concordati con la principale concessionaria: “è in questo quadro”, ha concluso Sestito, “che si spiegano le difficoltà nel coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di opere pubbliche”. Una tendenza negativa, che tra il 2009 e il 2013 ha visto ridurre gli investimenti delle Amministrazioni pubbliche dal 2,5 all’1,7 per cento del Pil.
È netta anche la denuncia del coordinatore di rete Professioni Tecniche Armando Zambrano, che paragona il Codice degli appalti a un “elefante ingestibile” e spiega che in Italia circa l’80 per cento dei servizi di ingegneria e architettura continua a non essere regolare.
“Con la revisione del nostro codice etico arriveremo non alla sospensione, ma all’allontanamento delle imprese coinvolte in fatti troppo gravi”, aggiunge Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili. Che guarda con favore all’affidamento di poteri straordinari sugli appalti pubblici al commissario anticorruzione Cantone, e auspica che l’autorità di vigilanza mantenga il suo nome, perché, spiega, “il settore delle opere pubbliche non è solo corruzione e sarebbe ingiusto identificare l’autorità di riferimento solo in relazione ai fenomeni di illegalità”.
MC