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Pulizia umanitaria.

Creato il 06 maggio 2013 da Gianlucaweast @gianlucaweast

Pulizia umanitaria.

(c) 2013 weast productions


Sto capendo, lentamente. Ci sto arrivando.
Gli Stati Uniti: sostengono di avere elementi per credere – ma non fino in fondo, non ancora – che in Siria i militari del presidente Bashar Al Assad abbiano usato armi chimiche (gas Sarin) contro ribelli e popolazione civile. È la famigerata linea rossa che, stando al presidente Obama, se oltrepassata farebbe reagire gli Stati Uniti, come non si sa, ma regire sì. Lo hanno detto: chi s'impiccia chiedendo le prove?
La procuratrice Carla del Ponte: si dice non sorpresa dall'aver letto in un rapporto del suo “team di investigatori” (composto da chi, ci spiega, e sguinzagliato dove, ci spiega?) che esistono “concreti sospetti anche se non ancora prove inconfutabili” che in Siria si sia usato del gas Sarin. Chi lo ha usato? I ribelli. Perché? La signora Del Ponte: “... che poi non ci sorprende, perché negli opponenti (al presidente Al Assad, n.d.r.) si sono infiltrati questi... questi combattenti stranieri, gente che viene da fuori, eccetera... questi guerriglieri e così via.” Non sorprende chi? Lei, il team di investigatori, la Commisisone ONU sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Siria? Avanti. Ancora l'ex procuratrice: “se c'è stato un utilizzo di armi chimiche per il momento noi lo abbiamo da parte degli opponenti.” Quelli buoni oppure i cattivi? Chi il mattino si fa la barba, o chi non se la fa? Chi è del posto, chi viene da fuori? Ooohhhh, già sentito, somewhere.... Ermeneutica etno-georgrafica applicata a una guerra. 
Israele: due recentissimi attacchi dal cielo contro installazioni militari siriane. Poche ore prima della dichiarazione TV della signora Del Ponte. Niente parole, bombe.  
Robert Fisk ha scritto che dopo il raid israeliano ci siamo dentro anche noi in questa guerra, l'Europa e l'Occidente. Visto che sono occidentale anch'io, anch'io ci sono dentro. Ti prego, non farmi fare il dietrologo, no, il dietrologo no! Okay, allora penso, lentamente, e lentamente ci sto arrivando.
L'Occidente sta facendo una operazione di pulizia umanitaria preliminare: stiamo, cioè, spazzando via il terreno da quello che di umano in Siria resta, e ne resta, ne resta. Stiamo preparando il terreno. A che cosa, non lo so, ma so che lo stiamo facendo. Stiamo creando una immensa discarica dentro la quale abbiamo gettato i civili, quelli che hanno creduto e credono nella rivoluzione (aiuto: e chi la usa più questa parola?), creduto al cambiamento, ma anche quelli che hanno dubitato sempre, che sono rimasti "fedeli" al regime non per tornaconto, ma per convinzione o paura del vuoto. La richiuderemo, questa discarica, con una bella frase ad effetto (magari anche strampalata) ed ecco fatto: piazza pulita. Resta, soltanto, una distesa luccicante sulla quale si muovono come gnomi indiavolati uomini non molto alti ma lesti, con la barba lunga e un lanciagranate in spalla. Oppure soldati in divisa che ancora obbediscono (ma come fanno se è tanto bastardo?, ci chiederemo) a un presidente in rovina, assecondati da bande di civili indemoniati pronti a tutto - questi sì - in nome del portafoglio e dell'appartenenza confessionale, e forse più del portafoglio, se posso aggiungere.
Comunque vada, andrà come vogliono Loro, gli attori internazionali (scrivo "Loro" maiuscolo, oggi che metto in minuscolo persino "dio"), anche se non ne hanno la minima idea di come andrà: ci avranno preparati, spiegandoci che, da qualsiasi parte stiamo, con Bashar o con i ribelli, non ci dobbiamo preocupare. Se la mattanza continua, sapremo (ce lo hanno spiegato, ci hanno preparati) che a combattersi saranno soldati governativi che FORSE usano le armi chimiche contro ribelli talmente somari da allearsi con dei barbuti che FORSE usano le armi chimiche. Oppure: se interverremo (se l'Occidente interverrà, militarmente), sapremo che le (nostre) bombe cadranno soltanto su soldati governativi che FORSE usano il gas Sarin o su barbuti che FORSE usano il gas Sarin. Che confusione! O: che chiarezza. Che mondo messo bene. Che guerra simmetrica, ormai, ora sì, simmetrica, gas per gas. 
Se qualcuno pensa che:
  1. la dichiarazione di Obama & Co. + l'attaco israeliano
  2. la dichiarazione della signora Del Ponte
  3. il cartellino giallo che oggi (a nemmeno 24 ore dalla sua dichiarazione TV) la signora si è presa dal suo capo a capo della Commissione di inchiesta sui crimini di guerra et contro l'umanità in Siria costituiscano corpi sconnessi o vasi non comunicanti, me lo dica. 
    Io, non ci credo.
Credo questo: stanno partorendo la tempesta perfetta. Mediatica e linguistica. Interviste e dichiarazioni a catena che si neutralizzano. Parole che significano e non significano. Recano il senso e il controsenso, il peso e l'assenza di gravità. Questo producono. Una marea di parole senza senso. Private del senso. Il verbum  sventrato.
Andiamo avanti. Parole che la stampa riprende e utilizza a piacere (basta guardare chi ha davvero notato o segnalato i dubbi che le parole stesse della signora Del Ponte incarnavano – quasi autonomamente, di loro spontanea volontà, come non reggendo il peso che era stato loro ordinato di sopportare – e direi i dubbi che nemmeno la signora Del Ponte riusciva a mascherare mentre pronunciava le sue parole in TV: fra i giornali scritti nelle lingue che conosco, citerei Der Spiegel).
Non lo fanno apposta. Ci sono dentro. Stanno al gioco. Oggi dico questo, domani dico quello, dopodomani magari non dico nulla.
Nel mio piccolo, dal mio nulla, deploro un elemento soltanto: che hanno già fatto il funerale ai civili, in Siria. A tutti quanti. A tutti quelli che dentro la Siria vivono ancora. Obama, l'Europa, gli israeliani, i fratelli arabi, gli alleati persiani. Persino la Commissione dell'ONU che indaga sui crimini commessi contro l'umanità (che io capisco come: contro gli esseri umani siriani, okay, ma intesi anche come incarnazione di tutti gli altri, e quindi anche di noi, dell'umanità intera, pure quella non direttamente coinvolta), persino l'ONU, ooohhh, ci ha messo una pietra sopra. Sulla Siria. 
E via che vado.

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