Pumzi è una visione distopica ambientata in Africa 35 anni dopo la III Guerra Mondiale o Guerra dell’Acqua [The Water War]. Prodotto da Simon Hansen [Alive in Joburg] e girato in Kenya e Sud Africa, ci mostra un futuro al limite dell’estinzione in cui quel che resta dell’umanità è organizzato e vive in strutture sotterranee costantemente minacciate dalla mancanza di acqua. Domina su tutto il cosiddetto Maitu Council, mentre la popolazione è rigidamente suddivisa in classi, la più umile delle quali è addetta al setaccio e recupero delle singole gocce d’acqua direttamente dal terreno. Alla popolazione, inoltre, viene somministrato un farmaco “soppressore di sogni” che impedisce loro di vagheggiare una realtà diversa da quella in cui sono costretti a vivere. All’esterno, il mondo è una distesa desertica infinita.
Disponibile, purtroppo, solo il trailer:
Una donna, Wanuri Kahiu, alla regia e una protagonista, la bellissima Kudzani Moswela, per un affresco senza alcun dubbio avvincente dal lato estetico e che vuole esorcizzare le ipotesi di desertificazione del pianeta.
Ecco la sinossi ufficiale:
Nature is extinct. The outside is dead. Asha lives and works as a museum curator in one of the indoor communities set up by the Maitu Council. When she receives a box in the mail containing soil, she plants an old seed in it and the seed starts to germinate instantly. Asha appeals to the Council to grant her permission to investigate the possibility of life on the outside but the Council denies her exit visa. Asha breaks out of the inside community to go into the dead and derelict outside to plant the growing seedling and possibly find life on the outside.
L’intreccio richiama “Equilibrium” [per la dittatura del fantomatico "Consiglio" e per il farmaco] e “Il Pianeta delle Scimmie” [per il girovagare nel deserto], ma, come ho sempre sostenuto, motivo, quello della distopia, sempre intrigante e ancora ricchissimo di potenziale. E poi, l’Africa, almeno nella mia testa, È il deserto ed è, soprattutto, il fascino della Culla dell’Uomo…
L’unica cosa che non mi convince è il tema musicale, avrei gradito una melodia etnica, al limite contaminata da altre culture musicali, visto il particolare tema trattato. Peccato non poter disporre dell’intero cortometraggio.