Magazine Rugby
Questo l'intento; quel che non si sa è come sia andata, quali lezioni si possano preliminarmente trarre da quanto successo nel Sudafrica universitario negli scorsi mesi.
Noi di RR siam qui per questo: dal sito degli arbitri sudafricani ad altre fonti sul rugby del Paese Arcobaleno, s'iniziano a trovare analisi e considerazioni al riguardo. Significativa è la comparazione tra stagione 2011 (giocata con le regole normali) e 2012, relativa ai primi 5 turni della Varsity Cup:
Mete segnate
2011: 53 - 2012: 66 (+24,5%)
Calci di punizione assegnati
2011: 232 - 2012: 258 (+11,2%)
Punizioni calciate verso i pali
2011: 59 - 2012: 17 (meno 71,2%)
Cartellini gialli
2011: 4 - 2012: 4 (invariato)
Punti totali segnati
2011: 477 - 2012: 507 (+6,3%)
Il primo elemento che salta agli occhi è che effettivamente parrebbe si segnino più mete a fronte di un piccolo incremento del punteggio finale: è cambiato il MODO di marcare più che la quantità. Il dato significativo che spiega COME sia cambiato il modo di segnare è quel meno 71% nei tentativi di piazzare: un quasi dimezzamento.
Vale a dire che col nuovo sistema di punteggio diventa premiante calciare in touch le punizioni per cercare la meta piuttosto che piazzare. Questa cosa potrebbe implicare che chi si difende possa spendere più falli, tanto gli avversari non piazzano e se piazzano non gli passa più? Non sembrerebbe: l'incremento nei falli è moderato, inferiore all'aumento di mete e non c'è una crescita di cartellini gialli, cosa che segnalerebbe la presenza di falli sistematici sanzionati.
Obiettivo raggiunto quindi? Questi numeri paiono segnalare un fenomeno potenzialmente molto interessante, il cui output - meno punizioni più maul - potrebbe favorire la spettacolarità delle partite, senza ridurle come alcuni avevano pensato nel recente passato, a stucchevoli e ripetitive "corri e passa" molto League - ricorderete il problema del rugby a XIII secondo un sottile umorista: equivale a sorbirsi ottanta minuti ininterrotti di porno ...
Si trovano anche letture meno esaltate. Una visione "tradizionalista" ad esempio è quella di Gareth Rosslee, editorialista di Sports Illustrated sudafricano.
Sottolinea che il bello del rugby Union non sia tanto il "chiome al vento e tutti in meta", bensì la pressione di partite molto vicine nel punteggio. Ora, col sistema di punteggio Varsity se una squadra marcasse due mete iniziali, hai voglia poi riprenderla con le punizioni ...
C'è poi l'obiezione sui tre punti per la conversione: incoerente con i punti degli altri calci. E poi perché mai un intercetto da sessanta metri con meta uncontested in mezzo ai pali, dovrebbe valere molto più di una bella meta conquistata all'angolino in un giorno di pioggia? Perché non dare direttamente sei punti alla meta? (Risposta ufficiale: per non penalizzare oltremodo i piazzatori specialisti).
Riguardo alle maul poi, Rosslee ricorda che la Irb tentò di depotenziarle ai tempi delle Elv, quando permise di abbatterle: ci sarà un motivo, afferma, ed è che non sono spettacolari. Opinione sua.
In sintesi, secondo Rosslee l'unica cosa che varrebbe la pena di modificare è portare il valore della meta a sei punti, perché è indubbiamente ingiusto che una non trasformata valga meno di due calci di punizione. Poi basta però, fermi lì: sennò si rischia di metter troppa carne al fuoco, troppe variabili che ballano impediscono di capire cosa funzioni e cosa no.
Considerazioni non prive di senso, ma personalmente trovo che l'esperimento sia sufficientemente intrigante da venir ulteriormente testato: il pubblico si esalta quando un team calcia in rimessa laterale per cercare la meta e il nuovo sistema incentiva esattamente questo: la spavalderia, senza per questo penalizzare le fasi più tecniche davanti. Anzi, ne incrementa il ricorso: quei marcantoni proiettati a quattro metri d'altezza, le spinte coordinate a carrettino, testuggine, cassaforte o come la si vuol chiamare, le mischie ordinate etc.etc..
Calciatori penalizzati? Non in termini di impatto sulla vittoria: non con quel valore per la trasformazione. L'unico dubbio personale riguarda il drop: trovo meriterebbe più di due punticini, a premiare la sua estemporanea follìa. Com'era agli albori, ai tempi dei field goal.
La Storia - Già, cambiar modo di calcolare il punteggio non sarebbe certo una innovazione mai vista nel mondo del rugby versione Union, un mondo legato alle tradizioni ma anche cangiante con frequenza, senza irrigidimenti e fissità stile moviola nel calcio: nel rugby si vive tutto con molto pragmatismo, all'inglese, condito con una buona dose di razionalismo cartesiano, alla francese.
Il sistema attuale che tutti danno per scontato in realtà sussiste solo dall'aprile 1992: proprio vent'anni fa in questi giorni, il valore della meta veniva alzato da quattro a cinque punti.
Il primo five pointer internazionale fu il 4 luglio di quell'anno in un 16-15 tra Australia e Nuova Zelanda, al quinto minuto quando Va'aiga Tuigamala piantò sul posto David Campese. Ininfluente, segnarono due mete per parte.
Ancora prima, nel settembre 1977 venne abolito il cosiddetto "goal from mark": il mark poteva venir chiamato in qualsiasi parte del campo, dopodiché si poteva mirare ai pali e il centro valeva i canonici tre punti. E' da questa data che il mark si può chiamare solo dentro l'area dei 22 metri difensiva. Quell'anno è il più storico di tutti per il rugby italiano, praticamente un battesimo: il 22 ottobre allo stadio Appiani di Padova, il "XV del Presidente" guidato da Guy Pardìes andò vicino all'impresa contro gli All Blacks per la prima volta in Italia.
Ancora più indietro nel tempo e nei cambiamenti: nel 1971 il valore della meta passò da tre a quattro punti in via speriementale e solo nell'emisfero boreale, divenendo legge "definitiva" e per tutti nel 1973; prima ancora, nel 1959 fu introdotta la meta di penalità.
L'anno del tre è il 1948: meta e calci furono tutti portati ufficialmente a valere tre punti, eccettuato il "goal from try" (la trasformazione) che ne valeva cinque e cancellava il tre della meta. Sono riforme già instaurate dal 1905, l'anno d'inizio del rugby semi-moderno, quando però il drop kick valeva ancora 4 punti; in quell'anno fu abolito il "field goal", che significava calciare in qualsiasi modo dal campo verso i pali.
Le epoche eroiche erano il regno proprio dei "field goal", che erano l'unico modo per segnare, anche se agli inizi non c'era un valore definito in punti. Nelle prime regole del 1845 stava scritto che per aver diritto a un "punt at goal" si doveva prima marcare un "try at goal", appoggiando la palla con le mani TRA I PALI (e qui confluiscono calcio, footy e tanta altra roba).
Il sistema a punti si diffuse negli anni '80 del XIX secolo, quasi ogni club aveva un proprio sistema; il primo era stato Cheltenham già nel 1876. Dieci anni dopo il "sistema Cheltenham" venne adottato dalla RFU: "A match shall be decided by a majority of points, a goal shall equal three points, and a try one point. If the number of points be equal, or no goal kicked or try obtained, the match shall be drawn. Where a goal is kicked from a try the goal only is scored.". Il rugby doveva essere più simile alle Ozzy Rules che all'Union o al League moderni. Più tardi assieme al "fair catch" o mark furono introdotti i calci di punizione, nel 1888 valevano 2 punti (la meta sempre uno solo). Altri cambi arrivarono negli anni '90 del XIX secolo: il valore della meta fu portato a due punti, poi tre in Inghilterra e Galles; le punizioni 3 punti, il "goal from a try" 5 complessivi. "Any other goal shall equal 4 points". Poi c'è lo spartiacque del 1905 e le evoluzioni sopra accennate, che hanno accompagnato questo sport attraverso i cambiamenti dal rugby eroico a quello dei tempi moderni e al professionismo.
Ne è stata fatta di strada, rispetto ai tempi che si marcava solo col piede (da cui "football" che impera ancor oggi nei nomi delle federazioni di rugby non continentali), tanti sono stati i cambiamenti; una linea evolutiva costante è il progressivo peso assunto dalle mete: le nuove sperimentazioni paiono indirizzate in questa direzione. Vedremo se e come verranno gestite dalla Irb, se e come troveranno la loro strada: forse c'è chi è ancora scottato dall'epilogo delle ELV, qualche anno fa.
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