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Punto è ciò che non ha parti. Ciò vuol dire che, per quanto un’infinita serie di punti formi una linea infinita, un punto non ha alcuna dimensione. E pertanto non sarà misurabile né in lunghezza, né in larghezza, e tanto meno in profondità…
Per lungo tempo l’umanità ha vagato sulla Terra. Quando infine ha deciso di mettere radici, ha sentito la necessità di stabilire dei confini, di delimitare il proprio territorio. Di mettere un punto fermo, insomma.
Uno dei metodi più semplici è stato quello di incidere dei piccoli punti sulla superficie delle rocce. Segni convenzionali per delimitare un territorio grazie a segnali non spostabili altrove.
Nei boschi o nei pressi degli alpeggi, capita alle volte di trovare delle rocce con dei punti incisi nella roccia. Alle volte sono un po’ più grandi, come piccole vasche scavate nelle pietra. Anche nella nostra zona ve ne sono molte. Gli archeologi le chiamano coppelle e di solito si trovano su rocce che sembrano avere, per la posizione o la forma, caratteristiche che colpiscono la vista e l’immaginazione.
Sono luoghi che sembrano emanare un profumo di mistero. Alcuni ritengono che le coppelle possano essere delle mappe astrali, che riproducono costellazioni importanti per determinare il ciclo delle stagioni.
Il punto di vista degli studiosi sul fenomeno delle coppelle non è univoco. Probabilmente perché le coppelle stesse potevano avere più utilizzi a seconda delle culture che le hanno prodotte e delle epoche. Per alcuni sono mappe, delle stelle o di interi territori. Per altri sono elementi rituali.
C’è chi sostiene che in questi buchi si mettesse olio o altro liquido infiammabile, per farle brillare come stelle nella notte.
Per altri, più probabilmente nelle coppelle erano versate offerte liquide. Acqua o forse sangue. In effetti su alcune rocce oltre alle coppelle vi sono delle canalette e vasche, che formano talora sistemi molto complessi. In alcuni casi le rocce coppellate sono legate a rituali tradizionali per la pioggia. Quando la siccità minacciava i raccolti alcune donne versavano acqua nelle coppelle invocando la pioggia.
Tra l’altro le rocce sacre compaiono spesso nei processi contro le streghe. Secondo gli inquisitori i sabba si potevano svolgere nelle vicinanze di alcune “pietre superstiziose”.
È probabile effettivamente che molti culti pagani precristiani siano sopravvissuti a lungo e che tra il Cinquecento e il Seicento le donne che ancora seguivano questi riti siano state considerate streghe e perseguitate.
Insomma, i loro rituali non avevano nulla a che vedere con il diavolo, ma erano indirizzati a propiziare gli elementi per garantire il mantenimento dei cicli naturali e della fertilità.
A questo proposito, alcune delle rocce coppellate della nostra zona, ad esempio, sono ricordate come luoghi da cui gli uomini dovevano stare alla larga, perché presso di esse le donne andavano a prendere i bambini. Talora alle coppelle sono associate rocce lisce che fungevano da scivolo su cui le donne che desideravano avere figli si lasciavano scivolare, nella convinzione di poter concepire grazie al potere fecondante della pietra.
Foto di Marta Rizzato