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“Punto Maglie”, una fine lavorazione a “reticello” e “punto in aria”

Da Cultura Salentina

“Punto Maglie”, una fine lavorazione a “reticello” e “punto in aria”

10 gennaio 2013 di Redazione

di Cosimo Giannuzzi

 

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La produzione artigianale del ricamo è uno degli aspetti della cultura materiale di una comunità. Quella magliese, in particolare, chiama “Punto Maglie” un tipico lavoro ad ago che consente di realizzare un ricamo con figure di tipo realistico e geometrico. Questa peculiarità dell’artigianato locale porta a ritenere tale tecnica come un aspetto della propria identità tanto che la sua origine è stata attribuita alla stessa città di Maglie. Solo il suo studio, però, potrà effettivamente mostrare quali aspetti appartengono propriamente alla tradizione magliese e, principalmente, se essa nel corso degli anni è rimasta legata ai temi figurativi di un tempo oppure se abbia subito dei cambiamenti. In attesa di una riflessione circostanziata e comparata, è utile porsi degli interrogativi sul contesto storico-culturale e sulla specificità del metodo di realizzazione. Preliminarmente ci dovremmo chiedere quando nasce a Maglie la tecnica denominata “Punto Maglie”, le caratteristiche che questa attività artigianale mostra e quale documentazione esiste o è possibile individuare per ammettere un’origine magliese di tale tecnica. Inoltre sarà necessario valutare se durante il Rinascimento, ossia nel periodo in cui è attestata l’origine di una tecnica che mostra caratteristiche identiche a quelle dei manufatti magliesi, è ipotizzabile l’esistenza di una relazione fra Maglie ed altre località italiane dove essa è documentata.

Una risposta al primo quesito può essere solo incompleta perché si riferisce all’origine della diffusione di un’attività e non alla creazione della tecnica che, come sarà mostrato, ha origini molto più antiche. Si deve a donna Carolina Starace De Viti De Marco la fondazione a Maglie- agli inizi del ‘900 – di unascuola di ricamo denominata“Scuola di Casamassella”, localitànativa della nobildonna eoggi frazione di Uggiano LaChiesa. I suoi viaggi in diverselocalità italiane le permettono diraccogliere inventari di tecniche e modellari per ricami che leistessa diffonde, poi, in tutto ilSalento. Questo, è evidente, nonpuò bastare per giustificare ladenominazione di una tecnica.Non è da escludere che tale metododi lavorazione sia stato preesistente alla scuola di donnaCarolina ed è proprio questa circostanzache porta adaffrontare il secondoquesito ovvero quelloriguardante la documentazioneesistente.

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I manufatti presentinell’unico museo inprovincia di Leccesull’arte tessile, il“Museo del ricamo a mano dei pizzi e dei merletti” di Castrignanodei Greci, risalgonoall’800 mentre le rare fonti scritte riferisconodella presenza a Leccedi una lavorazione dimerletti nella secondametà del ‘700 (v. C. U. De Salis Marschlins,Nel regno di Napoli: Viaggi attraversole province nel 1789,rist. Galatina 1979).Questafonte scritta, tuttavia, non dicequali tecniche erano note nel Salentoe tantomeno se, tra di esse,ne esistesse una detta “PuntoMaglie”. Dovendo quindi escluderefino ad oggi la possibilitàdi acquisire una documentazioneadeguata per provare osmentire l’origine autoctonadella tecnica, si deve conseguentementefare affidamentoalla trasmissione orale essendo,tra l’altro, quasi impossibile trovaretraccia di un manufatto anticoconsiderando che le stessefibre di cui è composto è un materialefacilmente deperibile neltempo.

Dal confronto con le tecnichenote e documentate in variaspetti, si può constatare che ilcosiddetto “punto in aria”, tecnicanata a Burano (VE) nellaseconda metà del ‘600, è una evoluzione del “reticello”, unatrina ad ago la cui nascita è attestatanella seconda metà del‘300. In quest’ultima tecnica,denominata anche “punto ad ago”, i fili della stoffa sono sfilatie tagliati ad eccezione di alcuniche vanno a formare unagriglia sulla quale vengonocreati i motivi ornamentali.Questo metodo corrisponde pienamenteal “punto Maglie” ovveroa quello che ancora oggi lericamatrici magliesi eseguonocon la stessa maestria delle loroantenate. In particolare, c’è da aggiungere, nella produzionemagliese convivono due procedure:il merletto ad ago, che siserve del tessuto per realizzarele figure (“reticello”), e il“punto in aria” che non si servedi alcun supporto ma solo delfilo e dell’ago. In conclusione,quindi, è più probabile che ladenominazione di “punto Maglie”adottata per il ricamo a“reticello” e al “punto in aria”sia di origine novecentesca enasca semplicemente da un convincimentopopolare come daconvincimento popolare sonoquei punti che numerose localitàitaliane hanno dato alla proprialavorazione del “reticello”, tuttipunti riconducibili alla lavorazione veneziana attestata da numerosadocumentazione.

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Una importante studiosa del ricamo, Elisa Ricci,si spinge oltre, ravvisandol’origine del “reticello”nella tecnica siciliana dei fili tirati(“sfilato siciliano”), originataa sua volta da influenze medio orientali, e dal “punto tagliato”che è una tecnica affineal “reticello”, nata anch’essa nelcorso dell’evoluzione dello “sfilatosiciliano”. Questa puntualizzazioneinduce a prendereatto che la ricerca sulla originestorica e geografica del “reticello”non ha ancora detto unaparola definitiva.

L’”Associazione Punto Maglie” organizza annualmente un corso di ricamo, una iniziativa lodevole e importante perché tramanda la produzione di uno stile di ricamo che ha molteplici apprezzamenti sia per la finezza dei manufatti e sia per la loro particolarità. Il pupo, la pupa e la stella sono le figure caratterizzanti

la produzione magliese ed è proprio la loro realizzazione che dimostra un’abilità che nel corso del tempo si è sempre più affinata fino a raggiungere livelli notevoli per gusto e bellezza. E’ apprezzabile la destinazione di uno spazio espositivo in un luogo prestigioso quale è il Liceo “F. Capece” ma sarebbe auspicabile che questo spazio venisse qualificato in direzione museale attraverso la raccolta di quelle produzioni di vecchia data prima che le stesse vadano definitivamente disperse.


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