Magazine Cultura

Punto zero

Creato il 31 luglio 2011 da Albertocapece

Anche oggi una strage. In Siria, da qualche parte sull’atlante, forse da nessuna parte importante nella nostra mente. Di fronte a queste cose che solo ci lambiscono con l’emotività acuta, ma depurata dall’esserci, noi che ci chiudiamo a riccio ormai per una sassaiola, nasce la netta impressione che non ci stiamo capendo nulla o non vogliamo capire di essere entrati nell’era dei vasi di ferro.

A scorrere le notizie  tra le corruttele di governo, i giochini della politica, le notizie dell’estate svagata, i menù della buvette, le precisazioni, le rivendicazioni, i processi lunghi votati e sbagliati, i passi avanti e i passi indietro, le guerra per bande, sembra quasi che nessun dramma si stia addensando nel futuro del Paese se non quello stesso che le notizie descrivono e che tuttavia è diventato abitudine. Trent’anni di abulia sono difficili da recuperare e così quasi assistiamo al continuo affondamento del bastimento senza nemmeno correre alle scialuppe.

Si il paragone abusato del Titanic e dell’orchestra che suona, mentre nella notte il bastimento affonda. Ma in realtà è molto peggio: perché l’orchestra ha già finito di suonare, si avverte l’angoscioso rombo dell’acqua che entra ma si è vinti da troppi anni di abbandono. E mentre una parte della politica vigila che non ci sia un ammutinamento, un’altra pensa che forse con l’Udc de la si potrà scampare.

In fondo è molto comodo credere che non avverrà nulla di grave, ci aggrappiamo a questa inconsapevole speranza: e forse se non fosse per la difficoltà di sbarcare il lunario o di comprarsi la macchina nuova o di fare i conti prima della gita fuoriporta, avremmo anche continuato a credere che la crisi non c’era e che i conti erano sotto controllo. In realtà l’unico controllo che si sta tentando è quello di una classe dirigente che tenta di salvare il vascello così com’è, sperando che con un numero sufficiente di gente alle pompe, si continuerà a galleggiare. Salvando le proprie cabine e i propri gradi e sacrificando pochissimi graduati o magari solo il capitano.

Del resto è un atteggiamento comune a molti passeggeri che si avvinghiano al loro come se facesse parte della nave e si potesse salvare a parte. Solo chi si accorge di non avere ormai più nulla comincia a risvegliarsi. Eppure da quello che sta succedendo in tutti continenti, è evidente che un mondo è finito e che nel giro di pochi anni davvero nulla sarà come prima. La scelta è se stare a guardare accettando anche il peggio o stare a guardare.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :