No, non vogliamo parlarvi di singolari terapie del dolore, di metodo omeopatici o rifilarvi consigli non convenzionali sul controllo del dolore magari scaturiti da anni e anni di studio, meditazione e ricerca da ogni angolo del mondo. Quello che ci suggerisce una ricerca condotta dall’Università di Verona e dall’University College London sembra essere un rimedio immediato e, dalle conclusioni apparse sulla rivista Current Biology, anche compravabile scientificamente.
Quel simbologismo riconosciuto in alcune civiltà come il gesto scaramantico di incrociare le dita, in realtà nasconderebbe le potenzialità per poter modulare la nostra sensibilità al dolore. Secondo la ricerca condotta, infatti, si potrebbe modificare la posizione dalla nostra parte dolorante semplicemente “ingannando” il cervello ad una sua corretta percezione del dolore. E’ la creazione di una sorta di “illusione termica” quella che può definire un rapido sollievo alle nostre sensazioni di dolore, presenza termica dovuta al contemporaneo riscaldamento e raffreddamento delle dita ottenuta nel gesto stesso dell’incrociarle. Per verificare l’effettivo sollievo prodotto, i ricercatori hanno sperimentato sugli individui coinvolti nella ricerca il metodo della griglia termica con il quale viene prodotto uno stimolo di dolore nei soggetti. Come si produce lo stimolo doloroso? Usando degli speciali cerotti che producono stimoli caldi su indice e anulare e stimoli freddo sul dito medio, così il sistema del dolore (bruciore) si attiva applicando un meccanismo di temperature caldo-freddo-caldo sulle dita. Quando però ai soggetti è stato richiesto di incrociare il dito medio con l’indice o l’anulare, quel finto dolore indotto dalla griglia termica è sparito. La conclusione della ricerca, quindi, chiama in causa la variabile spazio nella percezione del dolore da parte del cervello: spostando la posizione della parte dolorante, con un semplice gesto come quello di incrociare le dita, è, infatti, possibile generare delle sensazioni piacevoli di sollievo.
- Ricerca di: Università di Verona, University College London
- Pubblicata su: Current Biology
- Conclusione: La percezione del dolore è amplificata dalla variabile spazio che identifica la parte dolorante