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Pupi e Pupari: Arte Siciliana, Patrimonio dell’Umanità

Creato il 11 ottobre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Valentina Di Bennardo Pupi e Pupari: Arte Siciliana, Patrimonio dell’Umanità

Uno dei capitoli più interessanti del patrimonio culturale siciliano è costituito dalle gesta dei pupi, sorta di marionette protagoniste di una forma di teatro popolare dal sapore medievale. In Sicilia, fino agli anni Cinquanta, i pupi erano piuttosto comuni e venivano utilizzati anche come giocattoli dai bambini. Di solito erano “i morti” a portare ai più piccoli qualche pupo in dono (la “Festa dei Morti” in Sicilia è una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo, e celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Si narra che nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. In verità, questi doni vengono acquistati tradizionalmente dai genitori e dai parenti nelle tradizionali “fiere” dove – accanto a giocattoli – fanno bella vista i dolci tradizionali preparati per la ricorrenza). Erano dei piccoli Orlando o Rinaldo o, comunque, delle miniature di paladini che non avevano nulla di diverso da quelli che si animano in palcoscenico, misura a parte. In alcuni momenti dell’anno, alla fine di uno spettacolo era d’uso la riffa di un paladino. Chi aveva la fortuna di vincere quel pupo, lo considerava come un membro della propria famiglia e, seppure appeso immobile in un angolo di casa, lo percepiva come il difensore di valori e ideali. Nel ripercorrere questa pagina di storia siciliana vengono in mente delle immagini in bianco e nero, quasi di una regione che non esiste più. Eppure il Teatro dei Pupi – con i suoi prodi paladini e audaci nemici – ha ancora molto da insegnare. Orlando e Angelica, Carlo Magno e Ruggiero, Rinaldo e Bradamante, sirene e diavoli sono sempre pronti per regalare emozioni uniche e raccontarci storie leggendarie.

Pupi e Pupari: Arte Siciliana, Patrimonio dell’Umanità

E, a difesa dell’inestimabile patrimonio culturale che i pupi rappresentano, si tiene a Palermo sino al 13 ottobre 2013 la mostra Pupi piccoli e grandi racconti (Teatro dell’Opera dei Pupi, via Bara all’Olivella, 95 – visitabile dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 18.00 – ingresso gratuito) organizzata dal gruppo Figli d’Arte Cuticchio. Forse pochi sanno che l’Opera dei Pupi, diffusasi in Sicilia tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo, è stato il primo patrimonio italiano a essere inserito tra i Capolavori del Patrimonio Orale ed Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. Si tratta di una forma di teatro popolare che vede come protagonisti Carlo Magno e i suoi paladini le cui imprese ci riportano alla chanson de geste, ad Ariosto e Boiardo, alla letteratura del ciclo carolingio diffusa negli ambienti di corte medievale. I pupi (parola di origine latina che significa “bambino”) appartengono alla famiglia dei burattini e marionette da cui, però, si differiscono rispettivamente perché sono controllati dall’alto e per via delle sottilissime aste di metallo che servono per muovere la testa e il braccio destro. L’Associazione Figli d’Arte Cuticchio è espressione di una famiglia palermitana votata a questa tradizione di generazione in generazione. Con la ricorrenza dei quarant’anni del Teatro dei Pupi da loro gestito e i cinquant’anni di attività artistica del cuntista e fondatore, Mimmo Cuticchio, il gruppo sfida il presente e proietta l’Opera dei Pupi (l’Opra ri pupi in siciliano) nel futuro lanciando un messaggio di sostenibilità culturale e storica.

Pupi e Pupari: Arte Siciliana, Patrimonio dell’Umanità

Dopo aver realizzato innumerevoli spettacoli soprattutto in contesti scolastici per il coinvolgimento delle giovani generazioni, l’associazione ha voluto allestire un’esposizione presso la sala mostre – adiacente al Teatro – dedicata a Pina Patti Cuticchio, costumista e valente pittrice di scene e cartelli dell’Opra, recentemente scomparsa. Ed è qui che Pupi piccoli e grandi racconti apre le porte: un’esposizione di pupi “bambini”, realizzati in occasione di alcuni spettacoli, e teatrini di diverse dimensioni. Cavalieri, soldati saraceni, principesse, diavoli e sirene – costruiti e vestiti dalla compianta Pina Patti Cuticchio – rapiscono l’attenzione del visitatore grazie ai meravigliosi e coloratissimi vestiti e alla maestria artistica che l’hanno forgiati. Questa mostra lancia un calendario autunnale piuttosto ricco di appuntamenti. Proprio in questi giorni (4, 5 e 6 ottobre 2013) si è tenuto Francesco e il Sultano (storia del poverello di Assisi) di Mimmo Cuticchio e Salvo Licata in cui si ripercorre il pellegrinaggio di san Francesco in Terra Santa durante la quinta crociata con lo scopo di aprire un dialogo con il sultano Melek El Kemel e far fiorire la pace. Il programma proseguirà il 12 e 13 ottobre con Il combattimento di Tancredi e Clorinda, nuovo copione ispirato alla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

Pupi e Pupari: Arte Siciliana, Patrimonio dell’Umanità

A testimoniare la continuità della famiglia d’arte, Giacomo Cuticchio, figlio di Mimmo, dirigerà e interpreterà alcuni episodi della Storia dei paladini di Francia assieme agli allievi della Scuola per pupari e cuntisti (19 e 20 ottobre Malagigi scopre l’arte della negromanzia; 26 e 27 ottobre Prime imprese di Rinaldo; 2 e 3 novembre Zuffa infernale tra i maghi Malagigi e Tuttofuoco; 9 e 10 novembre Gattamugliere dalle armi incantate; 16 e 17 novembre Il Gigante dalla voce incantata; 23 e 24 novembre Astolfo nell’incanto della Maga Alcina; 30 novembre e 1 dicembre Gradasso nell’incanto di Sibilla conquista le armi di Sansone; 7 e 8 dicembre Argalia dalla lancia incantata e Angelica dall’anello fatato; 14 e 15 dicembre Rinaldo beve alla fonte di sdegno e Angelica alla fonte dell’amore; 21, 22, 28 e 29 dicembre Natività). Ma che cosa rappresentano i pupi oggi? Quali insegnamenti possono impartire ancora Carlo Magno e i valorosi paladini di Francia in un’era votata alla multimedialità? I pupi lanciano messaggi di pace, di lotta alla rassegnazione, di umiltà, di amore, di passione per la vita. Sono ancora vivi con gli sbrilluccichi delle corazze e delle scimitarre, in una scena dipinta a mano, a dare lezioni eterne a un pubblico che crede di essere spettatore, ma in realtà è partecipe al più grande palcoscenico esistente, il mondo.

In copertina Mimmo Cuticchio in una foto di Eric Vandeville

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