Forse non è un caso che la stessa terra che ha dato i natali a quel Pietro l’Aretino (1492-1556), campione di licenziosità, che con i suoi “Sonetti lussuriosi” attentò spregiudicatamente alla morale dei suoi tempi, abbia partorito anche Pupo, al secolo Enzo Ghinazzi (da Ponticino, provincia di Arezzo), che ha applicato costumi “disinvolti” e sfrenatezze libertine al suo vivere quotidiano, collezionando, in anni e anni di servizio senza demerito, un “harem” di mogli, fidanzate, conviventi, assicurandosi, oltretutto, una solida discendenza, fra nascite legittime e non, sebbene lo si possa classificare, più propriamente, come un seduttore “tascabile”, tuttavia concentrato come un dado Liebig e comunque, nel suo piccolo, non si può dire non vada “a segno”.
Ed è anche uno che non perdona, proprio come gli “implacabili”. Barbara D’Urso, recentemente, ne ha sperimentato l’”ira funesta”, uscendone alquanto a mal partito, perdendo la causa per diffamazione da lei stessa intentata contro il popolare cantante, reo di aver rivelato, in un’intervista, che il brano, altamente autobiografico, “La storia di noi due” (del 1981) – utilizzato (nel 2010) come sottofondo per un irridente “spot” su Sky, dove i calciatori Antonio Cassano eMirko Vucinic dapprima apparivano “tonici”, poi “imbruttiti e appesantiti” (notizia su “Nuovo”) – era stato dedicato a “Una gran donna di Mediaset” con cui asseriva di aver avuto “un flirt”, poteva non andare oltre, invece aveva calcato un po’ la mano “Quando l’ho scritta, Barbara (D’Urso) era come Cassano vero, ora è Cassano finto”, riferendosi ai numerosi “restauri” dovuti alla chirurgia estetica a cui pare si sia sottoposta, battuta di dubbio gusto, bisogna riconoscere.
La conduttrice di “Domenica Live” si è fortemente risentita di tali dichiarazioni, anche perché il testo della canzone è di per sé abbastanza eloquente “….Ricordare che sei stata mia” “La storia di noi due la sappiamo solo noi e io non voglio raccontarla mai a nessuno” “…. Di una notte che vorrei non fosse mai finita” e come se non bastasse, si accenna a un “lui”, ossia a un uomo con cui la protagonista del racconto in musica ha già un rapporto amoroso consolidato, di sconveniente, più che il banale, qualsiasi, da “storie di tutti i giorni”, incontro fugace con relativa “consumazione”, che di per sé non fa, ai nostri tempi, né fresco né caldo, c’è, semmai, il risvolto della cornificazione, assai meno romantico, emozionante e poco dignitoso per chi tradisce, “altarini” che sicuramente la D’Urso non avrebbe mai voluto fossero scoperti. Come ha reagito?con una smentita energica e sarcastica “Sì, come no!e in quel periodo stavo anche con Bombolo e Alvaro Vitali”, non l’avesse mai fatto, assimilare l’interprete di “Gelato al cioccolato” (mica pizza e fichi!), con una signora reputazione da salvaguardare, a due attorucoli, anche loro, c’è da dire, bassini di statura, da “B-movie”, ossia filmetti pecorecci da caserma, infarciti di turpiloquio, gestacci e oscenità a gogò?Pupo, ferito nell’onore virile di “tombeur de femmes”, con tanto di “medagliere” da destare invidia e pure in quello di artista, ha sferrato un’offensiva frontale, rispondendo punto su punto a tutte le accuse mossegli e alla fine ha convinto pure il giudice (manco fosse fatto di proposito, femmina), in breve, non sussiste reato di nessun genere e la D’Urso dovrà corrispondere le spese processuali.
Difficile stabilire se i torti siano stati unilaterali o meno, nella vicenda, un motto sempre valido insegna che “Il gentiluomo gode e tace”, ma la “gentildonna” non dovrebbe fare altrettanto?