Pussy Riot condannate, ma in Italia sarebbe diverso?

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Sono state condannate a 2 anni le tre componenti del gruppo punk femminista Pussy Riot, accusate di “teppismo religioso” alle quali era prevista una pena di 7 anni di galera.

Ma la politica russa non è soddisfatta e sta ricercando le altre due componenti che sono fuggite all’estero. Questa vicenda a fatto molto scalpore in tutto il mondo e nel nostro Paese, ed è ovvio che la condanna sia piu’ per questioni politiche che religiose, ma siamo sicuri che qui non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento?

Non crediate che se le Pussy Riot o un gruppo punk in Italia quel giorno avessero fatto irruzione a San Pietro le cose non sarebbero andate tanto diversamente. Anche in Italia le Pussy Riot rischierebbero la galera.

Questo perché in Italia esiste l’articolo 405, ed e’ prevista una pena contro chiunque impedisca o turbi le funzioni, cerimonie o pratiche religiose, fino a 2 anni di carcere. Il secondo è il «Vilipendio alla religione» regolato dall’art. 403: che punisce chiunque offende un ministro di un culto religioso con una multa fino a 5 mila euro.

Infatti abbiamo dei precedenti. Nel dicembre 2011 cinque persone sono state condannate a cinque mesi dal Tribunale di Torre Annunziata di Napoli per aver ripetutamente disturbato con insulti ai preti e ai fedeli le messe che si tenevano alla Chiesa Evangelica di Gragnano. Immagnatevi se un gruppo punk di ragazze facesse irruzione in chiesa, si farebbe di tutto anch in Italia pur di mandare in galera delle femministe ribelli.

Chi sono le Pussy Riot? E’ un collettivo punk rock russo, femminista e politicamente impegnato che agisce in anonimato coprendo il volto con passamontagna. È attivo a Mosca, dove organizzano flash mob su argomenti come la condizione delle donne in Russia o sulla condizione politica del paese.

Si vestono con abiti leggeri dai colori vivaci, indossati anche d’inverno. Inoltre, per nascondere la propria identità, dei passamontagna colorati. Il collettivo è composto da circa 10 ragazze e da oltre una quindicina di persone che si occupano degli aspetti tecnici della ripresa e dell’editing dei video, ai fini della loro pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet.

Le Russe ribelli. Le russe sono ribelli e si ribellano contro la condizione femminile di questo Paese, come avviene in gran parte dei paesi dell’est Europa come le ucraine Femen che da pochi anni protestano contro la condizione femminile in Ucraina, dove le donne vengono considerate degli oggetti sessuali, organizzando delle performance originali come il topless, poichè “quello che abbiamo in comune è l’impudenza, testi che si nutrono di argomenti politici, l’importanza delle tematiche femministe, e un’immagine femminile non-standard” come hanno dichiarato le Pussy Riot secondo le fonti.

I fatti di febbraio 2012. Il 21 febbraio 2012, nell’ambito di una protesta contro la rielezione di Vladimir Putin, tre artiste del gruppo si sono introdotte nella Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca e  hanno cercato di mettere in scena una canzone, una sorta di preghiera punk rivolta alla Madonna affinché “mandi via Putin”.

Il 3 marzo 2012,  le autorità russe hanno arrestato due presunte appartenenti al gruppo, Maria Alyokhina (24 anni) e Nadezhda Tolokonnikova (22 anni), accusate di teppismo religioso. Il 16 marzo, è stata arrestata un’altra donna, Ekaterina Samutsevitch (29 anni), già ascoltata in precedenza come testimone del caso. Sottoposte a interrogatori, le tre donne non hanno mai rivelato agli inquirenti i nomi delle altre componenti coinvolte nell’azione di protesta, iniziando uno sciopero della fame.

Il processo alle tre donne è iniziato a Mosca il 30 luglio 2012. Accusate di “teppismo premeditato realizzato da un gruppo organizzato di persone motivate da odio o ostilità verso la religione o un gruppo sociale“. L’accusa così formulata le espone alla possibilità di una condanna fino a sette anni di carcere, con un minimo edittale commisurato a due anni.

In tutto il mondo sono iniziate azioni di solidarietà contro la condanna del gruppo.



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