Pussy Riot e l’ambiguità della Chiesa Ortodossa

Creato il 19 agosto 2012 da Andcontr @andcontr

La notizia della sentenza delle Pussy Riot ha attraversato il mondo e a pochi giorni di distanza si iniziano a comprendere anche i vari retroscena. La sentenza che condanna le tre donne, Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova a due anni di carcere ha risvegliato un intero movimento underground come quello punk, con manifestazioni in tutto il mondo (gallery fotografica de “La Stampa.it) e ha inasprito la lotta per il diritto di opinione in una nazione, quella russa, che da anni si ritrova a dover fronteggiare il laccio della censura.

Le Pussy Riot

La sentenza pronunciata dal giudice condanna le tre donne per “teppismo per odio religioso”. Amnesty International nel suo commento sottolinea la matrice politica di tale sentenza, utilizzandola come monito per tutti coloro che volessero perpetrare le proteste verso il Cremlino. Un processo farsa destinato a fare storia, in una Russia divisa, come sottolinea un articolo dell’agenzia AP secondo il quale due figure di rilievo della Chiesa Ortodossa abbiano perdonato le Pussy Riot.

Un perdono che però non è in linea con il capo della Chiesa Ortodossa, il Patriarca Kirill, che invece da sempre appoggia Putin, definendolo addirittura un miracolo di Dio.

Un altro mistero made in Russia, un mistero che però vede una condanna ferma da parte occidentale.

A latere, spiace la performance di Sting in casa di due magnati russi vicini a Putin, pochi giorni dopo l’appoggio alla protesta delle Pussy Riot.

A volte i diritti lascian posto ai soldi, nella Russia degli zar sembra uno dei proverbi più usati.



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