Pubblicato da Nadia
Dopo essere state trattenute senza cauzione fino alla fine di luglio, le Pussy Riot sono state giudicate colpevoli e condannate a due anni di carcere. La Samutsevich è stato liberata con la condizionale nel mese di ottobre 2012, ma la Tolokonnikova e la Alyokhina sono state trattenute in un carcere in Siberia.
Il caso ha diviso la Russia (e non solo) e sollevato dure critiche. Da un parte coloro che ritenevano la condanna delle giovani donne troppo dura e, dall’altra, chi giudicava le loro azioni e dimostrazioni, un reato grave rispetto alla fede ortodossa. Il destino del trio ha attirato l’attenzione internazionale. Musicisti come Sting, i Red Hot Chilli Peppers, Madonna e Yoko Ono hanno lanciato appelli per chiederne la liberazione. I passamontagna colorati, distintivi delle Pussy Riot, sono diventati un simbolo ampiamente riconosciuto.
Le donne detenute in Siberia – entrambe madri di bambini piccoli – avrebbero dovuto affrontare condizioni difficili all’interno del sistema carcerario della Russia e la Tolokonnikova, lamentando abusi da parte del personale della prigione, era entrata in sciopero della fame. Il loro rilascio è diventato inevitabile nel mese di dicembre, dopo l’entrata in vigore di una legge di amnistia firmata dal parlamento russo, che permetterebbe il rilascio di almeno 20.000 prigionieri, tra cui gli attivisti di Greenpeace della Arctic Sunrise.
I critici di Putin ritengono l’amnistia un tentativo di evitare polemiche ed ammorbidire l’immagine del presidente in Occidente, soprattutto in vista delle Olimpiadi di Sochi nel mese di febbraio 2014. Maria Alyokhina – la prima ad uscire dal carcere – ha detto ad un canale televisivo russo che l’amnistia sarebbe stata una trovata pubblicitaria e che avrebbe preferito rimanere in prigione.
pussy riotputinRussia
Sull'Autore
Visualizza tutti gli articoli di Nadia