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Pussy Riot libere. La storia delle ribelli russe

Creato il 23 dicembre 2013 da Webnewsman @lenews1

Pussy Riot libere. La storia delle ribelli russe Pubblicato da Nadia  

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Dopo l’amnistia approvata dalla Duma russa, le due Pussy Riot Maria Alyokhina e Nadia Tolokonnikova detenute in Siberia, sono state rilasciate. In meno di tre anni,da gruppo di protesta femminista poco conosciuto, le Pussy Riot (Maria Alyokhina, Yekaterina Samutsevich, Nadezhda Tolokonnikova) sono diventate un fenomeno internazionale. Unitesi nel 2011, le tre ragazze russe sono finite sotto i riflettori dopo una esibizione nella cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca, nel febbraio 2012. La canzone Punk Prayer intonata nelle chiesa di Mosca, con cui le ragazze hanno attaccato il sostegno della Chiesa ortodossa al presidente Putin, è stata ritenuta una oscenità, un atto considerato blasfemo da molti russi e, pertanto, da condannare. Diverse settimane dopo la “bravata” della cattedrale Maria, Yekaterina e Nadezhda sono state arrestate con l’accusa di “teppismo motivato da odio religioso”, condanna che è stata criticata da gruppi per i diritti umani, attivisti anti-Putin e governi stranieri.

Dopo essere state trattenute senza cauzione fino alla fine di luglio, le Pussy Riot sono state giudicate colpevoli e condannate a due anni di carcere. La Samutsevich è stato liberata con la condizionale nel mese di ottobre 2012, ma la Tolokonnikova e la Alyokhina sono state trattenute in un carcere in Siberia.

Il caso ha diviso la Russia (e non solo) e sollevato dure critiche. Da un parte coloro che ritenevano la condanna delle giovani donne troppo dura e, dall’altra, chi giudicava le loro azioni e dimostrazioni, un reato grave rispetto alla fede ortodossa. Il destino del trio ha attirato l’attenzione internazionale. Musicisti come Sting, i Red Hot Chilli Peppers, Madonna e Yoko Ono hanno lanciato appelli per chiederne la liberazione. I passamontagna colorati, distintivi delle Pussy Riot, sono diventati un simbolo ampiamente riconosciuto.

Le donne detenute in Siberia – entrambe madri di bambini piccoli – avrebbero dovuto affrontare condizioni difficili all’interno del sistema carcerario della Russia e la Tolokonnikova, lamentando abusi da parte del personale della prigione, era entrata in sciopero della fame. Il loro rilascio è diventato inevitabile nel mese di dicembre, dopo l’entrata in vigore di una legge di amnistia firmata dal parlamento russo, che permetterebbe il rilascio di almeno 20.000 prigionieri, tra cui gli attivisti di Greenpeace della Arctic Sunrise.

I critici di Putin ritengono l’amnistia un tentativo di evitare polemiche ed ammorbidire l’immagine del presidente in Occidente, soprattutto in vista delle Olimpiadi di Sochi nel mese di febbraio 2014. Maria Alyokhina – la prima ad uscire dal carcere – ha detto ad un canale televisivo russo che l’amnistia sarebbe stata una trovata pubblicitaria e che avrebbe preferito rimanere in prigione.

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