Putin: lavato con Perlana

Creato il 05 marzo 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

Putin alle prese con una cipolla

Vladimir Putin si afferma alle elezioni presidenziali russe con il 63,75% dei voti, “l’eterno” si evita così persino il ballottaggio. Con questa vittoria potrà restare al Cremlino fino al 2024, il leader più longevo della Russia dopo Giuseppe Stalin. Ieri notte, in lacrime, ha annunciato egli stesso la sua vittoria davanti a un pubblico giubilante di bandierine. La claque dell’Eterno appaludiva al nuovo leader, alla nuova Russia. Ma è davvero nuovo? No, è lavato con Perlana.Putin, che ha parlato di vittoria in una “lotta aperta e onesta”, dovrà affrontare nuove proteste. I suoi rivali denunciano vasti brogli nelle operazioni di voto, non riconoscono il risultato delle elezioni e si raduneranno vicino al Cremlino nel pomeriggio di oggi, 5 marzo. I manifestanti, esponenti per lo più del ceto medio, sono scesi in piazza nella capitale e in altre città a partire dallecontestate elezioni parlamentari del 4 dicembre e hanno fatto sapere che le azioni di protesta si intensificheranno.

La differenza tra risultati ufficiali e risultati reali per gli oppositori sarebbe del 14%. Putin, secondo loro, avrebbe dunque preso “solo” il 49% dei voti. Vero è che in una Russia intontita dalla propaganda, parlare di percentuali è piuttosto inutile.

Non sembra però possibile che il potere del nuovo inquilino del Cremlino venga messo in discussione: dentro Russia Unita, il partito di governo, c’era chi come Aleksei Kudrin, ministro delle Finanze, non vedeva bene il ritorno di Putin. Averlo detto gli è però costato l’epurazione. Tutto il partito, da quel momento, è oggetto di “riforma”. Dal canto suo la piazza è troppo debole per tirare spallate: poche centinaia di migliaia di persone a Mosca (che ne conta 11 milioni) non sono una gran cifra. Il valore simbolico della protesta è però alto.

La middle class, figlia del benessere portato dal putinismo, che conta circa il 30% della popolazione delle metropoli moscovita e pietroburghese, chiede riforme e garanzie in tempo di crisi e sembra ormai poco convinta dell’efficacia della politica muscolare di Putin. Un putinismo senza Putin è quello che chiedono. Ma dovranno aspettare altri dodici anni. Forse per allora non ci saranno più né Putin, né il putinismo, né la middle class. O forse, cambiando le leggi costituzionali a suo piacimento, l’Eterno si ripresenterà: grossi occhiali da sole, botulino, trapianto di capelli, e tette. Come un imbolsito leader africano imbraccerà il mitra, o porterà un cappello militare. Più probabilmente, quando il suo maglione di cachemere diventerà troppo vecchio e sdrucito per scaldare ancora i cuori delle casalinghe sovietiche (pardon, russe), lo sostituiranno con qualche colpo di palazzo. Il Perlana è un palliativo, si sa.


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