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Putin si fa beffe dell’Occidente e definisce la Crimea “sempre Russa”

Creato il 19 marzo 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
Putin si fa beffe dell’Occidente e definisce la Crimea “sempre Russa” mar 19, 2014    Scritto da Giacomo Conti    Attualità, Europa, Mondo, Rivoluzione ucraina 0

Putin si fa beffe dell’Occidente e definisce la Crimea “sempre Russa”

Vladimir Putin ridicolizza le indignazioni dell’occidente circa la sua evidente politica espansionista che sembra destinata a procurargli la Crimea, sebbene previo referendum. Ieri ha definito la Crimea “parte della madrepatria” ed ha ridisegnato i confini della Russia, oggi ha dichiarato che “nei cuori e nelle menti delle persone la Crimea è sempre stata Russa”, mentre firmava il trattato per rendere di diritto la Crimea parte del suo Stato.

Tutto questo mentre dall’altra parte dell’Oceano Joe Biden, vice presidente degli Stati Uniti, che è volato in Polonia per un meeting prioritario, definisce l’operazione di Putin niente più di un “land grab”: un impossessamento forzato di territorio, che nulla ha a che fare con l’etnia della regione o la cultura russa di suoi abitanti. “Il mondo”, sostiene Biden, “ha visto attraverso le azioni della Russia e ne ha rifiutato la logica sbagliata”.

La retorica di Putin ha raggiunto il suo punto più alto quando per quaranta minuti ha parlato dalla sala di San Giorgio nel Cremlino, lamentandosi e criticando i doppi standard occidentali. All’obiezione di aver violato il diritto internazionale, Putin risponde con sarcasmo: “è un bene che almeno loro (cioè, gli occidentali) si ricordino che esiste un diritto internazionale”, evidentemente riferendosi alle oggettive forzature che in questi anni hanno consentito agli Stati Uniti di intervenire il Afghanistan, Iraq e Libia, e ora vedono questo referendum popolare, potenzialmente in grado di risolvere pacificamente (secondo i russi) una volta e per tutte la situazione, “illegittimo”.

Poco più di un’ora dopo il suo discorso si sarebbero compiute le prime due morti derivanti da questo braccio di ferro: due militari Ucraini, uccisi da colpi di armi da fuoco mentre difendevano un obiettivo militare.

In quella che pare una delle crisi diplomatiche più serie che l’Europa debba fronteggiare da dopo la caduta della cortina di ferro, e sicuramente più rischiosa e in potenza meno circoscritta di quel che fu la guerra nei Balcani dei ’90, molto dipenderà dalle scelte che l’Ucraina prima, e l’Unione Europea e la NATO poi, faranno nei prossimi giorni.

Putin ha già dichiarato che, salvo la Crimea, non è interessato ad altro, né ha interesse a che l’Ucraina venga divisa. Più di lui, le centinaia di migliaia di russi che abitano la zona sembrano invece essere molto contenti dei risultati del referendum, e non hanno problemi a definire le informazioni occidentali come macchinazioni fatte apposta per screditare Putin, che invece non è criticabile in nulla.

La situazione intera, che ricorda pericolosamente da vicino l’annessione dei Sudeti da parte di Hitler all’alba della seconda guerra mondiale, anch’essa svoltasi dietro la scusa di riportare ad unità una popolazione divisa tra più stati ed esule, acquisisce un’ulteriore similitudine nelle parole di David Cameron, che, seppur non condividendo con il suo illustre predecessore Chamberlain addirittura il consenso di fronte a certe azioni, di certo non si fa sentire molto, e resta nella blanda critica: “o il Presidente Putin percorre la strada della de-escalation, oppure fronteggerà ulteriore isolamento e sanzioni più pesanti”. Francamente, una dissuasione piuttosto debole.


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