Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età,
dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, …
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, …
canta Francesco Guccini nella Canzone dei Dodici mesi.
Amo Settembre per la lentezza dei suoi tempi.
È un punto e virgola, un lungo respiro, un ponte tra togliere i sandali e indossare gli stivali.
È lo spazio indeciso dell’inizio/non inizio della scuola tra il sospeso di giugno e il recupero per un nuovo anno.
È l’attesa della natura proiettata verso un gesto, sospesa tra una morte e una rinascita: il taglio del granoturco e dei grappoli, distacco e parto di nuove vite feconde nella terra arata e nel vino da maturare.
È un’occasione per rubare uno scampolo d’estate a un agosto un po’ snob che si è fatto desiderare.
È l’adagio del giorno che tarda ad aprirsi anche quando non piove e a farsi strada nella trama leggera della nebbiolina che avvolge le albe.
È la pacatezza delle menti che pian piano ritrovano il ritmo della routine.
È il retrogusto di dolce malinconia condita con salata concretezza in una pietanza tutta da assaporare e odorare.
È una curva di stagione con pennellate e istantanee di “è tempo di …” in un museo interiore di quadri e fotografie.