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Qualche critica a Expo

Creato il 10 agosto 2015 da Valeria Vite @Valivi92

Qualche critica a Expo

Durante la stagione estiva 2015 Milano ospita Expo, un’attrazione che sta attirando un considerevole numero di turisti soprattutto grande all’opera di pubblicizzazione messa in atto dai media. Noi di Acqua e limone ci siamo recati sul posto per esprimere un giudizio al riguardo: molto è stato detto sulla vergognosa corruzione e l’illegalità dietro le quinte di Expo, noi invece vogliamo valutare il prodotto finale e il messaggio che la manifestazione sta trasmettendo ai suoi visitatori.

Le installazioni, costituite in prevalenza da video e altri prodotti altamente tecnologici, sono spesso grandiose e altamente scenografiche, ma il loro messaggio è spesso debole e di difficile identificazione. L’argentina, per esempio, ha realizzato delle sbalorditive macchine in legno che colpiscono lo spettatore e significano… che cosa? Il messaggio sembra essere più chiaro leggendo il profilo dell’Argentina sul sito di Expo, ma non è così immediato durante la visita del padiglione.
Quando il messaggio trasmesso dal padiglione è più comprensibile, esso è caratterizzato da una retorica elementare, basata sulle sensazioni, volta a persuadere il visitatore della grandezza del paese anziché fornire informazioni utili. Forse per trasmettere un messaggio di amore e rispetto per la natura, l’Azerbaigian ha installato dei fiori artificiali dotati di una lampadina che si accende tendendo una mano sopra di essi. Lo spettatore in questo modo non è indotto a riflettere sulle caratteristiche del paese, ma viene persuaso con uno sciocco messaggio di carattere quasi pubblicitario che l’Azerbaigian ama la natura. In che modo l’Azerbaigian tutela il patrimonio naturale? Quali sono le bellezze naturali dell’Azerbaigian? A queste e molte altre domande rispondono dei pannelli digitali con troppe immagini e poche informazioni complete, adatte alla preparazione di un bambino delle elementari anziché di un cittadino di cultura media.
Uno dei padiglioni più ricchi di informazioni è quello dell’Irlanda, ma proprio per questo è risultato noioso per molti visitatori. Il messaggio relativo alla straordinaria bellezza dei paesaggi irlandesi, al loro clima e alla produzione agricola è stato ben strutturato, ma l’assenza di installazioni tecnologiche monumentali lo ha reso poco interessante per coloro che cercavano più intrattenimento che informazioni oggettive. Ciò dimostra che l’Expo ha fallito, perché promuove più il divertimento che la riflessione su una tematica importante come l’alimentazione.

Molti padiglioni sono dedicati ad aziende che hanno pagato per esporre il proprio marchio all’interno di Expo; tali strutture non contribuiscono al dialogo sull’alimentazione in modo costruttivo, ma sono semplicemente delle trovate pubblicitarie. Tra i principali padiglioni pubblicitari citiamo Enel (che relazione esiste poi tra l’energia e il cibo resterà per noi un mistero), Telecom (altra “intrusa” in un’esposizione dedicata all’alimentazione), Coca Cola, Lindt, McDonald’s. Come si può riflettere sull’alimentazione se i prodotti esposti sono stati scelti per ragioni pubblicitarie, oscurando la concorrenza e senza mostrare l’intera varietà di prodotti disponibili sul mercato? Mi rendo conto che qualche marchio deve pur sponsorizzare la baracca, ma ciò non dovrebbe compromettere la trasmissione di un messaggio etico e rispettoso della varietà del mercato in quanto Expo è un’esposizione universale, non un grande magazzino. Alcuni marchi, come Coca Cola e McDonald’s, meriterebbero di essere criticati, invece vengono rappresentati come dei rispettabili sponsor.

Anche ad Expo le società più forti oscurano le più deboli, ciò avviene non solo circa i prodotti alimentari, ma coinvolge anche gli stati: anziché trattare in modo equo gli stati  partecipanti, expo offre visibilità ai padiglioni più ricchi a scapito di quelli più poveri. Ciò non riguarda soltanto le dimensioni (il padiglione del Brasile, per esempio, è più del doppio del padiglione del Vietnam), ma anche la natura degli elementi esposti. I padiglioni dei paesi ricchi stupiscono infatti i visitatori con tecnologie all’avanguardia e marketing avvincente, i paesi poveri possono solo esporre alcuni prodotti artigianali.
Molti paesi africani subsahariani, tra cui l’Uganda e il Burundi, condividono un unico grande padiglione e devono accontentarsi di uno stanzino ciascuno. Al posto dei video proiettati dai televisori al plasma come gli altri padiglioni, esibiscono dei miseri poster e qualche cimelio artigianale. Unico argomento dei loro padiglioni è il caffè, che viene venduto in piccoli bar, ma non viene affatto affrontato il tema della fame del mondo e i problemi economici della regione. Siamo consapevoli del fatto che tali argomenti avrebbero potuto annoiare un visitatore alla ricerca di svago, ma evitando di affrontarli del tutto è venuto meno lo scopo di expo, che avrebbe dovuto spronare a ragionare sulla situazione mondiale attuale per migliorarla anziché divertire i visitatori come se fosse di un parco dei divertimenti.

Per intrattenere il suo pubblico l’expo ha mostrato solo gli aspetti positivi dell’alimentazione e ha evitato di approfondire i problemi: non solo ha evitato di trattare la questione dell’Africa, ma ha omesso anche le questioni degli ogm e delle piantagioni (noi abbiamo avuto solo un giorno per visitare Expo, pertanto abbiamo dovuto rinunciare a molte attrazioni. Ci auguriamo che Expo abbia affrontato tali problemi nei padiglioni che non abbiamo visitato, ma ne dubitiamo); bisogna invece riconoscere che Expo ha affrontato con efficacia la questione dello spreco nel Padiglione Zero. E’ inoltre meritevole il padiglione della Francia, che ha trattato alcune tematiche urgenti dell’alimentazione in alcuni video.

L’Expo offre a ciascuno stato partecipante l’occasione di effettuare pubblicità, esibendo gli aspetti positivi del proprio paese e occultando quelli negativi: la percezione del mondo trasmessa da Expo è quella di vivere in un pianeta bellissimo in cui sono veramente pochi i problemi, ma sappiamo che non è affatto così. Si tratta di un messaggio fasullo e pericoloso, perché inganna le persone e non le sprona a domandarsi come rendere questo pianeta un posto migliore in cui vivere. Alcuni padiglioni hanno persino effettuato propaganda politica esplicita, il cortometraggio proiettato dalla Cina, per esempio, inizia con un discorso del presidente della nazione e il terzo video del padiglione della Thailandia è un vero e proprio omaggio al re del paese, che viene rappresentato come un magnifico filantropo adorato dai bambini. Gli Stati Uniti proiettano un discorso di MIchelle e Obama all’ingresso del loro padiglione, ma non credo che in questo caso si tratti di propaganda politica perché i coniugi Obama offrono un interessante riflessione sul cibo.

L’oggetto dell’esposizione è il cibo, ma i ristoranti e i bar disseminati per Expo non sono a buon mercato; ne consegue che il visitatore è costretto a selezionare pochi bar e, siccome in pochi desiderano abbuffarsi, la maggior parte predilige pietanze straniere che ha già assaggiato in passato, senza sperimentare la cucina di paesi che non conosce. Tra i padiglioni che abbiamo visitato solo la Polonia offriva degli assaggi (niente di dignitoso però: solo un bicchiere di succo di mela e delle mele essiccate), mentre per sfamarsi a basso prezzo il pubblico è costretto a ripiegare su McDonald’s, la cui presenza ad Expo è vergognosa dato che promuove un regime alimentare dannoso per la salute, o sul supermercato del futuro di Coop (ma è purtroppo un po’ deludente sfamarsi in un supermarket ad una manifestazione dedicata al cibo, nonostante Coop abbia realizzato un padiglione ben strutturato).

Molti dei padiglioni più piccoli si sono rivelati molto più interessanti dei concorrenti di grandi dimensioni perché hanno permesso di scoprire qualcosa di interessante sui paesi che rappresentano esponendo dei prodotti artigianali locali. E’ il caso dell’Ungheria, che ha ospitato nel proprio padiglione degli artigiani al lavoro, e del Vietnam, che ha allestito un piccolo mercatino di souvenir. Sono inoltre molto interessanti gli spettacoli di danze locali che molti padiglioni hanno offerto ai visitatori e le parate delle bande.

Il risultato complessivo di Expo è la creazione di un immenso luna park che non vuole proporre alcuna discussione razionale sul cibo né ambisce a proporre soluzioni su come migliorare il mondo i cui viviamo, ma intrattiene i visitatori con attrazioni futili e la pubblicità di stati e marchi commerciali, che talvolta sfocia in propaganda politica.


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