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♦4*puntata: il grande salto.
Cento e più sono i fattori che determinano la differenza tra chi sarà in grado di pagarsi da vivere giocando a calcio e no: giusti o meno, non è qui il posto per discuterne.
“E’ decisivo l'atteggiamento con il quale “i grandi” accolgono il ragazzo, per me...”, massaggiandosi il mento descrive quel che capita nel suo Paese, nella squadra che conosce: “Da noi -spiega il tecnico dei “Pandas” britannici-, una volta che ti metti la maglietta d’allenamento sei come gli altri. Questo comporta che sì, puoi provare a fare i tunnel al veterano, non per questo sarai “preso di mira”, ma allo stesso modo devi essere disposto a volare oltre la linea del campo dopo l’entrata di un compagno... L'allenatore, quando sei in gruppo, non ti dirà mezza parola di più che agli altri solo per il fatto che magari non hai ancora il segno della barba...”
“Questo spesso frena tanti ragazzi: se ti intimidisci sei finito. Giovani di talento assoluto, molto tecnici, se si trovano ad essere fronteggiati da un anziano, giocano l’appoggio, non lo puntano per paura; allo stesso modo certe entrate non vengono prese molto di buon occhio dai veterani... Lì o esce il carattere o molli, non c’è scelta.” Il terzo amico aggiunge: “Un ragazzo, bravo coi piedi, e testa un po' così, l’altr’anno lo chiamano e gli fanno fare il salto in Prima a metà stagione, per completare i ranghi.. sapete gli infortuni cose così... Preparazione tutto bene, partitelle a campo ridotto, "a tema"... no problema. Poi, un bel giorno, una volta che si sentiva “a casa”, azzarda una giocata con la suola, sposta la palla e passa il difensore -uno che era 'in prima' da cinque anni-, con un tunnel. Lì per lì niente.. al ritorno negli spogliatoi, l’han chiuso in tre nell’armadietto e l’han rintronato picchiando sulla lamiera con lui dentro. Da lì, ha iniziato a “simulare” infortuni, cose così... s’è perso...”
“Quello ‘degli infortuni a comando’ è un aspetto più frequente di quanto non sembri... Lo stesso vale per il rapporto col medico: lì la maturazione la devi avere non solo per quanto riguarda il campo, ma anche per quel che è la conoscenza del tuo corpo... Tanti stringono i denti e magari si allenano con piccoli acciacchi, ematomi vari... Sopravalutano loro stessi e sottovalutano i veterani, credono di colmare il divario di mestiere con la loro voglia: ma sta tranquillo che il compagno navigato se ne accorge se stai un po' così, e allora è garantito che viene a giocarti addosso per tutta l’ora”.
Il collega ci racconta un’esperienza: “Un ragazzo che avevo preparato io due anni prima che fosse introdotto nella Prima, una volta mi chiamò e mi disse: «Mister io c’ho questo e questo... non è un infortunio, ma se mollo... fossero anche due settimane per rimettermi in sesto, poi quando torno, quanti ne ho davanti?»… cosa gli dici? Di fidarsi del medico, dell’allenatore...!, che poi non è neanche indorargli la pillola, ma ha forse torto ad avere timore? Puoi spiegargli anche per due ore che... “allenarsi non al meglio... è peggio”, ma alcuni ragazzi sono davvero caricati a pallettoni quando hanno la loro chance...”
“Sono quelli che preferisco personalmente... Tu calcola che conta chi hai: io uno così lo premio, non lo mollo anche se mi si ferma tre mesi... Tu magari hai più un occhio sul discorso della responsabilità, verso sé stesso, il rispetto che deve al suo allenatore... la via di mezzo spesso è difficile da trovare, soprattutto a quell’età dove, o conquisti il tuo mondo o credi di contare meno del meno...”
“... ognuno a casa sua, ma quanti seminari e corsi avere seguito direttamente o meno sulla gestione del gruppo e compagnia danzante?... Personalmente di regole auree non ne ho..., né ne ho da dare ai ragazzi, se mi chiedono «Cosa posso chiedere al Mister?» [quello nuovo]. C’è quello che se gli chiedi troppe specifiche s’incazza, non glielo dice, e reputa il ragazzo un ‘bamba’ e i suoi precedenti allenatori dei cretini...; c’è quello che se sei troppo timido ti prendono in mezzo e ti fanno un c**o come un lavabo col risultato di “far giocare piccolo” anche quelli più tecnici... Il carattere del ragazzo è sempre la discriminante, per me: è l'intelligenza personale, la sensibilità a livello empatico, quella che riuscirà a farlo lavorare con lo staff per sé stesso, e che lo porterà a saper stare come calciatore su di un campo insieme a dei colleghi, a gioire per i propri successi”, ... ad accettare la sconfitta con l’eleganza di un adulto, senza isteria, concludo, ... come un Uomo che vive nel mondo non solo “per sé”, ma anche “con e per” gli altri.
Grazie a Simon T. e alle sue scarpe del 48; a Manuél B. e alle sue "dritte"; a Mikael B. e alla sua barba; ...e naturalmente a tutti ragazzi.
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