Mi si perdonera’ se per
quest’uomo (il primo a sinistra nella fotografia) non riesco piu’ a provar altro che simpatia.
Nuova linfa all’idillio e’
fornita dalle trascrizioni integrali delle conversazioni in cui alcune delle
sue concubine gli danno del ‘culo flaccido’
e del ‘vecchio pirla che deve cacciare
la grana’. Una spruzzata di tabasco sulla carne viva, parrebbe. Persino taluni
tra i suoi piu’ acerrimi detrattori abituali cominciano a dipingerlo come un anziano illusosi di piacere, di essere amato. Attendono con le
unghiette conficcate nella scrivania che il vecchio crolli psicologicamente,
che ne esca distrutto nell’amor proprio. Sono fuori strada, come al solito non hanno
capito ‘na mazza perche’, come al
solito, non riescono ad uscire dal loro punto di vista.
Ormai e’ notorio che il Silvio
di mignotte ne ha conosciute una caterva nella vita. Un puttaniere della sua
caratura, uno che ha decenni di carriera
ad alti livelli alle spalle - e
azzarderei almeno 4000 tacche sulla carlinga - sa che ci sono le puttane buone e quelle cattive e sa che le cattive, tra loro, parlano cosi’ proprio dei clienti migliori per
almeno tre ragioni: in primis per dissuadere la concorrenza
(dall’altro capo del telefono c’e’ una che contende lo stesso bottino); in secundis per deontologia
professionale, ossia per motivarsi a non deludere anche i clienti che pagano
meno perche’ affezionarsi ad uno e’ bene, ma diversificare il portafoglio e’ l’ancora di salvezza e questo una
mignotta lo sa; in tertiis per sciacquarsi
quella parte di utero che anche i detergenti intimi piu’ efficaci non riescono
a raggiungere. Al diavolo le cattive, una persa cento trovate.
Sono le buone quelle che contano. Ce n’e’, ma un’esigua minoranza.
Quelle buone sono rarissime e quindi molto preziose. Tanto preziose che, a ben
vedere, non hanno prezzo. Al Silvio
auguro di averne trovata almeno una di queste con la quale rintanarsi sotto le
coperte e ridere sopra a tutto il resto, per
davvero.
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