Qualcuno era euroscettico
“Qualcuno era comunista perché…” diceva Giorgio Gaber in uno dei suoi più famosi monologhi che scavavano, con la consueta ironia tagliente propria del compianto cantautore, le motivazioni più disparate per cui si era comunisti in Italia. I tempi adesso sono decisamente cambiati; le ideologie (almeno apparentemente) sono crollate ma la scena politica è ormai testimone dell’avanzare incalzante di un nuovo dibattito ideologico: al centro della contesa l’Unione Europea e in particolare l’Euro, la moneta unica che ci accompagna ormai dal 2002.
L’ennesima occasione di discussione ce la fornisce l’imminente tornata elettorale di Maggio in cui tutti i cittadini dei 28 Paesi membri dell’Unione saranno chiamati al rinnovo del Parlamento Europeo. Queste elezioni cadono proprio in un contesto non certo idilliaco: L’Eurozona è fortemente provata dalla crisi finanziaria che cominciò proprio pochi mesi dopo le scorse Elezioni Europee del 2009 e molti vedono nel farraginoso meccanismo dell’Unione Europea uno dei maggiori responsabili della crisi che ha svuotato lentamente le tasche di molti Europei e, di fatto, ha cancellato in Italia la classe media. Dunque alla luce di tutto ciò, queste elezioni diventano un’occasione fondamentale per tutti gli Europei, in particolare per quelli che hanno visto più degli altri le conseguenze della crisi, ovvero Greci, Italiani, Spagnoli, Irlandesi, Portoghesi, di dare un segnale forte a certe istituzioni e a certi personaggi (Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio Europeo e Josè Barroso, presidente della Commissione Europea; soggetti non eletti direttamente ma che di fatto decidono il destino di 500 milioni di Europei). Queste Elezioni non saranno semplicemente uno strumento democratico necessario ad eleggere coloro che ci rappresenterà in seno al Parlamento di Bruxelles ma rivestiranno un ruolo simbolico di vero e proprio referendum sull’Euro; il recente risultato elettorale del Front National di Marine Le Pen (partito fortemente euroscettico) alle amministrative francesi, ha dato l’ennesimo scossone a chi non riesce o non vuole constatare che c’è una parte d’Europa, non trascurabile tra l’altro, che boccia categoricamente questa idea di Europa. Quando si affronta un tema così delicato, tuttavia, è facile cadere in populismi vari o essere accusati di demagogia ma la recente ascesa di un movimento euroscettico persino in Germania, unico Paese che fino adesso ha goduto più degli altri dei “benefici” dell’Euro e che non aveva ancora conosciuto movimenti euroscettici; l’insostenibile politica di “Austerity” imposta dalla Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) alla Grecia in cambio degli aiuti necessari ad evitare il suo Default; le famose “Lacrime e sangue” imposte dal Governo Monti agli Italiani e via dicendo, ci impongono di fermarci un attimo e chiederci se stiamo andando verso la strada giusta o se magari è possibile imparare da certi errori per migliorarci e ottenere realmente quell’obiettivo giusto: l’Europa dei Popoli, prima dell’Europa delle Banche Centrali e della Moneta Unica perché, si sa, che un’unione è fatta prima di uomini, di persone che ogni giorno credono in un sogno: unire il Vecchio Continente perché qui è nata la Civiltà Occidentale e noi siamo i depositari di culture e saperi millenari. Insieme si è più forti; l’idea è senza dubbio apprezzabile ma forse il modus operandi è da rivedere.