Dario di Vico afferma che Giuseppe Nicoletto, Paolo Trivellin, Walter Ongaro e gli altri 14 caduti, non si sono uccisi per il “troppo lavoro” bensì per un “eccesso” di etica quali figli di un calvinismo minore.
Ragionando su questi suicidi, sui caroselli scoperti recentemente e sul ritorno dei bonus trasferiti di nuovo negli stipendi dei bravi banchieri, mi azzardo ad affermare che la differenza fondamentale fra questi capitani coraggiosi e i blasonati top managers dai bonus milionari si chiama RELAZIONI (fruttuose).
I capitani coraggiosi il mercato lo conoscono giorno per giorno e il cliente lo acchiappano uno a uno (in giro per il mondo) mentre i blasonati possono accedere direttamente o indirettamente proprio grazie alle loro fruttuose Relazioni alle miliardarie (in euro) tette della Lupa Capitolina – che per estensione è diventata Lupa Italica – e anche se sprofondano le loro aziende in voragini di debiti, tanto ci pensa Pantalone secondo le due logiche perverse del too big to fail o del promoveautur et removeatur.
E come scrive Jacopo Tondelli però, forse, i nostri capitani coraggiosi sanno, percepiscono, che quando la ripresa arriverà dovranno comunque cambiare i modelli di sviluppo e un cambio di mentalità non ancora digerito: servono manager e capitali, bisogna scindere, anche di fronte al sistema bancario, l’azienda dalla famiglia”.
E se servono manager capaci di coniugare etica ed affari mi piacerebbe conoscere in quali PMI lavorano, quali posizioni occupano e cosa pensano della loro capacità di governo/indirizzo aziendale gli Alumni italiani delle business school sia italiane che estere che lavorano oggi nelle PMI italiane.