Magazine Cultura

Quale futuro per gli anziani?

Creato il 08 ottobre 2011 da Stampalternativa
Quale futuro per gli anziani?

Potrebbe sembrare inutile scrivere del futuro di persone che, si pensa, poco ne abbiano da vivere.
Il futuro si pensa riferito ai giovani, agli adulti, ai bambini; coloro che hanno la vita davanti a sé.
Credo però che il vivere di ciascuno vada ad intersecarsi con quello degli altri, pur se in modo "sottile", e questo valga anche per gli anni a venire. Siano questi pochi o tanti, v'è una qualità nell'attimo presente che schiude il germe di quelli che seguiranno: più si vivrà intensamente e consapevolmente, più la vita avrà un senso o sapremo darglielo.
Quale futuro ha davanti un vecchio, oggi, in occidente?
Cosa lo aspetta quando entra in una casa di riposo o RSA?
Possono sembrar questioni di poco conto, raffrontate ai problemi che devono affrontare giovani, persone sole e famiglie, in tempi di crisi come questi.
Si vedono i vecchi, talvolta, come esseri inutili, egoisti, condizionanti le nostre scelte e vita... Che godono la pensione grazie a trattenute e tasse pagate da chi lavora ora, o il lavoro lo ha perso. Pensioni che paiono a volte, esagerate rispetto a un salario medio. Che fanno comodo quando posson servire a far studiare i nipoti o pagare il mutuo per la casa dei figli...
Sono queste pensioni, spesso integrate da contributi pubblici, che consentono l'accesso alle strutture per anziani, in quanto vengono spese per le onerose rette delle stesse.
Vorrei invitare, alla luce di quanto sopra, a riflettere anche sull'aspetto umano di tale futuro nelle case di riposo.
Allontanati da casa e affetti, gli anziani entrano in un mondo nuovo, sconosciuto, dal quale sanno che il loro vecchio corpo non uscirà. Un futuro in gabbia, spesso lussuosa.
Spesso non v'è altra scelta per i familiari che s'aspettano di risolvere problemi (a volte questo accade), e di lasciare il loro caro in buone mani. In questi casi, quello che dovremmo chiederci è fino a che punto sia giusto doversi affidare a regolamenti decisi da altri, fidandosi ciecamente riguardo questioni riguardanti la vita e l'etica personale... Fatto salvo l'essere interpellati in momenti critici, non essendo in grado di comprendere, e quindi decidere il da farsi.
I tempi cambiano in fretta ma non potrebbe esser simile a questo, ciò che si prospetta anche per noi che siamo nell'età di mezzo?
Convinta che si debba conoscere per formarsi opinioni e operare scelte conseguenti, ho scritto della mia esperienza con gli anziani in casa di riposo; ricordato episodi, persone, emozioni, dialoghi che, successivamente, ho contestualizzato in capitoli che descrivono il dipanarsi delle giornate in RSA e i problemi che vi s'incontrano.
Ho verificato che il vecchio, in quei luoghi, perde il potere di decidere anche riguardo gli aspetti minimi della sua vita, e non ha alcuna voce in capitolo per esprimere come vorrebbe esser curato o assistito. E' così che le sue capacità residue vengono meno nell'inattività forzata. Sia fisica che mentale. La sua persona-personalità sacrificate alla pulizia, all'ordine, all'efficienza, all'organizzazione della struttura. La dignità perduta con rassegnazione. Lo sguardo perso nei ricordi.
Pochissimo spazio per la relazione.
Bisognerebbe incidere sulle scelte, parlare, agire ora; aprire il cerchio che si stringe attorno al vecchio che ha dato, ricevuto e restituisce, senza vi sia, il più delle volte, il ritorno in termini di attenzione e di rispetto dovuti.
Come vorremmo fossero le strutture per anziani? O il nostro futuro fuori di queste?
Pensiamoci ora... anche perché vecchi potremmo diventare anche noi... e in casa di riposo non si va a riposare. Si riposa chi si stanca. I vecchi non fan nulla. Stan fermi. Aspettano. Protestano. Infine si lasciano fare. Si omologano. Muoiono.
Silvina Petterino

Di Redazione. 8 ottobre 2011 | Archiviato in Echi quotidiani

Commenti


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :