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Quale guida scegliere?

Da Patrickc

Scegliere una guida (o non sceglierla) è molto importante

I miei scaffali: c'è un po' di tutto

I miei scaffali: c’è un po’ di tutto

Sulle guide di viaggi

Credo che una buona guida sia fondamentale per un viaggio. Anzi, non lo è. Perché a dire il vero l’ideale sarebbe partire senza, per conoscere i luoghi attraverso le persone e il caso, vivendoli. E se parti per un viaggio lunghissimo (per esempio arrivare in bici in Cina) tutte quelle pagine saranno solo peso inutile. Ma in genere sono uno strumento fondamentale, anche se da usare con molta cautela e da ignorare tutte le volte che è possibile. Il rischio è di vivere esperienze stereotipate,  percorsi ripetuti ogni giorno all’infinito da migliaia di persone, di trovarti continuamente in posti affollati di altri stranieri con la tua stessa guida in mano: a chi non è capitato? Fra l’altro non sempre sono scritte con sufficiente professionalità (testimonianze al riguardo non mancano, cercatele sul web), senza contare che può passare anche un anno o più fra la visita  di un posto e la pubblicazione di una guida: alle volte bastano due mesi perché un locale o un ristorante cambino sensibilmente.  Tutte buone ragioni per fidarti anche e soprattutto dell’istinto e delle felici casualità che incontri.

La stragrande maggioranza dei turisti europei e americani sceglie le affidabili Lonely planet. Anche io ne ho diverse: sono complete e ben fatte, generalmente. Ma, lo dico subito, scelgo le Routard, che ritengo di gran lunga le guide migliori in circolazione per il viaggiatore indipendente. Quelle italiane sono particolarmente ben fatte, anche perché ‘depurate’ da un po’ troppo sciovinismo francese che si trova nelle edizioni originali.

Perché amo le guide Routard

Io amo leggere le guide anche prima di partire, come se fossero un romanzo. Amo emozionarmi, immaginare  percorsi e incontri scorrendo pagine e parole. E alcune guide, quando sono scritte bene, sono belle come letteratura di viaggio. Succede con le Routard italiane, spesso. Ma con le LP raramente mi emoziono. Inoltre non solo le LP hanno una tendenza a includere ristoranti e alberghi dove non andrei mai per vari motivi (cosa me ne faccio del Four seasons Radisson di Delhi?), ma hanno anche una spiacevole condiscendenza nei confronti del kitsch, del turistico, dei giri organizzati. Non so se Silvia si riferisse a questo quando ha scritto che “non sono ‘tagliate’ per il pubblico italiano” (e, devo dire, non mi piace il concetto di viaggiatore ‘italiano’). Semplicemente vanno bene per alcuni viaggiatori, non per me. La Routard ha un gusto sicuramente più europeo, sa fare delle scelte e non si fa problemi a dirvi che certi posti sono da evitare. Alle volte esagerando con la severità, con gli svolazzi o con i punti esclamativi. Ma glielo perdono. Il principale difetto (o vantaggio?) è che se la seguite alla lettera vi troverete spesso circondati da francesi.

Ricordo una conversazione con un turco a Uchishar, in Cappadocia, qualche anno fa. Non riusciva a capacitarsi del perché fosse piena di francesi, mentre tutti gli altri viaggiatori andavano “come era naturale” alla vicina Goreme, piena di alberghi e servizi per turisti. Il fatto è che proprio per questo motivo – deplorando giustamente il troppo cemento versato nella perla della Cappadocia – la Routard suggeriva di alloggiare a Uchishar. E non credo avesse torto. Queste prese di posizione mi piacciono. Io sono arrivato a ordinare su amazon la Routard di Kyoto e Tokyo in francese alla vigilia del mio primo viaggio in Giappone, visto che inspiegabilmente non era tradotta in italiano (è inspiegabile anche che la Routard non abbia una guida sul Giappone intero).

Fai una prova. Confronta su Routard e LP il modo in cui raccontano le tue città preferite, che ormai conosci benissimo. Magari anche la tua città (io l’ho fatto su Bologna). Ti farai un’idea di qual è la guida più adatta a te.

Le guide di viaggio ‘differenti’

foodsake

Food, sake, Tokyo

Le alternative però non mancano. La scorsa settimana NBM ha avviato un’interessante discussione sul tema, suggerendo guide alternative e più interessanti a quelle maggiormente diffuse, per esempio l’originale Zinester’s guide to New york, che consente di scoprire una Nyc meno convenzionale, molto alternativa e più vera (cosa in cui riescono bene però, a dire il vero, anche gli Itinerari d’autore LP). Poi ci sono le ‘seconde guide’, su un aspetto particolare, come il cibo. La collana delle terroir guides di cui fa parte Food Sake Tokyo mi sembra molto interessante per gli appassionati di enogastronomia. E potrei continuare. Le guide Marco Polo sono un’alternativa ‘leggera’ ed economica.

Anche i ragazzi di NBM hanno provato a dire la loro sul tema in prima persona, riuscendoci. E non è facile trovare un taglio originale, inventare qualcosa. Le guide piccole sono un gioiello di grafica e di sintesi, mentre penso che con le guide XS (un posto per categoria senza alcuna informazione) abbiano un po’ esagerato. E internet? Per ora le applicazioni, come Minube, sono solo un’utilissima aggiunta: la carta le sottolineature, le ‘orecchie’ per non perdere il segno, le copertine raggrinzite dalla pioggia sono ancora insostituibili. Anche per sfogliarle e ricordare un viaggio di qualche anno fa.

E tu, quali guide preferisci e perché? Lascia un commento


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