Il vertice europeo di fine giugno esaminera’ una “road map” sul futuro dell’euro. Lo rivela il domenicale ‘Welt am Sonntag’ (WamS), secondo il quale a lavorare sulle proposte del cosiddetto “masterplan” sono gia’ il presidente dell’Ue, Herman van Rompuy, il presidente della Commissione europea, Jose’ Maluen Barroso, quello della Bce, Mario Draghi, ed il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker....
Secondo le informazioni raccolte dalla WamS, l’obiettivo e’ quello di mettere “l’Ue su un nuovo livello”, con i preparativi della road map che richiederanno “tre o quattro incontri” nelle prossime settimane.
PASSI ULTERIORI – Van Rompuy, Barroso, Juncker e Draghi starebbero gia’ lavorando su quattro settori, riguardanti le riforme di struttura, un’unione bancaria, un’unione fiscale ed un’unione politica. Un rappresentante di rango elevato dell’Ue ha spiegato alla WamS che il prossimo vertice europeo di giugno produrra’ “un grosso risultato”, poiche’ “in ogni parte del mondo, in America e in Asia, ci chiedono dove vogliamo andare. Dopo due anni di crisi dobbiamo adesso dare una risposta”. Un rappresentante dell’Eurozona ha spiegato al giornale che “esiste unanimita’ sulla necessita’ di passi ulteriori verso l’integrazione”.
GLI EUROBOND – la zona euro finirà per adottare gli eurobond, nonostante l’attuale opposizione di Berlino. E’ quanto ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Monti in un’intervista al quotidiano greco To Vima. “Credo che avremo gli eurobond in una forma o in un’altra, perché la nostra unione sta diventando più stretta”, ha detto il Presidente del Consiglio. “Ma deve essere chiaro – ha aggiunto – che l’emissione degli eurobond non significherà licenza di spendere”. Sullo stesso quotidiano, il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha ribadito però l’opposizione di Berlino: “Gli eurobond avrebbero due conseguenze: più debito e minore competitività”.
CRISI PROFONDA - La Spagna è il nuovo buco nero dove rischia di precipitare l’intera area euro, ed i destini dei politici legati al ciclo economico dei prossimi mesi, come Barack Obama. Le banche iberiche sono sull’orlo del fallimento, a causa dello scoppio della bolla immobiliare, e la susseguente recessione che ha svalutato asset e fatto fallire numerosi creditori. Bankia è il caso più grave, visto che senza l’intervento pubblico la conglomerata che riunisce le casse di risparmio, tra le quali la Caja Madrid, sarebbe già fallita. Il governo di Mariano Rajoy però non ha la dotazione finanziara per poter sostenere il crollo del proprio sistema creditizio, e per questo c’è una corsa febbrile per una soluzione che possa contenere il probabile contagio all’intera eurozona. L’uscita della Grecia dalla moneta unica rischia di diventare un evento minore in caso di collasso spagnolo, che rimane la quarta economia dell’eurozona nonostante abbia dati già ora drammatici, come un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 50%.
SOLUZIONE MERKEL - Per risolvere la crisi delle sue banche la Spagna deve accettare l’aiuto del fondo salvastati Efsf. E’ quanto chiedono a Madrid, secondo Der Spiegel, Angela Merkel ed il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Wolfgang Schäuble(Cdu). Il settimanale spiega che questa linea e’ stata concordata dalla Merkel e da Schäuble per impedire un’accentuazione della crisi economica nei Paesi del Sud Europa in caso di eventuale uscita della Grecia dall’euro. Der Spiegel rivela cheSchäuble, nel corso del suo incontro di mercoledi’ scorso a Berlino con il ministro spagnolo dell’Economia, Luis de Guindos, avrebbe invitato la Spagna a far ricorso al fondo salvastati, proposta pero’ respinta dal ministro spagnolo, convinto che il suo Paese ce la faccia con i suoi mezzi ad affrontare l’attuale difficile situazione.
l settimanale sottolinea che nella settimana appena trascorsa la Spagna ha dovuto piazzare i suoi bond ad un interesse del 6,7%, praticamente analogo a quello che aveva indotto lo scorso anno Portogallo e Irlanda a far ricorso al fondo Efsf.Il principale settimanale tedesco scrive inoltre che, secondo stime del governo tedesco, le banche spagnole avrebbero bisogno di un’iniezione di denaro dell’ordine di 50 miliardi fino ad un massimo di 90 miliardi di euro.
LE MULTINAZIONALI – Nel frattempo è il Wall Street Journal a rivelare i grossi nomi dell’industria che stanno “tirando i remi in barca”, spostano fondi per non tenere più liquidità in Grecia o altre nazioni considerate a rischio. Federico Rampini su Repubblica riprende l’articolo e lo dettaglia:
C’è il colosso farmaceutico GlaxoSmithKline, c’è il gigante delle bevande Diageo. Ci sono fior di multinazionali europee come la Heineken olandese, il tour operator tedesco Tui, la catena inglese di supermercati elettronici Dixons. In media il 20% delle imprese tedesche ammettono di avere in corso una sorta di “piano di evacuazione”. Alcune società di consulenza come Roland Berger, o grandi studi legali internazionali come Linklaters, fanno gli straordinari per rispondere all’assedio dei clienti, cioè le multinazionali in cerca di aiuto su come smobilitare il più presto possibile dai paesi a rischio dell’eurozona. O quantomeno ridurre i danni, nell’eventualità peggiore.Uno schema spiega il dettaglio:
Gli scenari contemplati dalla crisi vanno “dalla paralisi dei pagamenti trans-frontalieri, all’anarchia civile in Grecia, fino alla disintegrazione generale dell’Unione monetaria europea”. Le misure precauzionali prese dai big dell’industria. source