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Se la Rai festeggia l’anno nuovo con quaranta secondi di anticipo, noi possiamo permetterci di fare ben di più. E quest’anno anticipiamo di circa 350 giorni ogni tipo di blog e testate, proponendovi - ai primi di gennaio! - le 7 parole che caratterizzeranno il 2016.
1) REFERENDUM ISTITUZIONALE:
Legge elettorale e riforma del Senato hanno dominato lo scenario politico dell’anno appena trascorso, e a maggior ragione domineranno lo scenario del 2016.
Quello su Italicum e riforma Boschi sarà un referendum insolito, molto più politico che istituzionale: la domanda dovrebbe essere "Vi piace come abbiamo cambiato la Costituzione?", e invece sarà letta come "State con Renzi o con il Resto del Mondo?". Una guerra santa che, con ogni probabilità, assumerà toni epici.
I Nazgul voleranno in groppa ai loro Gufi e si scontreranno con Gandalf-Renzi, a cavallo di Ombromanto, la sua balena bianca.
2) AMMINISTRATIVE:
Milano, Roma, Napoli e Torino. Quattro città per le quali - governo e opposizioni lo sanno - è riduttivo parlare di elezioni amministrative.
- Lo scenario più chiaro, per ora, è quello milanese: il PD è impegnato nelle primarie tra l’ex numero uno di Expo Giuseppe Sala, l’assessore al welfare Pierfrancesco Majorino e la pupilla di Piasapia Francesca Balzani (assessore al bilancio, vicesindaco di Milano e già eurodeputata).
Sul ring è già pronta Patrizia Bedori, uscita vincitrice con qualche decina (decina!) di voti dalle audizioni del M5S.
Meno chiara la posizione del centrodestra: Forza Italia sta vagliando diversi candidati, ma farebbe un passo indietro in caso di scesa in campo di Teo Salveenee. - Situazione incerta a Napoli, con un PD che non ha ancora deciso se andare a primarie o individuare un nome condiviso, Mara Carfagna che declina il gentile invito di Berlusconi, e l’indomito Luigi De Magistris, senza più un partito ma alla ricerca di una lista per ricandidarsi.
Troppo difficile immaginare cosa farà il Movimento, attendiamo con impazienza le “primarie online”. - Veniamo a Torino. Le rotture di palazzo (prima con SEL, poi con l'ala-FIOM di Airaudo), i malumori di fronte alla "svolta renziana" di Fassino, una gestione non spendibilissima dell'affaire comunale (dismissione delle partecipate, trascuratezza della vita quotidiana della città in favore di una maggiore apertura internazionale) portano ad una semplice domanda: resisteranno le truppe cammellate del Partito?
Sommate la divisione (ormai dichiarata) del centrosinistra al malumore sociale e capirete perché la nouvelle vague grillina sia ringalluzzita: il PD teme che, una volta andati al ballottaggio, sia garantito un effetto-Parma. - Gli occhi di tutti, però, saranno puntati sono Roma. Dopo il commissariamento di Marino, defenestrato dal suo stesso partito, è ora in sella il Prefetto Tronca. E anche se all'opinione pubblica non dispiace poi così tanto l'idea di avere un amministratore paracadutato dalle Alte Sfere, prima o poi queste benedette elezioni bisognerà farle.
Totonomi: Giachetti, Meloni, Di Battista. Ma nessuno ha voglia di cospargersi di nafta e darsi fuoco volontariamente, ché ora come ora a presentarsi come figura "politica" nella capitale si rischia ben più di una pernacchia. Nessun aspirante suicida, dunque, per il momento: starà a Renzi, Grillo e centrodestra decidere chi “accendere”.
Che significa tutto questo? Significa che lo scoglio per il governo raddoppia, non solo la riforma costituzionale ma anche il polso nel (del) Paese. Immaginate lo scenario: Roma, Napoli e Torino non votano il Partito di governo; Milano lo vota obtorto collo. Ha un bel da dire Renzi nello smarcarsi dalle amministrative, ma se tre delle quattro principali città italiane protestano ce n'è abbastanza per giustificare una crisi politica.
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3) OLIMPIADI DI RIO
Battendo Chicago, Madrid e Tokio, Rio si è aggiudicata la XXXI edizione delle Olimpiadi, che per la prima volta si disputateranno in un paese sudamericano.
Il 5 agosto, allo stadio Maracana, la cerimonia di apertura darà inizio a 306 competizioni in 28 sport (torna, dopo oltre 100 anni il golf, non più disciplina olimpica dal 1908). Una carrellata di emozioni e immagini che ci darà la nostra razione di eroi (per carità, solo sportivi) per quest'anno.
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Tema assai più tosto riguarderà l'autunno. Le Presidenziali Americane si terranno l’otto novembre, ma sarà già il mese di luglio a consegnarci un dato importante: i vincitori delle primarie.
In mezzo all'estate scopriremo chi avrà il compito di guidare lo schieramento democratico (per ora in testa c'è Hillary Clinton, seguita da Bernie Sanders e Martin O’Malley) e chi di guidare quello repubblicano (Donald Trump combatte con il texano Ted Cruz per il primo posto, seguono Ben Carson e Marco Rubio).
Ovviamente le vere elezioni si disputeranno su Netflix: esce in contemporanea la quarta stagione di “House of Cards” (che volponi). Real elections are so overrated.
5) ELEZIONI PARLAMENTARI IN RUSSIA
Sarebbero dovute cadere nel 2015, ma Putin le ha posticipate.
Non escludiamo di ritrovare questa voce ne “Le 10 parole del 2017”.
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6) EUROPEI DI CALCIO
Forza Italia è ai minimi storici, non sposta più niente, pure Bondi ha abbandonato. Eppure sta ancora lì, a costringerci ad urlare “Alè Azzurri” (quanta tristezza).
Il Campionato Europeo di Calcio si svolgerà dal 10 giugno al 10 luglio in Francia, sulle note del dj David Guetta a cui è stata commissionata la canzone ufficiale.
Saranno 10 gli stadi interessati, tra cui lo Stade de France (il più grande con una capienza di 81 mila posti) a Saint Denis.
Le tensioni quest'anno sono moltiplicate: il (recente) clima di terrore scatenato dal terrorismo dell'Isis, sommato alle pessime prove che (da Charlie Hebdo in poi) polizia e intelligence francesi hanno dato, hanno creato non poche perplessita in merito all'opporunità che la Francia ospiti un evento a così alto potenziale di rischio.
La partita più importante che attende i francesi non si giocherà sull'erba dello Stade de France.
7) BREXIT
Si terrà entro il 2017, ma presumibilmente a ottobre 2016, il referendum "secessionista" che rischia di cambiare le sorti dell'Europa.
Annunciato da Cameron durante la campagna elettorale dello scorso anno, il dibattito Europa SI - Europa NO sta scuotendo l'isola, a partire dall'opinione pubblica fino ad arrivare al governo - pare che almeno 4 ministri siano per l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.
Crisi economica, migranti, terrorismo, ma anche lo storico "isolazionismo" dei britannici, giocheranno a favore di un'uscita dall'UE. Sul fronte opposto, gli europeisti sono forti di schiere di analisti che denunciano la ricaduta economica che l'uscita causerebbe al paese.
Stiamo a vedere: nel frattempo Cameron ha già annunciato che continuerà a governare. Dentro o fuori l'Europa.
Francesco Cottafavi (ha collaborato UM)
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