Quando arriva il Sunset Limited

Creato il 03 gennaio 2011 da Andreapomella

Corteggiavo Sunset Limited di Cormac McCarthy dal 2006, l’anno della sua uscita, lo stesso per intenderci de La strada. Guardavo quel libriccino scarno, un pugno di pagine scandite da quella litania, Bianco, Nero, Bianco, Nero, e non mi decidevo mai a comprarlo. E dire che ho una specie di venerazione per la prosa di McCarthy, però succede, che si lambisca un amore possibile, che non scocchi la scintilla nonostante l’attrazione, succede per qualche misteriosa ragione. Quello che so è che le letture sono percorsi, itinerari, i libri che facciamo susseguire sono legati da un senso, e noi non possiamo tradire la direzione, la strada che abbiamo intrapreso. Ciò che è capitato di recente è che Sunset Limited è finito precisamente nella mia direzione, in una lista ben precisa di opere di cui nutrirmi. O più semplicemente, è capitato che io avessi bisogno di lui. Non stiamo parlando di un romanzo, intendiamoci, diremmo piuttosto il testo di un’opera teatrale. O forse invece si tratta proprio di un romanzo (in forma drammatica, come ha precisato lo stesso McCarthy), un poderoso, dominante romanzo dostoevskijano. Un tavolo, l’interno di una casa popolare, e, appunto, un bianco e un nero. E un dialogo fiume sul senso della vita e della morte. Il Nero è un redento, cui una mattina capita di dover salvare uno sconosciuto, un professore, ossia il Bianco, dalle rotaie del Sunset Limited, sotto cui stava per gettarsi per porre fine alla sua vita. In mezzo ai due, sul tavolo, un libro. Una Bibbia. Il resto è vertigine pura, speculazione filosofica, religione, Dio, libero arbitrio. Splendido e sconvolgente, come poche cose.


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