Politici così non ne progettano più
Contrappuntato da uno sguardo appassionato e da una poetica del ricordo, Quando c’era Berlinguer (2013) è un documentario che omaggia e celebra. Nel mentre Veltroni (voce narrante interna) perde lucidità e si incastra in una costruzione documentaristica, che sfiora il sentimentale e fatica a concentrarsi sul personaggio istituzionale.
La carrellata iniziale di persone comuni e studenti a cui viene chiesto chi era Enrico Berlinguer è desolante e fa capire quanto sia poco conosciuto un uomo che ha rivoluzionato il PCI italiano. E da quel momento Veltroni (regista del documentario prodotto SKY) comincia a inanellare immagini di repertorio e testimonianze esclusive, in uno spazio che non ha continuità temporale, ma tematica. È così che viene costruito Quando c’era Berlinguer, un film che ha alla base una domanda legittima: come ha fatto un politico a toccare il cuore di così tante persone, tanto che al suo funerale ha partecipato una folla che si perdeva a vista d’occhio? Walter Veltroni prova a rispondere a questa domanda, ma in realtà lo sguardo appassionato e nostalgico è principalmente il suo (tant’è che si ricerca nelle immagini di repertorio e ostenta la sua ammirazione) e si nota il tocco del regista per tutto il durare della pellicola. Difatti le interviste divengono il corollario di un omaggio personale, che ripercorre le fasi politiche di Berlinguer, la sua passione, la sua perseveranza e le frasi celebri, riportandolo (idealmente) in vita per 120 minuti.
Nonostante tutto Quando c’era Berlinguer è un accettabile documentario, che informa e fa conoscere, che “lucida” la lapide del politico e gli destina una passionale celebrazione. Un doc biografico, che sfiora la privacy di Berlinguer e che sottolinea i cardini base del suo pensiero politico.
Uscita al cinema: 27 marzo 2014
Voto: ***