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I.l’Orologio della Storia
rievocando il passato personale dei tre, facciamo un salto indietro fino alle “glorie” del ventennio fascista, quando c’era Lui (emblematicamente, inquadrato sempre di spalle). scopriamo che Pavanati e Beretta erano al servizio del Duce- delle camicie nere devote- sempre sull’attenti, sempre pronti ad eseguire tutti i compiti che Lui comandava. la caccia al sovversivo bombarolo (l’anarchico poi venduto caricaturizzato da Rossetti), i bislacchi esercizi ginnici, il Suo instancabile iper-attivismo sessuale- riscontrabile, ancor più meschinamente e ridicolmente, in molti duci recenti- le prove di forza che Lui dava in pubblico, il ricevimento delle varie personalità politiche dell’epoca. la sagacia dissacrante con cui vengono fotografati i Patti Lateranensi (con uno strepitoso Mario Carotenuto nei panni di Papa Pio undicesimo), una spartizione di beni e profitti; oppure, ancora, la visita di Hitler a Roma, ricostruita -con il vate D’Annunzio, declamante e delirante, i balletti abissini e, dulcis in fundo, il mangiafuoco- come un siparietto circense, evidenza del pizza-e-mandolino vanto, ancora oggi, del nostro paese all’estero.
II.autarchicamente sani
ma non ci si limita alla ridicolizzazione di quella che è la pagliacciata più sanguinosa e liberticida che l’Italia abbia mai conosciuto, si va oltre. si tocca l’arroganza, lo strapotere, il privilegio manipolatorio che ha reso (e rende) la classe dirigente (italiana), praticamente, intoccabile. si finisce col tifare per il mite Beretta, pur essendo un nostalgico fascista, che appare come un agnellino sacrificale (capro espiatorio degli intrighi di palazzo) in mezzo agli artigli delle retroguardie del vecchio regime (Pavanati, riciclato nella Giustizia) e agli ex denunciatori dello stesso vecchio regime (Rossetti l’anarchico, interpretato da Hugo Pratt), per una volta seduti al posto di potere. c’è una vena trettiana nel tratteggiare i contorni del Potere, probabilmente la vera anima dell’opera, che scavalca l’occhio per andare a bussare direttamente alla nostra coscienza critica, chiedendoci- almeno stavolta- di non rimanere passivi.
titolo originale: Quando c'era lui... caro lei!
un film di Giancarlo Santi
1978
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