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Quando c'era Marnie

Creato il 27 agosto 2015 da Jeanjacques
Quando c'era Marnie
Che ormai quello dell'animazione giapponese sia per me un luogo in cui non mi avventuro più con la stessa frequenza delle superiori, credo sia ormai cosa nota. Non è un abbandono, semplicemente è una strada che col tempo non mi trovo più a frequentare, come è successo con molte altre. Un po' la cosa mi rattrista, ma da un'altra parte credo faccia parte del crescere. Rimangono però dei nomi che, al di là di tutto, rimangono un punto d'appoggio anche per quella che può essere la fede più vacillante, e uno di questi è il famoso Studio Ghibli. Che vabbeh, ci ha costretti a vedere una cosa come Terramare, ma ogni tanto a tutti può capitare di fare una sonora scivolata, mentre per il resto ha quasi sempre donato al mondo opere di gran prestigio. Magari non tutti sono dei capolavori assoluti come molti ribadiscono, però c'è sempre un livello qualitativo e una raffinatezza di base che si fanno sentire, anche nei risultati peggiori, e dove la capacità narrativa latita viene sempre quella tecnica a compensare il tutto. Proprio per questo non mi sono fatto scappare quella che è la loro ultima fatica, dopo la recente smentita della chiusura dello studio del fondatore e maestro indiscusso dell'animazione Hayao Miyazaki, per vedere dove le nuove leve hanno saputo spingersi e per constatare se ancora una volta i livelli qualitativi hanno saputo mantenersi sopra la media a cui ci hanno abituati per lungo tempo.

Anna è una ragazzina orfana di dodici anni, molto introversa e con un grave problema di asma. Su consiglio del medico, i genitori adottivi la mandano dagli zii nell'Hokkaido orientale, dove l'aria di mare non potrà farle che bene. Lì Anna incontra Marnie, una bionda ragazzina che però...

Il prestigio dello Studio Ghibli è inevitabilmente legato a doppio filo al nome e alla fama del suo fondatore, quell'Hayao Miyazaki che ha stupefatto il mondo intero con La città incantata e che di recente ha sciolto il cuore degli spettatori con Si alza il vento, l'ultima importante fatica prima del suo ritiro ufficiale - discorso che però va avanti da che ha avuto il primo infarto, ovvero dai tempi di Princess Mononoke e che quindi non è mai chiuso del tutto. Questo è sia un pregio che un demerito perché, se da una parte il suo riconoscimento ufficiale negli ambiti cinematografici di tutto il mondo (non dimentichiamoci che ha vinto un Oscar, un Leone d'Oro a Venezia e l'Orso d'Oro al Festival di Berlino) ha portato gli anime all'attenzione di chi prima li snobbava, dall'altra ha imposto uno stile che ormai tutti coloro che visionano i prodotti del suo studio si aspettano. Quindi ecco che quando i suoi collaboratori se ne escono con un lavoro nuovo, in tanti iniziano a smenarla che "Eh, ma la magia del Maestro non si sente". Beh, personalmente io credo che nella cosa non ci sia per forza un male, perché ognuno ha un suo modo di raccontare le cose e sta proprio in quell'individualità la ricchezza dell'opera in questione. Perché di Miyazaki in Kaguya-hime no monogatari ci sono solo i temi di fondo, che però vengono sviscerati in maniera totalmente diversa, ma rimane comunque un'opera bellissima nonostante gli incassi non proprio eccelsi. Che dire quindi di questa fantomatica Marnie? Battute sceme a parte, tipo "Quando c'era Marnie, le maree venivano sempre in orario", posso asserire che la tanto rinomata magia del Maestro non si sente, ma sinceramente, a un certo punto, chissenefrega! Quello che abbiamo di fronte è un'opera sicuramente imperfetta e che non è assolutamente esente da critiche, ma anche qui va ricordato che il regista Hirosama Yonebayashi - precedentemente animatore di diverse scene chiave degli ultimi lavori del sensei - è ancora molto giovane ed è solamente alla sua seconda fatica. La prima è stato quell'Arietty, supervisionato e scritto da Miyazaki, che da un lato mi era piaciuto ma che dall'altro avevo trovato davvero povero di contenuti. Qui per me si fa un passo in avanti, la storia ha una corposità maggiore e i temi di fondo vengono ben espressi, però... beh, c'è sempre un però di fondo. Perché è innegabile che il film sia lento e a tratti addirittura troppo serioso, cosa che in certi punti stona incredibilmente coi momenti tipici dello studio Ghibli ai quali deve per forza di cose far ricorso, creando delle parentesi che ho potuto ignorare solo con un grande sforzo di volontà. Poi i dialoghi, Ecco, una cosa su cui non sono riuscito a passare sono proprio quelli, perché non solo apparivano decisamente poco naturali, ma pronunciati da delle ragazzine di dodici anni finivano per diventare quasi ridicoli, vista la melodrammaticità che si andava a toccare. Però è un film decisamente molto umano e, cosa incredibile, nonostante col suo proseguire sono andato a indovinarmi tutti i colpi di scena, questi hanno finito per colpirmi ugualmente. E non c'era nulla di nuovo nel metterli in atto o nel rappresentarli, anzi, una narrazione molto schematica, eppure mi ha saputo toccare davvero nel profondo. Alla fine Quando c'era Marnie è una storia nella storia, un inno al potere dei ricordi e a come questi debbano essere non tanto un'ancora nel passato o ad un'eventualità che non c'è mai stata, ma una spinta per andare avanti nonostante tutto. E lo è alla sua maniera, semplice ed evocativa, con dei momenti di alto cinema che però, purtroppo, diventano incongruenti con alcune sequenze troppo frettolose e un'ending troppo happy e meno variegata di quanto si vorrebbe. Come già detto, un film molto imperfetto, ma forse per questo davvero molto umano. E che alla fine tra ricordi, introspezioni e deja-vu, finisce per dare la lezione più semplice di tutte: se noi ci accettiamo, forse anche il mondo ci accetterà. Magari non del tutto e non subito, ma è sempre un primo passo.

Sto leggendo che in rete ha diviso nei soliti schieramenti di detrattori ed estimatori assatanati. Io come al solito mi metto nel comodo mezzo... anche se stavolta mi sbilancio un poco verso il .Voto: ★ ½

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