Magazine Cultura

“Quando cala il buio” di Massimiliano Bellezza

Da Vivianap @vpicchiarelli

1Salem, Oregon settentrionale. Alle inquietanti sparizioni di bambini e adolescenti segue la scoperta di una vera e propria casa degli orrori, all’interno della quale si trovano i corpi delle piccole vittime. Altrove, un uomo si sta preparando a lasciare il suo appartamento. Si fa chiamare Ray Smith. Le sue mani sono sporche di sangue e una donna dai lunghi capelli neri è riversa sul pavimento. Allo specchio, il volto dell’assassino è deturpato: sulla sua pelle, l’uomo reca i segni di qualcosa che accadde quando era soltanto un bambino, e che l’ha cambiato per sempre. Una settimana dopo, cinque ragazzi sono immobili dinanzi al cancello di una scuola abbandonata. Sono cinque, giovani e forti. Ne rimarrà solo uno. A metà strada tra Stephen King e Donato Carrisi, la prosa di Massimiliano Bellezza è un coltello pronto a fendere il sonno dei lettori e a trascinarli con sé in un vortice di puro terrore. Perché Ray Smith non è il nome di un personaggio. Ray Smith è il nome del vostro prossimo incubo.

C’è un mostro nella cittadina di Salem, nell’Oregon, che uccide senza pietà bambini dagli 8 ai 16 anni.
Lui è un serial killer dal viso deturpato, segnale inequivocabile di un passato impossibile da dimenticare.
E poi ci sono loro, cinque amici, ragazzini che di notte decidono di entrare in una scuola abbandonata, così, per spavalderia, per smentire le dicerie sui fantasmi. Il gioco si trasforma, però, in una fuga contro la morte, tra indizi macabri e corse claustrofobiche in un edificio che sembra non dare via di scampo.

Classico thriller-horror caratterizzato da una narrazione serrata, favorita da capitoli brevissimi, con il chiaro intento di spingere il lettore verso l’ansia, l’angoscia, il terrore, il panico dei protagonisti stessi. La presenza delle descrizioni, dettagliate e curate quasi con perizia chirurgica, di stati d’animo e luoghi, smorza, però, il pathos. Forse sarebbe stato più incisivo lasciar parlare i protagonisti.

Il finale lascia l’amaro in bocca e assume quei toni sospesi che potrebbero farci pensare a un possibile seguito?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :