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Quando conta solo lo spettacolo. Che prevale sulla morte.

Creato il 09 ottobre 2010 da Rockinberto

RIP Sarah Scazzi. Che lo zio passi in punizione (qualunque essa sia) il resto della sua vita. Delitto atroce, abominevole, da condannare senza se e senza ma.

Vi è però il solito “ma” riguardo a come tutta la vicenda è stata trattata. O, per meglio dire, come è stato trattato tutto il contorno. Perché i fatti nudi e crudi – senza contorno – sono che una quindicenne è morta. Assassinata dallo zio. Il quale ha confessato ed è stato arrestato. I fatti sono anche che nel 2008 (l’ultimo dato che ho trovato, fonte Eures-Ansa), gli omicidi in Italia sono stati 601, ovvero 1,6 uccisioni al giorno. La maggior parte delle quali passate sotto silenzio, se non a livello locale. Evidentemente quello che da’ la direzione e l’intensità alla copertura mediatica è il contorno, non il fatto in se’. Tradotto in parole povere, quello che ha fatto sì che tutti sappiano chi fosse Sarah Scazzi, come sia stata uccisa e da chi, non è stata la tragedia della morte violenta di per se stessa. E’ stato tutto quello che vi si è costruito attorno. Il fatto che la famiglia si fosse rivolta a “Chi l’ha visto?” dopo la sua sparizione. Il fatto che l’annuncio stesso della confessione e quindi della morte sia stato dato in diretta televisiva. Il fatto che – diciamocelo – la vicenda sia stata resa ancora più torbida dalla violenza compiuta dallo zio sul cadavere. Particolari morbosi e abominevoli che “piacciono” alla gente. Il fascino dell’orrido – quella sindrome per cui davanti a una cosa oscena non si riesce a distogliere lo sguardo, quel fenomeno irragionevole per cui di fronte a un incidente tutti si ammassano sperando inconsciamente di vedere qualche morto o qualche arto troncato. La normale bestialità umana, insomma.
Nel caso di Sarah Scazzi tutte queste variabili si sono unite per dar vita a un caso mediatico da picchi di audience. E infatti: polemica infinita per l’annuncio dato in diretta a Chi l’ha visto?. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Polemica infinita sull’atteggiamento da bullo e aspirante divo del fratello della vittima. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Fiumi e fiumi di parole, orali e scritte, sulla bestialità dello zio, il nuovo orco necrofilo del millennio, la sua storia, i sospetti di abusi sulle figlie e via discorrendo, di abominio in abominio. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Centinaia e centinaia di blogger (me compreso ma con quel viscido di Grillo in prima linea a cavalcare l’evento) che discettano sulla società malata, sul ruolo delle donne, sull’arretratezza dell’Italia… Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata.
Potrei continuare a lungo ma aggiungo solo l’ultimo episodio che mi ha fatto a dir poco indignare: oggi i funerali. E la gente che applaude al passaggio della bara. Applaude?!?!?! Ma per quale irragionevole motivo adesso si applaude ai funerali? E’ stata brava a morire? Ha fatto bene? L’applauso una volta era manifestazione di approvazione. Sono contenti che sia morta? Dov’è finito il rispettoso silenzio che accompagnava la morte una volta? Forse lo so io: è stato messo in secondo piano dallo spettacolo. Lo spettacolo della morte. Bello. Lo spettacolo ti distrae dalla noia, dal grigiore, dal piattume. E allora applaudiamo a questo meraviglioso spettacolo che tanto ci intrattiene. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Ma fa sempre parte dello spettacolo.


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