RIP Sarah Scazzi. Che lo zio passi in punizione (qualunque essa sia) il resto della sua vita. Delitto atroce, abominevole, da condannare senza se e senza ma.
Vi è però il solito “ma” riguardo a come tutta la vicenda è stata trattata. O, per meglio dire, come è stato trattato tutto il contorno. Perché i fatti nudi e crudi – senza contorno – sono che una quindicenne è morta. Assassinata dallo zio. Il quale ha confessato ed è stato arrestato. I fatti sono anche che nel 2008 (l’ultimo dato che ho trovato, fonte Eures-Ansa), gli omicidi in Italia sono stati 601, ovvero 1,6 uccisioni al giorno. La maggior parte delle quali passate sotto silenzio, se non a livello locale. Evidentemente quello che da’ la direzione e l’intensità alla copertura mediatica è il contorno, non il fatto in se’. Tradotto in parole povere, quello che ha fatto sì che tutti sappiano chi fosse Sarah Scazzi, come sia stata uccisa e da chi, non è stata la tragedia della morte violenta di per se stessa. E’ stato tutto quello che vi si è costruito attorno. Il fatto che la famiglia si fosse rivolta a “Chi l’ha visto?” dopo la sua sparizione. Il fatto che l’annuncio stesso della confessione e quindi della morte sia stato dato in diretta televisiva. Il fatto che – diciamocelo – la vicenda sia stata resa ancora più torbida dalla violenza compiuta dallo zio sul cadavere. Particolari morbosi e abominevoli che “piacciono” alla gente. Il fascino dell’orrido – quella sindrome per cui davanti a una cosa oscena non si riesce a distogliere lo sguardo, quel fenomeno irragionevole per cui di fronte a un incidente tutti si ammassano sperando inconsciamente di vedere qualche morto o qualche arto troncato. La normale bestialità umana, insomma.
Nel caso di Sarah Scazzi tutte queste variabili si sono unite per dar vita a un caso mediatico da picchi di audience. E infatti: polemica infinita per l’annuncio dato in diretta a Chi l’ha visto?. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Polemica infinita sull’atteggiamento da bullo e aspirante divo del fratello della vittima. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Fiumi e fiumi di parole, orali e scritte, sulla bestialità dello zio, il nuovo orco necrofilo del millennio, la sua storia, i sospetti di abusi sulle figlie e via discorrendo, di abominio in abominio. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Centinaia e centinaia di blogger (me compreso ma con quel viscido di Grillo in prima linea a cavalcare l’evento) che discettano sulla società malata, sul ruolo delle donne, sull’arretratezza dell’Italia… Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata.
Potrei continuare a lungo ma aggiungo solo l’ultimo episodio che mi ha fatto a dir poco indignare: oggi i funerali. E la gente che applaude al passaggio della bara. Applaude?!?!?! Ma per quale irragionevole motivo adesso si applaude ai funerali? E’ stata brava a morire? Ha fatto bene? L’applauso una volta era manifestazione di approvazione. Sono contenti che sia morta? Dov’è finito il rispettoso silenzio che accompagnava la morte una volta? Forse lo so io: è stato messo in secondo piano dallo spettacolo. Lo spettacolo della morte. Bello. Lo spettacolo ti distrae dalla noia, dal grigiore, dal piattume. E allora applaudiamo a questo meraviglioso spettacolo che tanto ci intrattiene. Ah, per inciso una ragazzina è morta assassinata. Ma fa sempre parte dello spettacolo.