La questione della Grecia, al centro di tutti i notiziari da diversi anni e in questi giorni ancor di più, visti gli accordi slittati e il debito non saldato, è considerata dall'Unione Europea, un tema molto importante in quanto si teme che tale situazione possa riflettersi, o si stia già riflettendo, negli altri mercati della zona euro. Ma com'è cominciato tutto?
La crisi Greca inizia a fine 2009, quando il presidente George Papandreou, immediatamente dopo le elezioni politiche svela che i precedenti governi greci avevano falsificato i dati di bilancio dei conti pubblici, per consentire alla nazione Greca di essere in regola, con i requisiti richiesti dall'Unione Europea, affinché potesse entrare a far parte dell'Euro, dichiarando chiaramente il rischio di fallimento del Paese.
All'inizio dell'anno 2010 i Titoli di Stato per il finanziamento del debito pubblico vengono declassati, dalle agenzie di rating, a Junk Bond, cioè Titoli Spazzatura caratterizzati da un alto tasso di rendimento ma con scarsa probabilità di venire remunerati. Questo ovviamente crea diffusi timori di una crisi del debito pubblico contagiosa nei confronti di altri Paesi della Zona Euro.
I Leader dei Paesi dell'Euro zona insieme con Il Fondo Monetario Internazionale hanno attuato diversi piani di salvataggio per consentire alla Grecia di coprire tutte le sue esigenze finanziarie ma dopo vari tagli alla Spesa Pubblica, privatizzazioni , la disoccupazione è continuata a salire e così anche i tagli alle pensioni e agli stipendi, e le tassazioni sugli immobili.
Nel 2011 la Grecia convince la Germania ad attivare il Fondo Salva-Stati ma il governo di George Papandreou vuole sottoporre a referendum il piano di salvataggio per far decidere ai cittadini se accettare o meno le condizioni imposte dall'Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Centrale Europea di tagliare la metà del debito greco ai i creditori privati poi, alla fine il referendum è stato annullato dietro la minaccia, da parte dell'Europa, di sospendere gli aiuti economici.
A quel punto il premier Papandreaou si dimette, ricominciano diverse tranche di aiuti da parte dell'Unione Europea ma il paese cade in un fenomeno migratorio pari a quello del dopoguerra. La situazione peggiora ancora quando si verifica il rischio che gli investitori retail (investitori qualificati con un giro d'affari superiore ai 2 milioni di euro) non sono disposti a partecipare alla ristrutturazione del debitoma alla fine più dell'80% dei creditori privati hanno aderito e nell'operazione di bond swap (scambio di flussi tra due controparti) Atene riesce a cancellare quasi del tutto i 107 miliardi di debito in scadenza.
Alla fine del 2012 per provare a ridurre il proprio debito il ministero del tesoro greco effettuò un'operazione di buy-back sul debito stesso (riacquisto di azioni proprie) , acquistando titoli di stato per un valore di 45 miliardi al prezzo di soli 15 euro, riducendo così il debito pubblico di 30 miliardi.
Nelle elezioni di gennaio 2015 viene eletto a capo del governo Alexis Tsipras, le negoziazioni tra il premier e la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Comunità Europea falliscono in quanto le condizioni imposte dai creditori sono definite "umilianti" nei confronti del popolo greco e condurrebbero ad una "nuova crisi depressiva" l'economia del paese. Tsipras a fine giugno 2015, decide di indire un referendum per il 5 luglio 2015, sul quale gli elettori saranno chiamati ad accettare o rifiutare le proposte di ristrutturazione del debito fornite dai creditori.
Ad oggi sono diversi gli appelli affinché la crisi greca si risolva senza la rottura dell'Euro zona. Il Premier Tsipras chiede una proroga del programma di aiuti fino al referendum del 5 luglio, dopo il quale riprendere le trattative in base alla volontà del popolo greco, inoltre accusa l'Unione Europea di volere la Grecia ma non il suo governo.
La decisione della BCE di non aumentare il limite di 89 miliardi di euro dei prestiti di emergenza alle banche greche ha spinto il governo Tsipras a decidere sulla chiusura delle banche fino a lunedì 6 luglio. I bancomat riaprono a mezzogiorno di lunedì con un limite di ritiro massimo di 60 euro....e in tutto questo a soffrire sono sempre i poveri cittadini.