Quando finirà la discussione sulle vitamine?
Chissà per quanto i nostri “esperti” continueranno a sostenere che le vitamine non servono o addirittura che fanno male? E’ curioso come questa posizione sia palesemente in contrasto con la letteratura scientifica e anche con l’opinione dei medici più innovativi e autorevoli in giro per il mondo.
E allora perché questo atteggiamento retrogrado e poco scientifico? Perché negare l’evidenza sulle vitamine e sulle proprietà preventive e curative di molti nutrienti e fitoterapici e invece chiudere non un occhio ma entrambi gli occhi sugli effetti collaterali e sull’inefficacia di molti, troppi farmaci? Badate bene i farmaci servono eccome. Ma non tutti, non così tanti, non così precocemente nell’evoluzione di una malattia e non in modo così poco personalizzato.
Sulle vitamine e su altri cosiddetti integratori si assiste ad un battaglia che ha del ridicolo: si costruiscono a tavolino studi per dimostrarne l’inefficacia (indovinate chi li finanzia?) e ci si dimentica dell’enorme quantità di studi che al contrario ne indicano un ruolo preventivo e perfino terapeutico. Ci si preoccupa delle tossicità (rarissime e frutto di terapie errate) e non delle carenze presenti invece in un numero enorme di individui.
Si arriva perfino a parlare di “lobby dei produttori di vitamine” in un mondo medico violentato ogni istante dalle vere lobby, quelle delle multinazionali dei farmaci. Non è questo il luogo per elencare tutta la ricerca a sostegno di ciò che dico. Chiunque voglia saperne di più può facilmente approfondire. Ma ne voglio citare solo una.
Nel numero di giugno della prestigiosa rivista FASEB (The Journal of the Federation of American Societies for Experimental Biology), Bruce Ames, professore emerito dell’Università di Berkeley, e Joyce McCann hanno pubblicato un articolo che ha l’autorevolezza per chiudere per sempre il dibattito sulle proprietà terapeutiche di vitamine e altri nutrienti.
Ames da anni pubblica lavori sul ruolo delle vitamine nella complessa macchina biochimica dell’organismo e anche sul pericolo di carenze anche lievi ma durature nel tempo, come quelle a cui siamo esposti noi uomini moderni. Ames ha chiamato l’insufficiente apporto vitaminico a cui siamo esposti long latency deficiencies, ossia carenze croniche che non causano una vera avitaminosi come nello scorbuto o nella pellagra ma sovvertono la biochimica cellulare, le capacità di autoriparazione del DNA e quindi favoriscono l’insorgere delle tante malattie croniche che ci colpiscono.
A commento di questo ultimo lavoro di Ames, il direttore della rivista FASEB ha dichiarato: “Questo studio dovrebbe chiudere qualsiasi dibattito sull’importanza di assumere un buon multivitaminico completo tutti i giorni”. Vedremo se i nostri esperti leggeranno questo studio o se continueranno a fare finta di nulla.
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