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Quando i vecchi vogliono fingersi giovani

Creato il 07 luglio 2010 da Okamis

Quando i vecchi vogliono fingersi giovaniQuesta mattina sono stato a Milano.

Sorvolo sull’odissea che ho dovuto affrontare per arrivare a destinazione tutto intero, seppur pezzato quanto la mucca Lola (una sola parola: Trenitalia). M’interessa piuttosto proporvi un articolo letto su Metro. Si tratta di una brevissima intervista di Michele Mastrangelo a Don Paolo Padrini, parroco di Stazzano, ameno paesiello in provincia di Alessandria. Eccola:

PREGARE AVENDO IN MANO L’IPAD

Il messale digitale, consultabile sull’iPad. Tra pochi giorni sarà disponibile gratuitamente questa applicazione da lei ideata. La Chiesa sta cercando di avvicinarsi alle nuove tecnologie?

Credo di sì. Ma non è l’unica novità. C’è sempre più la necessità di predicare il Vangelo anche attraverso i nuovi mezzi.

E ha scelto l’iPad.

L’iPad sarà rivoluzionario, cambierà il modo di leggere. L’applicazione è uno strumento in più per chi viaggia e si vuole portare dietro i testi per pregare.

Piacerà?

Sì. L’applicazione gemella per iPhone in due anni è stata scaricata in 250mila copie.

Avvicinerà i giovani?

Sì. L’applicazione per iPhone ha svecchiato l’idea di breviario. Questo sarà un ulteriore strumento.

Ha anche creato una Web Tv parrocchiale, dove i fedeli possono seguire le messe in diretta.

L’idea è quella di star vicino ai parrocchiani, portando la messa a quelli impossibilitati. È uno scambio, come un peer-to-peer.

In questa sede non m’interessa stare a disquisire sull’amato/odiato iPad, quanto dell’approccio al “nuovo” che traspare da queste poche righe. Due i punti di riflessione che mi vengono da fare.

Il primo: proporre qualcosa di “vecchio” (nel senso di già conosciuto) attraverso una nuova patina esterna, non è forse un segnale di sconfitta? Cos’è che davvero veicola il messaggio? Il contenuto o il modo in cui questo viene presentato? Sia chiaro, vista quella che è una delle mie attività lavorative, da sempre do una grandissima importanza alla forma del recipiente. Ma se una persona si affaccia a una determinata opera solo perché affascinata da tale recipiente, non vuol forse dire che il messaggio, il contenuto, non riesce più a far presa sul pubblico? E attenzione: sottolineo che sto parlando di elementi già conosciuti e non di novità (in quel caso la patina esterna ha un ruolo leggermente diverso).

Seconda riflessione: cosa succede quando una tecnologia si appresta ad affiancarsi a un’altra, se non addirittura sostituirla? Semplice: si corre il rischio che a vincere la gara del progresso non sia il concorrente più in forma, bensì quello più dopato (leggasi: quello che gode del maggior pompaggio mediatico). Non a caso, nell’intervista di cui sopra don Paolo Padrini si lancia in affermazioni ridicole – quantomeno per chiunque abbia un minimo di affinità con le nuove tecnologie – come il fatto che l’iPad rivoluzionerà il modo di leggere (ignorando quindi l’esistenza dei veri EBR dotati di tecnologia E-Ink) o confondendo lo streaming con il peer-to-peer. E fortuna che questo è un prete high-tech, figuriamoci se era una delle cariatidi della corte del Vaticano ^_^

Quando i vecchi vogliono fingersi giovaniSciura Maria, ma cosa fa ancora con quel vecchio rosario di legno? Lo butti via e si compri subito il nuovissimo jPod con memoria da 20mb e disponibile nei colori bianco-papa o nero-suora. E lo sa quanto le costa questo autentico gioiellino? Appena 1.900€! Allora, cosa aspetta? Corra subito a comprarne uno!

Qualcuno, a questo punto, mi dirà che prendere come punto di riferimento una persona appartenente a un gruppo che, per natura, ha sempre manifestato una “certa diffidenza” verso le nuove tecnologie (scusate l’eufemismo grosso come un dirigibile) non sia proprio l’esempio migliore da portare avanti. Ma ne siamo davvero sicuri? Cosa distingue il parroco di Stazzano da una qualunque altra persona?

Prendiamo lo Steampunk. Fino a pochi mesi fa questa parola era pressoché sconosciuta a buona parte degli amanti del fantastico (inutile dire che faccio riferimento al suolo italiano). Oggi, finalmente (?), lo Steampunk sta cominciando a muovere i primi timidi passi anche nel Bel (??) Paese. Ma con quali risultati? Uno su tutti è che molti tra coloro che non ne avevano mai sentito parlare cominciano a interessarsene, e questo è un bene; a livello teorico. Già, perché molti tra questi fruitori di “secondo pelo” subiranno passivamente la nuova moda, senza interessarsi minimamente su quanto si nasconde dietro di essa. E così prenderanno per oro molta merda, proprio a causa dell’assenza di solide basi su cui costruire un corretto senso critico (basti vedere l’esempio Troisi: a voglia di ripetere che è la regina del Fantasy italiano, molti hanno finito per crederci).

E qui mi riaggancio a quanto scrivevo prima: come si può capire cosa è davvero rivoluzionario, senza una conoscenza di base costruita seriamente? Può bastare che qualche pezzo grosso dica “ehi, questo libro/film/gadget ecc. è meraviglioso” per garantirne il successo? Un certo Jobs sembrerebbe aver dimostrato che è proprio così, anche se ripeto: in questo caso il magico mondo di Apple funge solo da esempio di partenza.

Quello che sempre più spesso mi chiedo è: c’è ancora spazio in questo mondo per la vera eccellenza? Un’eccellenza che non necessiti di essere distorta sotto il peso del suo involucro per affermarsi sul mercato? E quanto pubblicità e apparenza hanno definitivamente mutato gli equilibri tra essere e apparire?

Cosa dite? Speravate in qualche risposta in più e in qualche domanda in meno?

Non questa volta.

PS: Che poi, a dirla tutta, mi fa un po’ sorridere come negli ultimi tempi la Chiesa, che da sempre si presenta come più interessata all’”anima”, dia sempre maggiore peso al “corpo”, ma questo è tutto un altro discorso.


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