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di Lorenzo Stecchetti (pseudonimo del poeta romagnolo Olindo Guerrini, 1845-1916)
Passano lenti. Un lampeggiar febbrile
arde a ciascun il ciglio.
Passan solenni e da le dense file
non si leva un bisbiglio.
Toccandosi le mani ognun di loro
cerca il vicin chi sia.
Se i calli suoi non vi segnò il lavoro,
quella è una man di spia.
Sotto l'aspra fatica e il reo destino
molti già son caduti,
molti il carcer ne tiene od il confino,
e pur sono cresciuti.Striscia il gran serpe de la folla oscura
de i ricchi su le porte.
Dentro, ne lo stupor de la paura,
si ragiona di morte.Intanto il passo de la muta schiera
allontanar si sente
e nel silenzio de la fosca sera
spegnersi lentamente.Ecco allora Epulon, vinto il terrore,
socchiude l'uscio e guata
e dice: "lode a Cristo ed al Questore,
anche questa è passata!".È passata, ma invan te ne compiaci
ne l'allegre parole,
son gli antichi rancor troppo tenaci
per tramontar col sole.Chi ti difenderà domani, quando
le turbe mal nutrite
assedieranno le tue case, urlando:
"è il primo maggio: aprite" ?Oh, ben gli sguardi noi tendiam levati
a l'avvenir fecondo
e tu chini la fronte! I tuoi peccati
hanno stancato il mondo.
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