quando il nonno va in tilt è meglio una terapia d’urto

Creato il 25 ottobre 2013 da Plus1gmt

Uno dei tanti motivi per cui questo 2057 che volge al termine passerà alla storia è il curioso caso del novantenne in avanzato stato di demenza senile, divenuto fenomeno virale per i suoi sproloqui e atteggiamenti più che originali.

Il veterano del post-punk, così lo chiamano i frequentatori del Circolo “G. Casaleggio” di Milano, uno dei luoghi storici della cultura del partito di regime radicato sul territorio che, in orari diurni, accoglie molti anziani del quartiere alla ricerca di un centro di aggregazione dove trascorrere il tempo, scambiare quattro chiacchiere e giocare ai videogiochi dei loro tempi. Ma il signor R. B., novantun anni il prossimo maggio, è ormai una vera e propria attrazione locale, suo malgrado.

Si presenta conciato alla moda del secolo scorso, quando il signor R. doveva essere proprio una testa calda, oltreché un musicista dilettante ma attento alle tendenze. Recita a memoria scioglilingua che, a detta degli storici della musica antica, sono riconducibili al precursore di quella che è oggi la principale forma di espressione artistica. Il suo cavallo di battaglia è il rap di “Fight da faida” di un autore della fine del xx secolo, tal Frankie Hi-Nrg Mc, uno dei tanti dissidenti nostalgici della repubblica spazzati via dalla rivoluzione del quarto Vaffa-day. Il signor R. si diletta anche nelle riproduzioni di ritmi obsoleti con la bocca, durante le quali i suoi conoscenti sconsigliano la sosta nelle sue vicinanze, facile immaginare il perché. Cita di continuo artisti e gruppi musicali ormai cancellati dalla memoria comune popolare e digitale.

Secondo il geriatra che lo ha in cura, si tratta di una forma di demenza, in cui tutta una serie di condotte volutamente dementi, esercitate durante la sua vita, hanno preso il sopravvento sul comportamento. Se avesse trascorso la vita raccontando barzellette, abitudine comune tra gli anziani prima della rivoluzione digitale e della consacrazione del pop come arte nobile, probabilmente ora si limiterebbe a far arrossire i suoi congiunti con qualche freddura spinta, come usava tra i nonni di una volta privi dei freni inibitori.

“Sicuramente mio marito ha condotto una vita all’insegna dell’eccentricità, sotto questo profilo” chiarisce F. D., la moglie novantunenne ma di tutt’altra lucidità mentale. “Ha passato buona parte della sua vita a imparare testi di canzoni, a storpiare frasi e parole per lavoro, ad armonizzare qualunque melodia compresa la sirena dell’ambulanza l’ultima volta in cui è stato necessario ricorrere al soccorso, e ad accattivarsi il plauso dei suoi contatti sui social network con contenuti sempre pensati per suscitare simpatia”.

La signora F. racconta qualche altro aneddoto a cui avrebbe dovuto prestare maggior attenzione, presagi di difficile comprensione del decorso mentale del marito. “I primi tempi della pensione, intorno ai 75 anni, li ha trascorsi guardando per intero le serie di cartoni animati preferite da nostra figlia quando era piccola, come Il giro del mondo in 80 giorni o Sherlock Holmes”. Decine di episodi visti senza interruzione e per più volte, con le stesse reazioni emotive. “Versava spesso qualche lacrima durante la sigla, perché si ricordava tutti i momenti trascorsi insieme a lei, cui è fortemente legato, malgrado viva negli Stati Uniti ormai da più di trent’anni”.

Decisamente un segnale di depressione che non lascia ombra di dubbio sull’equilibrio del signor R., una persona facile ai sentimentalismi ma anche capace di azioni che hanno dell’incredibile. “Qualche anno fa”, continua la signora F., “ha riesumato un vecchio strumento musicale elettronico che deve aver conservato a mia insaputa, nascosto da qualche parte. Poi tramite il Grande Archivio Informatico dei Cittadini ha rintracciato un paio di suoi amici musicisti ancora vivi, con i quali si è incontrato per realizzare un suo antico progetto: suonare i Joy Division da vecchio e vedere l’effetto che fa”.

Mai sentito una comportamento così bizzarro. Al Circolo Casaleggio non è più una novità. Quando accenna passi di break-dance malgrado la precaria mobilità i gestori comprendono che è il momento di avvisare la consorte che si precipita, per modo dire, a togliere l’arzillo novantenne dall’imbarazzo. “Lo riaccompagno a casa e cerco di fargli capire che quei tempi sono passati, che da allora ad oggi c’è stata in mezzo tutta una vita di cui non ci possiamo lamentare. Siamo siamo stati molto fortunati”. Ma il metodo più veloce per tranquillizzarlo potete immaginare in cosa consiste. “Ci mettiamo subito in videoconferenza con nostra figlia, che con grande pazienza e amore gli si rivolge come faceva da piccola, e lui si rilassa, si mette il cuore in pace, contento come è sempre stato”.



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