Dopo giorni e giorni di pioggia, finalmente a Milano splende il sole e carica di questa energia naturale, in mattinata avrei voluto scattare tante foto di prodotti da recensire, ambientare i miei nuovi gloss di Estée Lauder tra fiori e bijoux, illuminati da questa splendida luce brillante. Ma la mia solita allegria, la mia voglia di fare, vengono frenate dall' attuale stato d'animo. Un' ombra di tristezza mi impedisce di gioire delle cose che normalmente mi riempiono il cuore di allegria, tipo un rossetto nuovo o i colori delle palette di Dior o di YSL o di Clarins, proposti nelle collezioni primaverili.
Ho pensato a lungo se era il caso di scrivere questo articolo, se era il caso di profanare il " tempio della bellezza " e della spensieratezza. Questo blog rappresenta il mio giardino segreto, il posto in cui tutto è leggero e impregnato di quella frivolezza a cui spesso attingo nei momenti di difficoltà.
Ma la mia vita si compone di tanti pezzi, e questo contenitore magico a volte non è sufficiente ad illuminare le zone di ombra. Allora ho preso la decisione più difficile. Durante la settimana della moda, nel momento in cui le altre blogger vi raccontano di quanto sia entusiasmante correre da una sfilata ad un'altra, io vi racconto un pezzettino della mia vita.
Da circa un mese, insieme ai miei colleghi, frequento, presso l' Università Statale di Milano, un corso che mi dovrebbe abilitare all'esercizio della mia professione. Come avete letto in altri post, sono un'insegnante di matematica da diversi anni, e questo corso dovrebbe quindi abilitarmi ad una professione che esercito da quasi 10 anni. E' come se ad un chirurgo che adopera il bisturi da decenni, venisse chiesto di abilitarsi dopo che è intervenuto su migliaia di pazienti. Vi renderete conto da soli dell'assurdità della situazione!
Il Ministero dellla Pubblica Istruzione, ha invitato le università italiane ad attivare questi corsi in tempi strettissimi. Ma sebbene siano dei corsi che dovrebbero aiutare il lavoratore ad acquisire una maggiore professionalità, il corso non è gratuito (o a carico dello stato), come sarebbe giusto che fosse, ma è a spese del corsista alla modica cifra di 2500 euro. Quindi, riassumendo, per insegnare matematica devo abilitarmi, sebbene io insegni da quasi 10 anni, e per aggiornarmi e formarmi professionalmente, spenderò 2500 euro!
"Va bene!" penserete voi, ed è quello che ho pensato io (insieme ai miei colleghi), paghiamo questa marchetta sperando che ci renda meno precari. Col cuore gonfio di aspettative, lo scorso 27 gennaio il corso ha avuto inizio. Ed avevo 2500 buoni motivi per avere il cuore gonfio di aspettative.
Ogni giorno entro in classe ed affronto problemi di ogni tipo, studenti che si misurano con difficoltà come la dislessia, la disgrafia, la discalculia etc... o ragazzi che hanno gravi problemi in famiglia o ancora, gravi problemi comportamentali. Io e i miei colleghi, ci aspettavamo da questo corso, che ci desse gli strumenti opportuni per affrontare questo tipo di problematiche. Per essere più precisi, un decreto ministeriale ha elencato i punti salienti del percorso formativo accentuando l'importanza di un corso che ci preparasse dal punto di vista pedagogico e didattico all'insegnamento della materia, agli studenti con difficoltà cognitive e non, pur lasciando libertà nella programmazione alle facoltà.
Vi racconto brevemente come si svolto questo primo mese di lezioni, che si tengono a Milano, in via Golgi, tre pomeriggi a settimana, con frequenza obbligatoria.
Le prime due settimane, è stato programmato un "corso introduttivo", che ha previsto il ripasso di tutta la matematica delle scuole superiori (insiemi, logica, equazioni, disequazioni, logaritmi, radicali, trigonometria ...), il ripasso di parti di Biologia e di Scienze della Terra (tutto compresso in centinaia di slide). In questo corso e negli altri che sono nel frattempo iniziati, ho colto un pregiudizio. Perché ci vengono riproposti argomenti oggetto di studio nei nostri percorsi universitari?
E' come se, ci fossimo improvvisamente trasformati in matricole, e come tali siamo stati trattati. Ci siamo guardati tra noi .... "Prof. Non vorremmo doverglielo ricordare, ma queste cose le abbiamo già studiate! Siamo professori anche noi!" Questo abbiamo pensato e riferito. Pur senza ottenere alcun risultato! Il corso è andato avanti con le modalità che la facoltà ha organizzato ( e tengo a precisare che solo presso la Statale di Milano, il corso PAS si sta svolgendo con queste peculiari modalità ), più vicine ad una violenza che non ad una "formazione". Al termine di questo corso introduttivo allucinante, che ha previsto lo studio di una quantità imbarazzante di dispense e libri suggeriti, e il rifacimento di esercizi e problemi che non vedevamo da almeno 20 anni, dopo due settimane siamo stati chiamati a sostenere il primo esame scritto, che comprendeva tutte e tre le materie.
Non mi soffermerò sui contenuti della prova scritta, ma tengo a sottolineare lo stato d'animo col quale è stata affrontata. Tutti noi abbiamo delle situazioni e delle problematiche legate alla famiglia, al lavoro, alla vita personale, eppure ci siamo messi in gioco in questa avventura. Qualcuno di noi ha chiesto un prestito per poter pagare il corso, io personalmente ho messo da parte cose ben più importanti per me e la mia famiglia. Quindi l'agitazione durante la prova è tanta! Non siamo le matricole che se non superano l'esame non ha importanza perché possono rifarlo in un altro momento ... qui, in poco più di 2 ore, si sta mettendo in gioco la nostra vita. Infatti, qualora questo esame non venisse superato, avremo solo un'altra opportunità dopodiché, se non lo superassimo, il corso per noi avrebbe termine, al costo di 1000 euro (la marchetta parziale che abbiamo versato all'inizio del corso).
Durante le due settimane che hanno preceduto la prima prova scritta, il corso non ha subito una interruzione che ci consentisse di studiare, ma contemporaneamente ha previsto l'inizio di altri tre corsi: STRATEGIE di MATEMATICA, STRATEGIE di SCIENZE, SCIENZE DELL'EDUCAZIONE.
Da un corso che si chiama "Strategie" che cosa vi aspettereste? Semplice, che mi aiuti a insegnare in modo "pratico" la matematica ai ragazzini più in difficoltà. Invece niente di tutto questo, ancora didattica, ancora nozioni da studiare, ancora esami da preparare in modo superficiale e sommario. Vi ricordo infatti, che queste lezioni hanno avuto inizio mentre studiavamo per l'esame del corso introduttivo, quindi non abbiamo avuto modo di rivedere gli argomenti affrontati in classe, in tempo reale. Ma la cosa più stupefacente, sono stati i contenuti di questi corsi. Affrontare gli insiemi numerici, come Q e Z, nel modo in cui è stato spiegato a noi, arricchirà certamente il mio bagaglio culturale, ma non mi fornisce strumenti per poter utilizzare questo materiale in classe. Per poterlo fare, dovrei avere classi formate da ragazzi dalle capacità eccellenti, e potrei proporlo se avessi la possibilità di organizzare dei corsi di potenziamento con gruppi poco numerosi. Ma in una classe assortita di 24 persone, come lo spiego ad un ragazzino di terza media, che non sa quando dividere, moltiplicare o sottrarre, la formazione dell' insieme Z, e che -1 x -1 fa +1? Come lo spiego ai miei alunni, che scoppiano a ridere quando parlo degli esperimenti di Mendel , del pisello odoroso, dei piselli lisci e rugosi o verdi e gialli, un esempio di Q in Q (insieme di numeri razionali)?
Vi lascio quindi con questo pensiero profondo: "Ormai il pisello odoroso si è posizionato stabilmente in Q, e sarà difficile estrarlo"!!!