Chiaro esempio e' stata ad esempio la resistenza data alla legge che proclamava il terzo lunedì di gennaio festa nazionale dedicata a Martin Luther King, legge firmata da Reagan nel 1983: in Arizona ci sono voluti 8 anni di tira e molla (referendum, rescissioni, boicottaggi, un casino!) prima che venisse messa sul calendario ed osservata! Oppure rivanghiamo la famigerata legge SB 1070 che autorizza la polizia a richiedere, a chiunque fermi per un qualsiasi controllo non correlato e basandosi solo sull'aspetto della persona, di mostrare i documenti di immigrazione (carta verde, permesso di lavoro o certificato di naturalizzazione), in pratica rendendo legale il racial profiling. La legge e' stata "sfidata" da gruppi che lottano contro la discriminazione, ed alcune parti sono state trovate anti-costituzionali dalla corte suprema, eppure esiste ancora perché supportata da molti. Non entro nemmeno nel merito dell'ultimissimo tentativo di legalizzare la discriminazione contro i gay, con la scusa di "proteggere" i diritti religiosi di chi ha un business, perché fortunatamente questa proposta di legge e' stata bocciata ieri dalla nostra governatrice.
Siamo uno stato razzista e omofobo, la cui bellezza naturale e' inversamente proporzionale all'apertura mentale della maggior parte dei suoi abitanti, dove il fascino di una natura ancora selvaggia e della inconcepibile liberta' di questi spazi infiniti e di paesaggi mai visti, si mischia con una mentalità razzista e bigotta che a noi gli altri stati notoriamente ass-backwards (per intenderci, quelli situati a sud della Mason-Dixon Line, la linea topografica che segna il confine tra il nord-est e il sud degli Stati Uniti) come l'Alabama o il West Virginia ci fanno una pippa. Il tutto ovviamente condito da una dose pesante di fanatismo religioso che rende il clima spesso difficile da sopportare per le persone più aperte come penso di essere io.
Nella vita di tutti i giorni vi assicuro pero' che il razzismo non lo si vede e non lo si sente, la gente lavora, socializza, va a scuola, insomma vive senza discriminazioni apparenti. Ovviamente questa e' la mia constatazione di donna "bianca" che forse vive in una situazione di beata ignoranza: nel mio mondo, o meglio tra le persone che in qualche modo fanno parte del mio mondo, pur avendo opinioni politiche estremamente diverse, non ho mai pensato esistessero dei razzisti sfegatai e aperti come spesso si incontrano nell'anonimita del web. E' come se il fatto che fanno parte del mio "cerchio di amicizie" sia garanzia della loro rettitudine e moralità. Una sorta di don't ask, don't tell, ma per razzisti: non voglio sapere se sei razzista quindi non te lo chiedo. Se lo sei, non farmelo sapere, tieni le tue opinioni chiuse nell'armadio così continuo a vivere nella mia "beatitudine".
In altre parole, pur vivendo da più di vent'anni in questo paese, e da quasi 7 in quest'area estremamente destro-tendente, non avevo mai testimoniato direttamente le farneticazioni isteriche apertamente razziste di cui leggevo e sentivo parlare.
Fino a qualche settimana fa.
Ho impiegato un po' di tempo a razionalizzare quello che mi e' successo, la sequenza degli eventi, le cose dette e quelle sottintese, perché volevo cercare di evitare di perdere un'amica (un'altra, devo avere un record personale!)Poi sono arrivata alla conclusione che certe situazioni, ci vuole qualche settimana per digerirle, ma le persone che le causano, sono per me indigeribili.
Premetto che uno degli svantaggi di avere un figlio ad una "certa" eta', soprattutto se non e' il primo, e' il fatto che trovare bambini coetanei di tuo figlio che abbiano una madre tua coetanea e' difficile, quasi impossibile, specialmente se si vive in zone rurali come questa. Giuro che non sono una snob pero' faccio fatica a legare con donne (bambine!) di 22/23 anni con cui l'unico tratto in comune e' che siamo madri di dei 4enni… perché non e' sufficiente, deve esserci qualcos'altro e, solitamente, non c'e' nient'altro (e sono sicura che molte 25enni hanno lo stesso problema con me. Mi sembra ragionevole e capisco benissimo.) Così quando 2 anni fa al parco, mi sono imbattuta con una mamma che aveva pochi anni meno di me, con una figlia dell'eta' di Violet, mi e' sembrato quasi di aver vinto la lotteria! Laura ed io siamo diventate amiche, ci siamo scambiate i numeri di telefono, e mentre le nostre bambine giocavano, abbiamo scoperto di piacerci, lei apparentemente pacata e dolce, e io… non proprio! Ci siamo frequentate nei vari parchi in città, ci siamo aiutate e scambiate favori, ospitando una la figlia dell'altra, sono venute (madre e figlie) a mangiare da noi diverse volte, le ho guardato il cane quando sono andati in vacanza. Pensate che lo scorso giugno si sono trasferiti in una casa in affitto nella mia via, a 4 case di distanza dalla mia! Insomma nonostante alcuni indizi di stranezza nel loro rapporto, mi trovavo bene con lei, e immagino lei si trovasse bene con me. Unico problemino era il fatto che la sua bambina e' sempre stata piuttosto prepotente con Violet, tant'e' che persino la madre mi chiedeva di farle sapere se la figlia la tiranneggiava quando era qui a casa nostra. Lei e' la bambina che dice che ha fame, e apre il frigorifero di casa mia cercando cibo da mangiare, cosa che mi da' fastidio.
Nel corso dello sviluppo di questa amicizia, sono venuta a conoscere il marito, un uomo anche lui intorno ai 40 anni, e devo essere sincera, mi avevano anche fatto un po' pena, perché lui, dopo diversi anni come autista per la MTA, la Metropolitan Transit Authority di New York (la ditta che gestisce il trasporto pubblico a New York, metropolitana, autobus, treni per Long Island, etc.), aveva perso lavoro e casa e si era trovato a trasferirsi in Arizona per iniziare la Border Patrol Academy, l'accademia per la polizia di frontiera. Rob(erto), pur essendo nato in America, e' cresciuto coi nonni in Cile ed e' poi "rientrato" qui da adulto, conservando ovviamente tutte le caratteristiche stereotipiche del macho sudamericano… tra cui la "dominazione" della moglie, che avevo testimoniato in tanti piccoli eventi, in cui mi dicevo "se ero io, col cacchio che avrei fatto questo!": immaginatevi lei che interrompe un playdate particolarmente di successo con la figlia e Violet perché deve correre a preparargli il pranzo da portare al lavoro! Fosse stato Jim, probabilmente non mi avrebbe nemmeno chiamato…E non sono stata l'unica ad accorgersene, anche Jim e altre mie amiche che li hanno conosciuti, persino Titti quando e' venuta qui a trovarmi a novembre, avevano subodorato una relazione"all'antica", dove la donna e' in qualche modo sottomessa al marito. Ma non erano ovviamente fatti miei, e come ho scritto sopra, apprezzavo la sua amicizia anche se da alcuni commenti sia di lei che di lui, avevo capito che fossero, o almeno lo fosse lui, repubblicani (un agente della polizia di frontiera, davvero??!!??), e dal canto mio ero sicura che loro sapessero, non fosse altro perché ho una foto di Obama e un adesivo che dice "Women for Obama" sul frigo, che io invece sono una fiera democrat. Ad essere sincera, pensavo che anche lei lo fosse, almeno moderatamente, perché spesso facevamo discorsi in cui echeggiavano sentimenti di compassione per chi ha meno (considerando che anche loro NON navigano nell'oro, mi sembrava normale), per chi si trova in difficoltà. Abbiamo comunque sempre cercato di stare lontani da argomenti politici, finche'...
Il 2 gennaio vado da lei per chiederle se avrebbe potuto guardarmi Violet qualche giorno dopo, quando sarei dovuta andare in Messico per il dentista, e i miei altri 3 sarebbero stati a scuola.Doveva essere il suo giorno di riposo, perché c'e' anche il marito. Mi invitano a bere una tazza di te' e accetto, ovviamente. Siamo amici, giusto?
Appena seduta, arriva lui e come sempre inizia a parlare, monopolizzando la conversazione. Solitamente ci racconta di cose che gli succedono al lavoro, tipo "abbiamo trovato 10 milioni di dollari in marijuana in un furgone nel deserto" e altre amenità simili, ma quel giorno no. L'argomento lo sceglie lui. E per non so quale motivo, decide di parlare delle armi.
Lui "Obama vuole toglierci il diritto di avere armi per difenderci e difendere le nostre famiglie."
Io "No guarda, nessuno vuole toglierti il diritto di possedere un'arma per difenderti… ma una, magari due. Che te ne fai di 10? Che te ne fai di AR15, se non sei un soldato in guerra?"Lui "Poi non capisco perché devono esserci tutti questi controlli prima di comprare un'arma. I delinquenti mica devono sottoporsi a questi controlli. Le persone per bene si invece. Quante volte una persona ha potuto fermare una rapina, o una violenza perché aveva un'arma"
Ecco, qui avrei dovuto capire. Raccogliere questo suo segnale che si stava per scendere nel girone dei pazzi, salutare ed andarmene. E invece ho scelto di rispondere:Io "Cosa suggerisci, allora, di eliminare i controlli per tutti?"
Lui "Ma ci hai fatto caso che i quartieri nelle città americane dove il tasso di violenza e' più elevato sono quartieri di afro-americani? E nel mondo, i paesi dove la gente si ammazza tra di loro, sono tutti africani".
Io, dopo essermi accorta di avere la bocca aperta, dico "Ma no, cosa dici… "
Lui "Non vedi che tutti gli afro-americani e gli africani sono violenti e pericolosi? Come lo spieghi? Come li spieghi tutti gli omicidi e la droga… E il fatto che si ammazzino l'uno con l'altro… Altri gruppi hanno sofferto la schiavitù, ma si sono stretti insieme e l'hanno superata, hanno lavorato duro, non come gli africani e gli afro-americani…C'e' qualcosa che manca nel loro cervello..."
Ai miei tentativi di dargli una velocissima spolveratina storica, menzionando la segregazione razziale americana, le crociate e il colonialismo, oppure di fargli notare come in Italia ci si ammazza l'uno con l'altro da 150 anni per la mafia, come lo spiega LUI questo fatto? (lui, che ama gli italiani in particolare Raffaella Carra' e Riccardo Cocciante, ha risposto che e' un paragone sbagliato perché noi abbiamo avuto Leonardo Da Vinci), Rob proclama che l'unica ragione per cui gli afro-americani vivono ancor nei ghetti, sono poveri, violenti, criminali e drogati e' perché sono difettati. Perché gli manca qualcosa nel cervello, che non e' risolvibile.
E questo e' stato il secondo enorme segnale. Dovevo alzarmi, salutare ed andarmene. Ma ero paralizzata dall'orrore di quello che stavo ascoltando. E mi sono sentita la paladina virtuale dai miei amici afro-americani (o sposati con afro-americani) che non potevano difendersi… magari potevo cercare di aiutare questo ignorante a capire.
E così ho scelto di rimanere.
Per due ore.
In queste due ore, questo tripudio di ignoranza ha toccato di tutto, dall'eugenetica e l'idea che ci sono razze che hanno difetti genetici e che non possono vivere con le razze che invece questi difetti non ce li hanno; a Hitler e il fatto che pur avendo sbagliato, aveva qualche buona idea; poi ovviamente non poteva mancare la sbrodolata sul fatto che l'unica religione giusta sia il cristianesimo, perché i mussulmani sono tutti violenti anche loro, e non ci sarebbero guerre se il mondo fosse unito nel nome di Gesu'; per poi parlare del suo paese, il Cile, che viene invaso da quei bastardi pigri dei colombiani e peruviani, che entrano in Cile per ricevere il welfare, istruzione, case, servizio sanitari gratis, e che durante il "governo" di Pinochet, allora si' che si prosperava, ma da quando c sono i socialisti al governo, tutto va male; ha persino osato dire, dopo aver vomitato 2 ore di idee razziste, che il razzismo in America e' finito, perché e' stato eletto Obama. Ed altre perle di asineria assoluta che nemmeno mi ricordo.
Durante queste due ore, la mia amica non ha detto una parola, nemmeno una sillaba. E' rimasta seduta zitta. Non so bene quando (sono un po' cozza), ma ad un certo punto ho finalmente capito che era impossibile ragionare con lui, e sinceramente mi stava anche venendo il mal di testa, così mi sono finalmente alzata, ho salutato e mi sono congedata, e mentre lui mi seguiva alla porta, mi ha salutato assicurandomi che siamo ancora amici, che stavamo solo parlando. Si', si', gli ho risposto, e mentre entravo in macchina tra me e me mi sono detta "Col cazzo. Questo e' pazzo. Non voglio più aver niente a che fare con lui."
Sono passati quasi 2 mesi. Ed ogni giorno che e' passato io mi sono personalmente tormentata, ho cercato di trovare una soluzione che non fosse quella di chiudere la porta completamente, non solo per me, ma anche e soprattutto per Violet. Ne ho parlato con Jim, che ovviamente mi e' venuto contro dicendomi anzitutto "never argue with stupid", mai discutere con uno stupido, e facendomi notare che da uno che decide di fare il poliziotto di frontiera a 40 anni, probabilmente con pochissima istruzione, cosa mi aspettavo?. Secondo lui avrei dovuto evitare di antagonizzarlo, e invece dire frasi come "Oh, I didn't know. Do you have any proof of that?", cioè chiedergli la prova di quello che diceva… Ha ragione, ma in quel momento mi sono sentita offesa personalmente, mi sono sentita presa in un'imboscata e provocata personalmente, per i miei amici afro-americani, e le minoranze etniche in generale, per tutte le persone che vengono discriminate quotidianamente perché sono diverse in qualsiasi modo (razza, colore, religione, orientamento sessuale) da chi si crede l'unto del signore.
Ne ho parlato con delle amiche perché non mi sembrava fosse possibile che qualcuno la pensasse così, e in particolare volevo sapere l'opinione di Marlis, che e' tedesca ed e' sposata con un afro-americano da 40 anni, quindi ha vissuto situazioni simili, e ben peggiori di questa… Mi ha confermato che con persone così, cercare di ragionare e' una perdita di tempo, e ha suggerito di riallacciare i contatti con la mia amica e farlo almeno per Violet… e anche secondo lei, Laura e' sottomessa e non osa esprimere la sua opinione.
Ho continuato a pensarci, finche' sono arrivata alla conclusione che una cosa e' sicura al 100%: non voglio avere niente a che fare con lui, niente. Se rimanere in contatto con la sua famiglia, anche solo per Violet, significa frequentare la loro casa e dovermi incontrare con lui, non voglio. Non voglio. Questo omuncolo mi fa' schifo. Poi e' anche vero che se io non ho contattato lei in tutte queste settimane, lei non ha contattato me. Non sono sicura che sia una sua scelta, ma se lo e', allora e' anche lei ignorante come il marito. Aggiungiamo che ora ho la conferma che lui ha diverse armi in casa e che, come ho detto prima, la figlia e' molto bossy con Violet… il risultato e' che la sua amicizia non vale la pena. E' stato bello finche' e' durato, ma non voglio compromettere la mia integrità morale e quello in cui credo per qualcosa di cui posso comunque fare a meno.
Questa esperienza mi ha svegliato come una doccia fredda, una bella dose di realtà: non che ne avessi bisogno, dopo tutto le mie esperienze di vita personali mi hanno già insegnato abbondantemente che spesso quello che vedi di una persona e' solo una facciata, una maschera per coprire le brutture della loro vera personalità.
E' vero che il razzismo, odiare e discriminare una persona in base alla sua etnicita', e' una lezione che noi genitori insegnamo ai nostri figli, perché i bambini non odiano niente (ok, magari odiano fare il bagnetto), ma la verità e' che si può "guarire" dal razzismo, se una persona ha un barlume di intelligenza può usarlo per riconoscere che quello che rende un altro essere umano inferiore e' la qualità delle sue azioni e dei suoi pensieri e non la quantità di melanina presente nella sua epidermide.
Il razzismo e' un cancro che riduce l'essere umano ad una merda, un cancro che tuttavia si puo' scegliere di continuare ad alimentare, o fermarne la crescita.
E la mia vita e' piena e complicata abbastanza senza aggiungerci il dover ascoltare ai rantoli folli di un razzista.