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Quando in Arizona bruciavano i piedi ai messicani

Creato il 04 giugno 2010 da Vfabris @FabrizioLorusso

Quando in Arizona bruciavano i piedi ai messicaniRiportava il quotidiano El Sol de México del 21 agosto 1976 che tre braccianti messicani erano stati oggetto di torture nel territorio dell’Arizona, nel profondo sud statunitense o meglio nel vicino nord messicano. Il titolo recitava perentorio “hanno buciato i piedi a tre braccianti messicani”.

Mi sono imbattutto in questo ritaglio di carta stampata antica mentre spulciavo nella sperdutissima galleria numero OTTO dell’enorme Archivo General de la Naciòn, l’archivio della nazione, qui a Città del Messico. Che ci facevo? Beh, non posso rivelare tutto, ma si tratta di un bel lavoretto di revisione di 240 scatoloni polverosi e fungosi che riguardano la storia di alcune parastatali messicane degli anni 70, interessante no?

Torniamo ai tre migranti. Li hanno spogliati, trascinati e picchiati” e poi l’articolo continuava con la descrizione delle macabre torture cui vennero sottoposti questi poveri “illegal aliens”, cioé clandestini in cerca di lavoro che avevano attraversato la frontiera Messico-USA da poche ore: scottature e marchiature a fuoco sui piedi realizzati con dei ferracci occasionali e poi persecuzione per il deserto a fucilate che provocarono ferite superficiali a due di loro.

Il console messicano definì l’aggressione come “sadica” e “insultante per il popolo messicano” ma i responsabili non furono mai catturati.

In fondo, chissà, godevano di un certo sostegno popolare e magari si sarebbero giustificati dicendo che si trattava di uno scherzo, un po’ pesante magari ma pur sempre una difesa patriottica della terra orgogliosamente american.

Peccato che poco più di un secolo prima quella terra fosse messicana ma son solo speculazioni, o no? I braccianti vennero anche accoltellati e legati come animali prima di essere liberati nel deserto da tre gringos frustrati che li avevano sequestrati e portati in una baracca col loro camion.

L’emulazione delle gesta del conquistador spagnolo Hernàn Cortès, il quale fece bruciare i piedi all’ultimo imperatore azteco Cuauhtèmoc prima che la gran Tenochtitlan capitolasse sotto il ferro, il fuoco e i virus degli sbandati mercenari iberici, aveva qualcosa di simbolico e inquietante e, anche oggi, sembra essere un fenomeno ricorrente contro i migranti che continuano a portare la croce del razzismo e della discriminazione.

I latinos hanno superato i neri come prima minoranza negli USA e sono di nuovo al centro del dibattito su migrazione soprattutto dopo che la governatrice dell’Arizona, Janice Brewer, ha promulgato ad una legge assurda (probabilmente incostituzionale, si spera) che entrerà in vigore tra pochi giorni e che è osteggiata da numerosi settori sociali e politici oltre che dallo stesso Presidente Obama e dal suo omologo messicano Felipe Calderon: la cosiddetta Legge Arizona prevede infatti che la polizia possa trattenere le persone sospettate di essere entrate illegalmente nel paese e, quindi, quelle che hanno un aspetto fisico da clandestino che poi in Arizona equivale a “latino”.

Tanto per migliorare la situazione, un’altra legge che è stata promulgata in Arizona e che ricorda i fasti e le minacce della Lega Nord in Italia è quella di proibirei programmi di studio su temi etnici nel distretto scolastico di Tucson.

In attesa di risvolti e sviluppi la rivista messicana Cambio ha tappezzato Città del Messico con la copertina-manifesto (all’inizio di questo post) col dito medio in bella mostra e la frase “Arizona: il Messico ti saluta”.


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