La Ulitkaja ha descritto gli anni del potere sovietico, in particolare ricordando l’enorme elenco dei libri interdetti alla pubblicazione, nei quali configuravano testi antisovietici, testi religiosi e opere letterarie che non si confacevano all’ideologia dominante e pervasiva. I libri in lingua straniera venivano sequestrati «per precauzione».
La genetista ricorda che «in casa mia c’erano una Bibbia e il Nuovo Testamento stampati prima della rivoluzione, appartenuti alla nonna, ma mi capitò un giorno di vedere un Vangelo ricopiato a mano. Fu impossibile comprarlo. Il primo Vangelo, un regalo per una mia amica, lo acquistai da un agente di dogana. Costui aveva a casa sua una mensola su cui teneva alcune decine di Vangeli stampati, con buona qualità, in Belgio. Si trattava di Vangeli che sequestrava ai missionari che arrivavano in aeroporto e poi piazzava di persona dietro ingenti somme di denaro. In questo modo si compiva l’opera dei missionari, ma non così come era stata pianificata». Gli altri libri proibiti dall’ateissimo partito comunista russo erano quelli di Nikolaj Gumilev, Anna Achmatova, Osip Mandel’stam, Boris Pasternak, Josif Brodskij, Solženicyn, Šalamov, Evgenija Ginzburg, Venedikt Erofeev ecc.. La prima traduzione di Simone Weil, e Chesterton ricorda la russa, apparve grazie al Samizdat. La notizia è riportata su La Stampa.