Quando l'eroismo non basta

Creato il 21 luglio 2012 da Straker
Di recente una rete televisiva ha mandato in onda la pellicola “Un eroe borghese”, per la regia di Michele Placido. Il film dipana le note vicende dell’integerrimo Giorgio Ambrosoli (Milano 1933-1979), l’avvocato scelto per liquidare la Banca privata italiana, appartenente a Michele Sindona (Patti 1920 - Voghera, 1986). Ambrosoli, per aver toccato dei nervi scoperti, fu assassinato da un sicario il giorno 11 (!) luglio 1979. Sindona, rampante uomo d’affari, tra il 1969 ed il 1974 aveva costruito un impero finanziario, al cui crollo era riparato negli Stati Uniti. Il faccendiere, essendo coinvolto nel fallimento della banca “Franklin”, fu arrestato e condannato. Morì in carcere per avvelenamento.
Che significato può assumere per il sistema inserire nei palinsesti certe produzioni cinematografiche e dedicare reportages e dibattiti ai crimini della mafia perpetrati con la collusione - come si suol dire – di “pezzi dello stato”? Si chiamano in causa trattative tra lo stato e Cosa nostra (c’est-à -dir lo stato tratta con sé stesso… ), servizi segreti deviati, quasi esistessero servizi retti come rette.
Non bisogna illudersi: il potere, che trova nei media un potente e capillare strumento di plagio dell’opinione pubblica, non lascia nulla al caso. Le celebrazioni untuose ed ipocrite in memoria dei compianti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino obbediscono ad alcuni precisi scopi. In primo luogo, sono la maschera delle istituzioni che amano presentarsi, per alimentare il consenso della massa, come oneste e strenue oppositrici della delinquenza organizzata. Il governo così esibisce il suo volto imbellettato… peccato che sia il viso di una mummia putrida e puzzolente.
Inoltre l’insistenza sulle nefandezze della malavita cui si intrecciano complicità degli apparati, induce a credere che è sufficiente recidere i pochi legami tra la criminalità e qualche esponente della società civile o della politica (funzionario o sottosegretario o ministro) per ripristinare la legalità. Ecco allora che pullulano ripugnanti iniziative soprattutto “scolastiche”: commemorazioni, concorsi, mostre, spettacoli sono volti ad indottrinare le nuove leve, ad inculcare il convincimento che lo stato è buono. Supremo e vergognoso paradosso: il regime celebra gli eroi che esso stesso ha trucidato.
Anche lasciar balenare il sospetto che, dietro certi omicidi eccellenti si trovino personaggi del calibro di Giulio Andreotti, non rivoluziona le cose, non sovvertendo la fiducia nel sistema tout court. Si resta sempre ad un livello di comprensione non solo incompleto, ma tendenzioso, poiché è un’interpretazione del reale che prescinde dalla coscienza che “non esistono poteri buoni”. (F. De André)[1]
Compiere un passo decisivo nell’intelligenza dei processi politici significa acquisire che le élites sono talmente feroci e spregiudicate da non esitare a massacrare inermi ed ignari cittadini, spesso della stessa nazione cui, all’apparenza, appartengono le stesse classi dirigenti. Questo modus operandi è ben documentato, ad esempio, nel libro di Marco Pizzuti, “Rivelazioni non autorizzate”, in cui è illustrato come il Gotha sedicente ebraico non esitò a strumentalizzare ed a sacrificare inconsapevoli giudei, pur di perseguire i suoi diabolici fini. E’ una raison d’état che ignora e calpesta le patrie ed i popoli.
Non basta, però, concludere che la politica e l’economia mondiale sono dirette e gestite da pochi influenti centri: è codesta una conclusione che il cittadino medio, quasi sempre, rifiuta a priori, pur con tutte le prove che si possono addurre. Bisognerebbe, infatti, concepire una longa manus allotria dietro il sipario degli accadimenti…. e questo è davvero chiedere troppo anche ad un eroe, borghese o proletario che sia.
[1] E' naturale che all'interno delle istituzioni agiscono persone degnissime, ma purtroppo sono poche.

APOCALISSI ALIENE: il libro


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