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Quando la crisi colpisce i sentimenti: Licata diventa necropoli dei randagi.

Creato il 06 settembre 2014 da Lucastro79 @LucaCastrogiova
Licata Foto dei cani uccisi a Licata

Published on settembre 6th, 2014 | by radiobattente

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“Ai miei tempi”.
Chissà quante volte avremo sentito pronunciare queste parole, chissà quante altre le sentiremo. Perché, purtroppo, “a quei tempi” (lassi cronologicamente indefinibili) tutto era più semplice, “a quei tempi” la crisi era una parola vuota, che sarebbe poi stata riempita dal boom economico, dalla forza di volontà, dai valori. Perché, allora, i valori avevano ancora un “valore”.

Oggi ci parlano di crisi; una crisi che non si consuma soltanto in Parlamento o al mercato. È una crisi che, in barba ai Greci che volevano attribuirle il significato di decisione, annichilisce l’uomo, rendendolo bestia, spingendolo addirittura a uccidere quell’amico qualificato come migliore sin dalla notte dei tempi: il cane.

Un poeta francese, una volta, scrisse: “Lasciate entrare il cane coperto di fango: si può lavare il cane e si può lavare il fango, ma quelli che non amano né il cane, né il fango, quelli no, non si possono lavare”. E, forse, anzi di certo, aveva ragione; esistono macchie che non vanno via, macchie che nemmeno il millantato detersivo smacchiante che la pubblicità definisce “miracoloso” potrebbe eliminare. Macchie che sporcano la coscienza e imbrattano quella ragione che dovrebbe segnare il confine tra l’uomo e l’animale.

La barbarie umana questa volta si sposta a Licata, la cui cronaca si tinge di nero, scoperchiando il pentolone di cattiveria e inciviltà che brulica nel ventre di un paese che non si prende cura dei randagi o forse semplicemente non può farlo. Protagonisti di questa vicenda a tinte forti sono dieci cagnolini, vittime inermi di un massacro consumatosi in Contrada Stretto. La mattanza, avvenuta lo scorso 5 settembre, riporta alla luce un problema evidentemente mai risolto, un problema che fa paura e che viene aggirato ricorrendo alla brutalità. Forte è la rabbia di chi assiste impotente allo sfacelo del buon senso e del buon costume, ma forte è soprattutto la rabbia di chi sente di vivere in una città incline a certa violenza.

Il massacro canino, che ha richiesto l’intervento dell’associazione “I delfini” per la rimozione dei corpi ormai privi di vita di quelli che un tempo erano i migliori amici dell’uomo, avrebbe richiesto piuttosto un intervento preventivo da parte delle autorità competenti alla tutela degli animali.

Clelia Incorvaia (foto: fonte Facebook)

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Tags: licata


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