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Andiamo con ordine: Quando la notte è un film che comincia benissimo, si sviluppa benino, e naufraga clamorosamente nel finale. L'inizio è davvero dirompente: l'idea di base è ottima, e si capisce bene che è un tema che alla regista sta molto a cuore, tanto da risultare veramente bello, sconvolgente e 'sentito'.
Si parla della difficoltà di essere madre, della paura di mettere al mondo un figlio e di non ritenersi all'altezza del compito. Una giovane donna (Cristina Pandolfi) si reca in vacanza in un minuscolo paesino di montagna, in compagnia solo del suo bambino. Il marito è lontano, il posto isolato e bellissimo, forse fin troppo incantevole e tranquillo, di un silenzio assordante. La ragazza è caratterialmente fragile e insicura, pur se amorevole e materna. Ma il bimbo è nervoso, irrequieto, respira male e piange in continuazione, a ogni ora del giorno e della notte. La mamma cerca in tutti i modi di calmarlo, con scarsi risultati. E rischiando l'esaurimento nervoso.
Finchè una notte...
Se il racconto proseguisse su questo piano, il film poteva essere un magnifico psico-thriller. E invece ecco che nella seconda parte arriva quello che mai avremmo voluto vedere. La donna (non vi diciamo come e perchè)prende una cotta disperata per un guardiaboschi rude, 'selvaggio', timido e molto problematico (parte che si addice a Filippo Timi come a me quella di James Dean in 'Gioventù Bruciata'... dispiace per il 'povero' Timi, attore interessantissimo). Una storia d'amore posticcia, fasulla e assolutamente non credibile, che fa prendere al film una deriva melò da renderlo stucchevole e melenso. E non ci vuole molto a capire che è stata, con ogni probabilità, una scelta imposta dalla produzione per fini esclusivamente commerciali.
Un vero peccato, perchè un soggetto del genere meritava più rispetto. E poteva venirne fuori una storia di quelle 'universali', che funzionano a tutte le latitudini e che mancano come il pane al nostro cinema. Tutto questo per un pugno di spettatori in più... in nome di una certa ottusità di vedute che, purtroppo, non è prerogativa solo del nostro cinema.
VOTO: **
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