Quando la parola bisessualità non basta più

Da Psicologiagay
 

La bisessualità, spesso stigmatizzata, è stata sempre accomunata all’omosessualità, sia nel senso comune che nella letteratura scientifica. Uno studio condotto presso l’Indiana University ha dimostrato che, focalizzandosi sulle caratteristiche ed i comportamenti degli uomini e delle donne bisessuali, è possibile individuare un’ampia varietà, e che le comuni etichette (omosessualità ed eterosessualità) non possono più essere considerate soddisfacenti per descrivere queste persone.

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Le ricerche nel campo della scienza comportamentale hanno lungamente dimostrato che le “etichette” socialmente costruite, relativamente all’orientamento sessuale (“gay”, “lesbica”, bisessuale”), spesso non sono realmente rappresentative della varietà e della complessità della gamma di comportamenti e abitudini sessuali e affettive di queste persone. Uno studio di Vanessa Schick, ricercatrice presso “The Center for Sexual Health Promotion” a Bloomington, ha dimostrato che il modo in cui le donne si relazionano all’”etichetta” con cui vengono descritte e classificate, influenza la loro salute.

Nell’articolo “Bidentity: Sexual Behavior/Identity Congruence and Women’s Sexual, Physical and Mental Well-Being“, la Schick sostiene che le donne che si identificano come bisessuali o lesbiche riportano di sentirsi pienamente in salute quando il loro orientamento sessuale coincide con le loro recenti abitudini sessuali, e dedica particolare attenzione alle donne che si definiscono “queer” (termine preferito da persone che rifiutano le etichette e le categorizzazione utilizzate per indicare il genere dei loro partner sessuali).

A differenza delle altre donne dello studio (che ha visto coinvolte 2,578 donne) il benessere mentale, fisico e sessuale delle donne che si identificano come queer non è correlato al genere dei loro recenti partner sessuali” spiega la Schick e continua “Questo suggerisce che, invece di incoraggiare le donne ad adottare una definizione più descrittiva del loro comportamento, si dovrebbe essere più flessibili rispetto alle aspettative e alle interpretazioni che identifichiamo dietro tali etichette“.

Può capitare che uomini e donne, per varie ragioni, si descrivano utilizzando un termine che in realtà non li rappresenta pienamente: una di queste ragioni è la bifobia, lo stigma e la discriminazione che le persone bisessuali spesso sperimentano sia dai gruppi eterosessuali che omosessuali.

Brian Dodge, professore associato presso “The School of Health, Physical Education and Recreation ” e direttore del “Center for Sexual Health Promotion“, nei suoi studi, ha spesso rilevato un sentimento di isolamento e un forte stress sociale nelle persone bisessuali: “Ci sono molti studi che esaminano lo status di salute mentale di uomini che fanno sesso sia con donne che con uomini, ma nessuno si è seduto con questi uomini, e ha parlato con loro. Quando noi lo abbiamo fatto, ci siamo accorti che gli uomini che si definiscono esplicitamente bisessuali, che sentono di non avere una comunità di riferimento, che non sanno come e a chi rivelarsi (eterosessuali o omosessuali?)  associano questa sensazione di isolamento con le loro difficoltà psicologiche“.

Anche all’interno della comunità lgbt moltissimi sono coloro che non credono esista la condizione di bisessualità e anche tanti psicologi e psicoterapeuti continuano a pensare che sia solo una fase passeggera, in attesa di un orientamento sessuale più stabile e definitivo.

Qual è la tua opinione su questo? Hai mai incontrato persone che si sono dichiarate bisessuali?


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