Articolo de IlSole24Ore
Oltre cinquecento giovani nati e cresciuti in Gran Bretagna stanno combattendo in Siria e in Iraq, molti di loro all’insaputa della famiglia. Alcuni di loro hanno posizioni di rilievo nell’organizzazione e cercano di reclutare altri miliziani per la jihad. E’ stata la polizia anti-terrorismo a lanciare l’allarme sulla radicalizzazione dei giovani islamici britannici dopo il caso eclatante di Nasser Muthana. Rintracciare questi giovani e impedire la partenza di altri “é la priorité numero uno delle forze anti-terrorismo e dei servizi,” ha detto oggi Sir Peter Fahy, dell’Association of Chief Police Officers.
Il ventenne di Cardiff, studente di medicina talmente bravo da avere avuto offerte da quattro universitá, é comparso in un video di miliziani qaedisti invitando altri a unirsi alla ‘guerra santa’ contro gli infedeli in Siria e in Iraq. Il padre Ahmed, che ha riconosciuto il figlio nel video, ha dichiarato ai media che non aveva idea di dove fosse il figlio e si é detto ‘distrutto’ dalla sua decisione di diventare un terrorista. Nasser aveva lasciato Cardiff nel novembre scorso per viaggiare in Turchia e in febbraio era stato raggiunto dal fratello minore Aseel, che il padre teme faccia ora parte dello stesso gruppo. “Se hanno ucciso, devono tornare e andare in prigione per i crimini che hanno commesso, -ha detto Ahmed Muthana. – Vorrei abbracciarli e chiedere loro perché hanno fatto questo. Temo invece cheli rivedró solo in una bara.”
Il caso Muthana ha riacceso i riflettori sul problema dell’indottrinamento di giovani britannici. Tre dei sei miliziani che compaiono nel video di tredici minuti di video mirato a reclutare nuovi volontari per combattere in Siria e in Iraq sono stati riconosciuti e identificati come cittadini britannici. Come ha sottolineato Ahmed Muthana, la radicalizzazione é avvenuta in Gran Bretagna e ha fatto decidere ai suoi figli di partire. “Qualcuno sta spingendo questi ragazzi ad andare a combattere,” ha detto.La Gran Bretagna era rimasta doppiamente scioccata dagli attentati terroristici del 7 luglio 2005, prima dalle violente esplosioni che avevano ucciso 52 persone innocent ferendone centinaia, e poi dalla realizzazione che gli attentatori suicidi erano cittadini britannici che per anni avevano vissuto una vita apparentemente normale. Secondo alcuni commentatori la politica di estrema tolleranza e rispetto per opinioni diverse in Gran Bretagna aveva dato campo libero ai ‘predicatori dell’odio’ e creato il fenomeno degli estremisti ‘in casa’.