Magazine Diario personale

quando la Provvidenza fece naufragio.

Da Leucosia

il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare…

(da ” I Malavoglia” di Giovanni Verga).

E’ difficile trovare le parole giuste per descrivere una sciagura come il naufragio della Concordia, e le emozioni che ha suscitato in tutti noi. al di là del comportamento esecrabile del comandante, e di chi ha acconsentito che si giocasse – perchè di gioco si trattava!- con le vite degli altri, solo per una visione distorta e presuntuosa degli omaggi isolani. perchè in tutte le cose che si fanno, per amore o per mestiere, bisogna metterci innanzitutto l’umiltà. 

la compagnia di navigazione che tanto celebrava le sue navi scintillanti e le sue splendide rotte nel famoso spot tv che recitava più o meno così :”…la vacanza che ti manca!” in realtà faceva acqua da tutte le parti in termini di organizzazione. ne feci spese io stessa, a bordo e durante le escursioni a terra. nonostante le assicurazioni prima dell’imbarco e poi al momento della registrazione a bordo :

sicuro che le gite sono anche per persone disabili?

ma certamente!

il risultato? caddi catastroficamente ai piedi delle Piramidi! per fortuna non mi ruppi la gamba, ma per il resto…totale mancanza di supporto medico…sia fuori che all’interno della nave. non c’era nemmeno un cerotto, o un cubetto di ghiaccio. sulla nave, il medico di bordo potè soltanto darmi una pomata per i lividi, null’altro. 

e vogliamo dire due parole anche sul personale di bordo? erano tutti dell’Est o quasi. di italiano non sapevano nulla. l’inglese lo masticavano appena. un giorno, il gabinetto della cabina smise di funzionare. ovvero si era incagliato e il rumore era piuttosto assordante. chiamai l’addetto alle cabine del ponte e lui osservando l’oggetto in questione mi domandò a bruciapelo: do you put in… any plastic? plastica? ma quale plastica! se nemmeno ho potuto usarlo! solo successivamente compresi cosa intendesse con plastic! quando lo raccontai agli altri del gruppo, di storie simili spuntarono come i funghi. chi aveva avuto un problema identico per giunta si era ritrovato con la cabina allagata! addirittura vennia sapere di passeggeri che indignati dalla scarsa funzionalità e dall’igiene altrettanto deprecabile della toilette delle loro cabine, erano scesi dalla nave pretendendo il rimborso dell’intera crociera.

tragicomico fu anche il rientro in Italia. in coda per scendere dalla nave, un marinaio mi guarda poi guarda Rapunzel e sussurra there are steps. lì per lì non traduco all’istante, poi collego i neuroni e capisco in un lampo  steps= gradini! e dove saranno queste maledette scale? all’imbarco era tutto pianeggiante! fu una discesa infernale. le scale c’erano eccome! il molo era leggermente più basso di quello partenopeo. e la scala che conduceva fin là era di acciaio e parecchio scoscesa. per ironia della sorte non caddi da quelle scale, ma una volta arrivata allo stazionamento degli autobus della compagnia che traghettavano i passeggeri fino al parcheggio dei taxi, per salire sul mezzo inciampai sul gradino del suddetto. insomma, cadendo ancora una volta catastroficamente sul ginocchio già danneggiato dal precedente incidente.

se queste piccole disavventure sono state tamponate grazie all’aiuto di chi mi è stato accanto durante la crociera, passeggero come me, non posso dirmi stupita del fatto che la Concordia affondando si sia svelata agli occhi di tutti come un castello di carta- un meraviglioso castello, rutilante di suoni e di specchi, ma pessimo nell’accogliere e tutelare i suoi passeggeri.

 

 



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