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Quando la scrittura si fa terapia. L’esperienza di “Regalati parole”

Creato il 13 maggio 2013 da Sulromanzo

Scrivere come cura. Regalati paroleQualche settimana fa abbiamo chiesto ai nostri lettori di raccontarci alcuni esperimenti di promozione della lettura e della scrittura, come fattori di integrazione sociale.

Stefania Mereu ci ha contattato per parlarci di Regalati parole, il progetto da lei ideato e curato, inserito nelle attività di riabilitazione del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL di Cagliari, sotto il coordinamento della Direzione del Dipartimento, dietro proposta del gruppo di Utenti-Familiari-Esperti (U.F.E.). Si tratta di un vero e proprio percorso di accompagnamento alla scrittura articolato in quattro moduli, uno di base e tre più avanzati, aperti alla partecipazione, assolutamente gratuita, di circa quindici persone, soprattutto pazienti stabilizzati e in cura presso i vari Centri di Salute Mentale dislocati nel territorio dell’ASL, oltre ai familiari degli stessi. Nessuna patologia, comunque, viene esclusa a priori, purché i pazienti abbiano in corso un trattamento terapeutico o abbiano superato la fase acuta della malattia. L’obiettivo di Regalati parole è quello di contribuire, attraverso la scrittura e la condivisione di letture e la ricerca di collaborazione esterna a se stessi, al percorso di cura, recupero, stabilizzazione e reinserimento sociale dei pazienti. L’esperienza s’inserisce all’interno di una serie di corsi (informatica, inglese, spagnolo, chitarra, attività sportive) che il Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Cagliari promuove con l’intento di supportare anche l’inserimento, o il reinserimento lavorativo, dei partecipanti.

Abbiamo rivolto alcune domande a Stefania proprio per capire più nel dettaglio Regalati parole che ci appare come un’iniziativa importante.

Stefania, se abbiamo capito bene, utilizzi la scrittura come strumento di supporto alla cura. Puoi spiegarci come funziona? E, soprattutto, in che modo la scrittura può assolvere questa funzione?

Diciamo che è stato un percorso naturale, quello che mi ha portato a ideare, proporre e organizzare il progetto di scuola di scrittura Regalati parole. Da diversi anni mi occupo, come volontaria, di disagio psichico e faccio parte di un’associazione di promozione sociale, la Cui Prodest, che collabora attivamente con il Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Cagliari (sempre nostro “faro guida” delle attività) proprio su queste problematiche. Dall’anno scorso, mi occupo anche del progetto Le parole ritrovate inserito in un più ampio contesto progettuale nazionale chiamato Fare assieme. Tutto ciò che in noi cresce, a un certo punto, ha bisogno sempre di più di essere offerto, messo a disposizione, condiviso, appunto,  e di nuovo si crea un ritorno di crescita personale: una magia! Allora, mi sono detta: «Se quando leggo e scrivo io sto bene (potrei definirlo un vero antidoto alla depressione, ansia che sono malattie del secolo, per davvero) perché non provare a condividere ciò che adoro fare con questo universo di esistenze speciali? Perché non offrire loro un percorso che consenta di “portare fuori”, “guardarsi dentro”, scoprire se c’è un amore grande e sommerso per la “penna” che gli faccia vivere in modo positivo tutto ciò che è dentro e fuori di loro?» Questo è il perché di Regalati parole.

 

Come interagisci con i corsisti? Immagino ti avvali anche di personale qualificato dell’ASL.

Gli operatori sanitari della ASL sono sempre disponibili, qualora se ne ravvisasse la necessità. Come volontari siamo stati formati dagli stessi operatori, questo è un bagaglio importante e che non può non prescindere per chi vuol fare attività di volontariato, in qualsiasi campo. Per quanto riguarda i corsisti, alcuni di loro li conosco da diverso tempo. Gli altri li ho conosciuti alla prima lezione di Regalati parole. La prima cosa che ho detto loro è stata: «Chiusa questa porta, per queste ore, lasciate tutto fuori e fate in modo che nulla possa rovinarvi il momento che ci regalate e che vi regalate». La lezione è settimanale, il mercoledì sera: lo aspetto sempre come punto importante appuntato in agenda. Dopo che finisco il mio lavoro in ufficio, mi reco in Dipartimento dove abbiamo una sala tutta nostra. Non ho voluto la cattedra.

Il progetto è assolutamente a costo zero sia per il Dipartimento che per gli allievi. La persona più “cresciuta” che frequenta il corso è una “grande” nonna (che ci porta pure dei favolosi biscotti fatti da lei), e la più piccola, invece, ha tredici anni. Siamo seduti in cerchio, le poltroncine con le ribaltine consentono un piano idoneo su cui scrivere, qualcuno porta il proprio PC, qualcuno dimentica la penna (e ne ho alcune mie di riserva), hanno il loro blocco per gli appunti. A inizio lezione firmano l’ingresso su un foglio e, da quel momento, tutto il resto del mondo attorno scompare.

Ci racconti una lezione tipo?

Cerco di seguire il programma che mi sono prefissa, anche se con un certo livello di flessibilità. Ci può essere un articolo di giornale o una recensione, o una nuova uscita editoriale che potrebbe meritare la nostra attenzione, e allora lo propongo. C’è una prima fase di spiegazione teorica (ad esempio, sulle varie tecniche narrative, la struttura narrativa, i generi letterari, i dialoghi diretti, ecc.), poi arriva l’esercitazione pratica. Finora, i risultati ottenuti sono stati sorprendenti. Con poche “dritte” ho constatato che ognuno di loro rappresenta un universo letterario che merita di essere letto: alcune pagine che hanno scritto sono meravigliose. Mi fa piacere e mi fa sorridere quando finisce il tempo a nostra disposizione e sembrano sorpresi che siano passate quasi tre ore! Abbiamo anche un gruppo privato in un social network e lo utilizziamo come luogo per un “laboratorio” virtuale. Anche perché assegno sempre un compito per casa e, quindi, grazie al gruppo, abbiamo modo di confrontarci quasi quotidianamente. Abbiamo anche un obiettivo “pratico”: hanno prodotto un racconto breve e parteciperanno a un concorso letterario gratuito. Ho fatto in modo che avessero un’idea, hanno scritto il racconto, l’abbiamo sistemato come struttura ed editing, e vedremo cosa succede. Ho fatto in modo che per loro fosse importante la fase preparatoria e che lettori esterni (la giuria) li leggesse in assoluto anonimato. Se qualcuno di loro verrà selezionato per l’antologia del concorso o sarà finalista, o il vincitore, bene: gioiremo insieme, anzi faremo anche una bella festa. Se no, avranno vissuto, comunque, una loro prima esperienza di uscita.

Nel programma del corso, abbiamo letto che ci saranno incontro con giornalisti, scrittori, editori? E che è anche prevista la possibilità di qualche stage presso case editrici. Com’è andata? Avete avuto adesioni?

C’è già stata una prima lezione con il giornalista e scrittore Gianni Zanata, attualmente caporedattore di Sardegna 1 TV. Un’esperienza che ho ritenuto molto positiva per loro e una bella lezione anche per me. Lui è riuscito subito a entrare in empatia e si è sorpreso sia di ciò che hanno prodotto in modo estemporaneo con l’esercizio pratico che ha chiesto, sia del tempo che, a suo dire, è letteralmente volato. In corso d’opera, è previsto tutto ciò che è apporto esterno. Pertanto, chi vorrà rendersi partecipe e proporre una lezione: giornalista, scrittore, editore, non dovrà far altro che contattarmi, anche tramite voi in questo caso, e sarò ben felice di ospitarlo.

Solitamente, in iniziative come queste, chi è in prima linea si spende molto, ma riceve anche tanto. Cosa ti ha lasciato, o ti sta lasciando, quest’esperienza?

Io presupponevo che avrei avuto tanto da loro. Ma non pensavo in modo così significativo e lo dico con tanta emozione. Sì, quando la lezione finisce, porto via un pezzetto di ognuno di loro. Ogni abbraccio che mi regalano quando ci salutiamo è molto più che prezioso, ogni messaggio che mi scrivono colmo d’affetto, di gratitudine, non ha prezzo. E ogni risata, ogni lacrima (scappa pure quella, delle volte) è un bagaglio da conservare caro, perché in Regalati parole le emozioni riescono a palesarsi tutte. Sono io che devo ringraziare loro e non mancherò di farlo a ogni occasione. Grazie anche a voi, Sul Romanzo, per questo spazio che ci avete dedicato.

Ringraziamo Stefania Mereu e il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Cagliari per averci presentato Regalati parole e invitiamo anche altri nostri lettori a presentarci iniziative simili scrivendo a [email protected].

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