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Quando la televisione dà lezioni al cinema

Creato il 11 maggio 2014 da Lundici @lundici_it

Quando il cinema ha mosso i suoi primi passi era costernato da un alone di incertezze. Nel 1910 il quotidiano statunitense “The Independent” scriveva: “ è assai probabile che questa mania finirà nel giro di pochi anni”. Sappiamo tutti com’è andata a finire. Un percorso simile ha caratterizzato la vita delle serie televisive.

Il biondino di Dawson's Creek ha faticato a fare il salto di qualità, ma erano altri tempi

Il biondino di Dawson’s Creek ha faticato a fare il salto di qualità, ma erano altri tempi

Essendo sinceri e tornando indietro nel tempo in quel vortice che è la televisione, nessuno di noi avrebbe scommesso dinanzi ad una tavola rotonda sullo sviluppo della serie televisiva come di paritario livello di una pellicola cinematografica.

Ora, né io né il possibile lettore seduto a leggere questo articolo davanti al suo portatile, ha mai partorito un pensiero estremo quanto quello del quotidiano statunitense. In fin dei conti le serie tv ci aiutavano a passare il tempo, era piacevole perdersi nelle loro storie e lo è tutt’ora. Ma, non lo sarebbero mai state quanto un film. Nel 2014, con la sicurezza del mio pensiero, sarebbe incorsa su di me la banca rotta.

Produttore e protagonisti di True Detective, una Serie che lascerà il segno più dei film che abbiamo visto al cinema in questa stagione

Creatore e protagonisti di True Detective, una Serie che lascerà il segno più dei film che abbiamo visto al cinema in questa stagione

Sono soprattutto le mini-serie a godere di standard qualitativi molto alti su piani diversi: a livello di regia, montaggio, sceneggiatura. Non è possibile considerare tali creazioni prodotti televisivi nel senso comune dell’espressione, ma è necessario cominciare a considerarle cinema. Un pensiero comune condiviso non solo dal grande pubblico ma dagli attori stessi. Sono molti coloro che decidono di lanciarsi in un progetto televisivo, azione inammissibile sino a qualche anno fa. Solitamente, un grande attore in televisione dava forma all’urlo di salvataggio prima del declino con la sua comparsa nel piccolo schermo. Gli scarti che non si sentivano tali. Certo, c’è chi dalla serie tv nasce e di serie tv muore, annaspando alla ricerca di una scialuppa. Un caso su tutti? James Van Der Beek, o meglio conosciuto come il biondino della porta accanto di “Dawson’s Creek”. Da aspirante regista appassionato di Spielberg a star disperata nella serie “Non fidarti della str**** dell’interno 23”. Diamogli una monetina per “Le regole dell’attrazione”, ma niente più.

Robin Williams ci era piaciuto di più in L'attimo fuggente

Robin Williams ci era piaciuto di più in L’attimo fuggente

Passando a cose più serie. Abbiamo avuto l’onore di vedere un vero caso di cinema sul piccolo schermo con “True Detective” di Fukunaga e Nic Pizzolato. Molti critici condividono al riguardo lo stesso pensiero: il gioiello dell’HBO può essere considerato una vera e propria pietra miliare. Alla prima stagione hanno preso parte il premio Oscar 2014 Matthew McCounaghey e Woody Harrelson, mentre per la seconda stagione, prevista per il 2015, si conosce il primo nome che farà parte della seconda coppia: Bryan Cranston, l’ex protagonista di “Breaking Bad”. Il potere di questa mini-serie ha fatto sì che prendesse forma nel perfetto trampolino di lancio per il regista Cary Fukunaga (semi sconosciuto anche se, tra la sua filmografia, si annovera l’adattamento cinematografico del romanzo della Brontë “Jane Eyre” con Mia Wasikowska e Michael Fassbender). Un trampolino che lo ha condotto direttamente agli studios della Warner Bros per i quali dirigerà l’adattamento di “It” di Stephen King. Lo stesso produttore, Dan Lin, si dimostra entusiasta del progetto affermando “per me Cary Fukunaga sceneggerà e dirigerà It di Stephen King, e sono davvero eccitato per questo. Spero proprio che sia il suo prossimo film dopo l’indie che sta girando in Africa. Mi piace quello che ha fatto con True Detective. Penso che sia da prendere come grande esempio per It. Quindi sì, sono davvero entusiasta di questo”.

In House of Cards c'è forse il miglior Kevin Spacey

In House of Cards c’è forse il miglior Kevin Spacey

 

Non solo “True Detective”, anche altre serie hanno ospitato figure ormai consolidate nel cinema come Kevin Spacey per “House of Cards” o Robin Williams per “Crazy Ones” (ahimè sconsigliato).
Di “Mildred Pierce” di Todd Haynes (“Velvet Goldmine”, “Lontano dal paradiso”, “Io non sono qui”) con il contributo strepitoso di stelle del calibro di Kate Winslett, Evan Rachel Wood e Guy Pearce ne parliamo qui.

Arrivati a questo punto la domanda è: perché questo cambiamento? Presuppongo che il successo sia dovuto anche e soprattutto al fatto che probabilmente la televisione ha compreso come sia distruttivo continuare con odissee prive di qualsivoglia emozione e abbia così deciso di prendere la strada della sperimentazione. In questo modo assistiamo senza più distorcere il naso alla contaminazione tra cinema e televisione. Se prima realizzare episodi per la scatola magica era sintomo di insuccesso sulla grande macchina dei sogni, com’è capitato per Hitchcock, adesso non può più essere considerato tale. Basta pensare a Scorsese il quale ha realizzato “Boardwalk Empire” con Terrence Winter per l’HBO!

Gli anni 2000 come gli anni della sperimentazione. In fondo in fondo non sono poi così male!


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