Quando le donne sono vittime che devono reagire

Creato il 29 ottobre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

29 OTTOBRE – Femminilità e seduzione. Sensualità ed eleganza. Attrattiva e trasgressione. E’ la donna, da sempre emblema per antonomasia della Bellezza in senso lato, dalla letteratura più antica alla realtà a noi più contemporanea. Oggi però siamo ben lontani dalla contemplazione estatica della donna angelica stilnovista. Il rapporto tra l’uomo e la donna si è enormemente evoluto e questo ovviamente comporta diversi comportamenti che si manifestano nel quotidiano. Dalla liberalizzazione sessuale del Sessantotto ai giorni nostri, il modo di pensare dei giovani ed il loro stile di vita è cambiato. I rapporti sessuali sono diventati molto più facili e veloci, talvolta per semplice soddisfacimento fisico. Non che questo non sia mai esistito in tempi passati, ma oggi ogni qual volta guardiamo il Telegiornale e leggiamo un quotidiano, quasi ogni giorno circolano informazioni inerenti molestie sessuali e violenze fisiche verso le donne, che nella maggior parte dei casi si concludono con omicidi. In Italia si denunciano in media 4.800 violenze sessuali l’anno, secondo quanto registrato dall’ISTAT, ovvero circa una donna vittima su tre, e nell’arco di un decennio i casi si sono raddoppiati. Si pensi per esempio allo stupro di Pizzoli, a quello di Albiate, allo stupro di una tredicenne a Porta Romana, allo stupro sul treno Milano-Lodi. Questi sono solo alcuni dei casi di abusi sessuali verificatisi nell’ultimo anno nel nostro Paese. E’ scandaloso che in una società evoluta come quella attuale una ragazzina debba guardarsi le spalle rientrando a casa da scuola, che una donna non possa prendere serenamente un treno regionale per una breve tratta, che non possa uscire dalla discoteca se non accompagnata da almeno un ragazzo che non sia il suo fidanzato o un suo amico fidato.

Il caso delle discoteche poi vale un discorso molto più complesso. Qui infatti molto spesso gli abusi sessuali avvengono a seguito di somministrazione di droghe nella totale insaputa delle ragazze vittime. Si tratta delle cosiddette “pillole dello stupro”, piccolissime, più o meno delle dimensioni di una pillola anticoncezionale, velocemente solubili: in un solo secondo un malintenzionato ne può mettere una nel bicchiere alla sua vittima, in pochi secondi la pastiglia si scioglie, in pochi minuti la ragazza beve il suo drink, e delle ore successive, lei il giorno dopo non si ricorderà assolutamente niente! Ed è scandaloso anche che in alcuni casi di emergenza le forze dell’ordine impieghino troppo tempo per intervenire. Mantenendo l’anonimato di una ragazza, ecco un racconto in prima persona di un caso di pedinamento notturno, fortunatamente finito bene:

“Quella notte, nella strada verso casa, poco distante dal locale, a soli dieci minuti a piedi, io e la mia amica indossavamo jeans e scarpe da ginnastica, finché anche in quella tenuta semplice ci siamo accorte di essere seguite da quattro ragazzi. Per farci superare abbiamo finto di essere arrivate a casa fermandoci al portone di un palazzo. Questi però ci hanno accerchiate e hanno iniziato a molestarci verbalmente. La mia amica, con una calma apparente, è riuscita a telefonare ad un nostro amico che avevamo appena salutato, indicandogli esattamente la via e il punto esatto in cui ci trovavamo. E’ arrivato in cinque minuti, durante i quali lui aveva già telefonato i Carabinieri, ma quei pochi minuti sono stati infiniti. Il gruppo di ragazzi, senza dubbio ubriachi e forse non solo, ci hanno sbattute al muro. Ed ecco che il ragazzo che conoscevamo, arrivando a loro insaputa da dietro, li ha presi di soprassalto ed è scoppiata una rissa, alla quale si sono uniti per aiutarci dei passanti che si sono accorti della situazione. Il panico è durato cinquanta minuti, durante i quali le telefonate alle forze dell’ordine si sono dovute quadruplicare per incalzare il loro arrivo!”

La ragazza racconta di non aver avuto neanche la forza di parlare una volta giunti i Carabinieri sul posto, tremava ed era scioccata, sebbene appunto quei ragazzi non le avessero fatto niente. Spesso, quando si sentono racconti simili, purtroppo alcune persone ragionano ancora rispondendo “Se l’è cercata!” o “Poteva urlare!”. Questo perché siamo in una società ancora profondamente maschilista, nonostante le donne si illudano di essere tanto emancipate. Soprattutto la testimonianza della perdita di forza vocale ci ha indotto ad intervistare un esperto di legittima difesa. Abbiamo chiesto al Professor Alberto Agosta, Maestro di Karate a Bologna, come si possano prevenire certe situazioni:

“Nel tragitto discoteca-casa bisogna innanzi tutto avere prudenza. Non uscire dal locale da sole, in modo particolare se l’auto è parcheggiata lontano ed il parcheggio è poco illuminato o sorvegliato; farsi accompagnare da una persona della quale ci si fida, non del ragazzo carino appena conosciuto, soprattutto se il proprio stato psico-fisico è alterato dalla stanchezza eccessiva e dal consumo di alcool. A mio avviso come sistema difensivo può essere efficace uno spray urticante (al peperoncino e simili) della tipologia consentita dalla legge. Questo ovviamente va tenuto direttamente in mano facendo bene attenzione alla direzione del foro di uscita dello spray (per evitare di spararselo da sole negli occhi). Potrebbe essere utile usare questo piccolo flacone spray come portachiavi dell’auto. In caso di aggressione la voce è la prima forma di difesa e/o di attacco. Nei corsi di karate, ancor prima di essere in grado di poter opporre ad un aggressore delle efficaci tecniche difensive, ci si allena al fortissimo stress emotivo che consegue ad ogni esplosione di aggressività. In tali circostanze, può capitare addirittura di non essere in grado di emettere alcun suono con la propria voce. Al contrario, la voce è proprio la prima forma di contro attacco che deve essere messa in campo senza alcuna esitazione. Si fa precedere ogni attacco da un potente urlo, definito “kiai” (espolosione del “ki”, la forza vitale, che qui si identifica con la propria aggressività derivante da un potente spirito di sopravvivenza). Capita molto spesso che i principianti nei corsi di karate dimostrino un forte senso di pudore che si evidenzia con la difficoltà di urlare con tutta la forza possibile. Un urlo potente ed aggressivo può disorientare l’aggressore, facendogli capire che non siamo una facile preda ed allo stesso tempo può attirare l’attenzione di chi è in grado di portarci il suo aiuto. Praticare arti marziali, e più in generale essere una persona sportiva, con un alto livello di energia ed uno sviluppo ottimale della forza, rende sicuramente più difficile il compito all’aggressore, che il più delle volte, di fronte ad una reazione molto decisa ed energica, può essere indotto immediatamente a desistere dai suoi propositi. Sarà banale dirlo ma bisogna convenire che se non si è in grado di contrastare efficacemente un aggressore bisogna almeno essere in grado di urlare con quanto fiato abbiamo in gola, divincolarsi, magari colpirlo con pugno, unghie o palmo della mano al viso (occhi, naso, gola) o con le ginocchia in parti vulnerabili come i testicoli e scappare a gambe levate, dopo essersi tolte le scarpe con i tacchi! Purtroppo gli esperti della polizia e gli psicologi criminologi convengono che in casi estremi, quali il fatto di trovarsi lontano da luoghi frequentati, aggredite da persona armata o più persone, convenga sempre e assolutamente fingere accondiscendenza cercando di mantenere la calma ed arrivare verbalmente a patti. Sono convinto che la vita sia il valore assoluto che dobbiamo sempre preoccuparci di salvaguardare…ad ogni costo!” 

Non bisogna pensare che certe esperienze ci vengano raccontate solo da altri, perché sono storie vere che potrebbero succedere ad ognuno di noi. Per questo non bisogna mai dare niente per scontato, in qualsiasi circostanza. Mai abbassare la guardia, ahimè, specialmente se si è donne!

Gloria Girometti


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